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Usa 2020: dopo ultimo dibattito, barometro corsa stabile

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/10/2020, dopo la versione per il blog de Il Fatto Quotidiano il 23/10/2020 https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/23/usa-2020-trump-affonda-biden-para-lultimo-dibattito-non-ribalta-la-corsa/5976874/

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Il barometro di Usa 2020 segna tempo stabile, dopo il secondo e ultimo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden: la media dei sondaggi del sito RealClearPolitics si muove impercettibilmente, Biden resta avanti di 7,9 punti a livello nazionale, 50,7 a 42,8%, ma il suo vantaggio cala da 4,1 a 4 punti negli Stati in bilico.

Più che l’andamento del dibattito rischia di pesare sul voto quello della pandemia: tra giovedì e venerdì, gli Stati Uniti hanno registrato oltre 75 mila nuovi contagi, il secondo giorno peggiore dall’inizio della pandemia: altro che virus che se ne sta andando, come replica Trump, dopo che Biden profetizza “un inverno cupo”.

A mezzogiorno sulla East Coast, il totale dei casi di coronavirus nell’Unione, secondo i dati della John’s Hopkins University, s’avvicinava a 8.425.000 e i decessi superavano i 223.000. Otto Stati hanno stabilito il loro primato giornaliero, 13 hanno registrato più contagi negli ultimi sette giorni che in qualsiasi altra settimana precedente.

Trump pare collezionare cattive notizie: la pandemia torna su; il suo rivale non va ko; e un hacker riesce a violare per la seconda volta in quattro anni il suo account twitter, scoprendone le prevedibili parole chiave (nel 2016, ‘youarefired’, frase cult di The Apprentice; ora ‘Maga2020!’, lo slogan della campagna). Victor Gevers, olandese 44 anni, hacker etico, non fa danni: gusta l’ebbrezza d’essere in un account da 87 milioni di follower e si prende lo sfizio di segnalare al Secret Service la vulnerabilità della sicurezza informatica del presidente.

Per gli spettatori della Cnn, il confronto tra Trump e Biden non cambia l’inerzia del match: il 53% degli intervistati dà vincitore Biden, solo il 39% Trump. Alla fine, chi prima voleva votare Biden conferma la sua scelta; e chi voleva votare Trump fa lo stesso.

Se l’economia resta appannaggio di Trump, la pandemia, il clima e le tensioni razziali vedono Biden dominare. E, questa volta, era più facile capire che cosa i candidati avevano da dire: la trovata del microfono spento, quando tocca all’altro, evita che i due si parlino addosso, com’era invece accaduto nel primo dibattito. Trump e Biden danno spesso l’impressione di fare fatica ad articolare il loro discorso per i due minuti a disposizione, come se non fossero preparati ad avere tanto spazio per presentare le proprie idee; o come se non ne avessero a sufficienza.

Se il barometro dei sondaggi resta stabile, altri indici suonano segnali d’allarme per il magnate: c’è una folla per salire sul carro del vincitore, mentre i topi scappano dalla nave che affonda. I media cercano di riempire le caselle dell’Amministrazione Biden: Bernie Sanders al Lavoro – un dicastero non ‘pesante’, nell’Unione, ma che potrebbe diventarlo – e Lael Brainard, nel board dei governatori della Fed, al Tesoro (improbabile che Sanders ed Elizabeth Warren stiano insieme in un gabinetto che sarebbe percepito come troppo a sinistra e troppo ostile a Wall Street). Segretario di Stato potrebbe essere il repubblicano dissidente Mitt Romney.

Nel dibattito, Joe Biden è stato migliore nella prima parte e nell’appello finale: “Sarò il presidente di tutti, vi darò speranza e non paura, vi darò scienza e non superstizione”. Trump canta l’elogio della sua presidenza: “Nessuno ha fatto meglio di me” è un mantra ripetuto più volte su più fronti; e apostrofa Biden; “Parli parli parli e non fai niente…”.

