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Usa 2020: quelli come Trump a volte (non) ritornano

Scritto per Il Corriere di Saluzzo del 19/11/2020

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Quando se ne vanno, se se ne vanno, a volte non ritornano. Donald Trump, il magnate presidente, non ha mai passato tanto tempo alla Casa Bianca come da quando ha perso le elezioni. Da allora, solo tre sortite, per andare a giocare a golf in Virginia, appena al di là del Potomac (e una volta ne ha profittato per passare a salutare, da dietro i vetri della limousine blindata, i suoi sostenitori, venuti a decine di migliaia a Washington da tutta l’Unione per scandire slogan sul voto truccato e “altri quattro anni”).

Che non ci saranno, anche Trump se ne sta trincerato nel fortino della Casa Bianca. I media citano “la sindrome da bunker” che s’è impadronita del magnate da quando Biden è presidente eletto. Un segnale che Trump non è ancora pronto a lasciare la Casa Bianca viene dai programmi per la Festa del Ringraziamento, il 26 novembre, che il presidente vorrebbe trascorrere a Washington, invece che, come ha sempre fatto dal 2017, a Mar-a-Lago in Florida.

Nel fortino, gioca a ‘The Apprentice’ e licenzia a raffica consiglieri e collaboratori che non gli sono stati, a suo giudizio, abbastanza fedeli o che hanno il torto di dirgli la verità. Però, l’ex first lady Michelle Obama lo avverte che “questo non è un gioco”, ricordando le transizioni di cui lei e Barack furono protagonisti, all’inizio e alla fine del loro mandato. “Fingere che lo sia, trastullarsi con teorie cospirative senza fondamento, per motivi sia personali che politici, mette in pericolo salute e sicurezza del Paese”.

Ci si interroga sul futuro del Partito repubblicano: se sarà con o senza Trump, se ci sarà un Trump in corsa nel 2024, se sarà ancora Donald o se toccherà a Ivanka, figlia e consigliere, forse in tandem con il marito Jared, per sfidare i tabù della prima volta (d’una donna, d’una figlia di presidente, d’una coppia nel ticket ).

Mary Trump, scrittrice e psicologa, autrice di un libro al vetriolo sui Trump, nipote in rotta con zio e famiglia anche per questioni di eredità, spiega che lo zio non si ricandiderà perché non vuole porsi a rischio di perdere di nuovo: se ora ipotizza di farlo con il suo entourage, è solo per il suo ego. Senza contare che fattori come l’età, la salute e le vertenze giudiziarie potrebbero costituire impedimenti a una ricandidatura.

Sul Washington Post, John Bolton, ambasciatore ed ex consigliere per la sicurezza nazionale, anch’egli autore d’un libro imbarazzante per il magnate presidente, scrive: “Il tempo sta per scadere per Trump e per i repubblicani che lo viziano”: Trump crede di stare “rafforzando il suo brand, mentre danneggia il brand del Partito”. Che “ha bisogno di una lunga riflessione interna sull’era post-Trump” senza Trump. Ma prima bisogna approdarci.

 

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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