Sul palco della Belmont University, a Nashville, la capitale del Tennessee e della musica country, modera, senza squilli, ma senza stecche, Kristen Welker, corrispondente Nbc dalla Casa Bianca, accusata alla vigilia da Trump d’essere “faziosa”. Il presidente fa spesso la faccia feroce, il rivale è più sorridente e disteso e guarda in camera per parlare agli spettatori.

Il contesto più calmo e meno rissoso del duello a Cleveland il 29 settembre fa emergere visioni profondamente diverse fra i due su pandemia, sanità, immigrazione, razzismo, sicurezza nazionale, ambiente. “Il tenore del dibattito è stato ‘sedato’, ma i contrasti sostanziale e di visione sono emersi in modo drammatico”, osserva a caldo il New York Times.

Trump ha avuto i passaggi più efficaci sulla creazione dei posti di lavoro e su Law & Order; Biden sul clima e la sanità. Trump è parso evasivo sulle tasse – come sempre – e sul problema dei minori migranti separati dai genitori e non ancora restituiti alle famiglie; Biden non s’è difeso con energia dalle accuse di corruzione e di avere ricevuto denaro dall’estero, limitandosi a dire “Non è vero”.

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Usa 2020: Trump affonda, Biden para, l’ultimo dibattito non ribalta la corsa

Se era l’ultima stoccata, è andata a vuoto: almeno, secondo gli spettatori della Cnn, che non sono, però, un pubblico neutrale: è la ‘all news’ progressista, a confronto della Fox News ‘trumpiana’. Però, il giudizio a caldo è condiviso da molti osservatori: il secondo – e ultimo – dibattito televisivo tra Donald Trump e Joe Biden non ha ribaltato il trend d’una campagna elettorale che, a 11 giorni dal voto, vede lo sfidante in testa.

Nel sondaggio della Cnn, il 53% degli intervistati dà vincitore Biden, solo il 39% Trump: il 73% condivide le critiche del democratico al presidente; il 50% quelle del magnate al rivale. Alla fine, chi prima voleva votare Biden conferma la sua scelta; e chi voleva votare Trump fa lo stesso. Ma, del resto, gli indecisi quest’anno sono pochissimi: o con o contro Trump, quasi tutti gli americani hanno già scelto.

Se l’economia resta appannaggio di Trump, la pandemia, il clima e le tensioni razziali vedono Biden dominare. E, questa volta, era più facile capire che cosa i candidati avevano da dire: la trovata del microfono spento, quando tocca all’altro, evita che i due si parlino addosso, com’era invece accaduto nel primo dibattito. Il presidente e l’ex vice danno l’impressione di fare spesso fatica ad articolare il loro discorso per i due minuti a disposizione, come se non fossero preparati ad avere tanto spazio per presentare le proprie idee; o come se non ne avessero a sufficienza.

Joe Biden è stato più efficace nella prima parte e nell’appello finale: “Sarò un presidente americano, vi darò speranza e non paura, vi darò scienza e non superstizione”. Trump ha insistito sul bilancio positivo della sua presidenza: “Nessuno ha fatto meglio di me” è un suo mantra, ripetuto più volte anche stavolta su più fronti; e ha insistentemente chiesto a Biden; “Perché non hai fatto quello che ora prometti, quando eri il vice di Obama? Parli, parli e non fai niente…Se corro, è proprio perché c’è in giro gente come Obama e come te…”.

Sul palco della Belmont University, a Nashville, la capitale del Tennessee e della musica country, un po’ tetro come in tutta questa serie di dibattiti presidenziali, il match è stato moderato senza squilli, ma senza stecche, da Kristen Welker, la corrispondente dalla Casa Bianca della Nbc, che Trump, alla vigilia, aveva accusato d’essere “faziosa”. Il presidente ha spesso fatto la faccia feroce, il democratico era più sorridente e più disteso e ha di nuovo giocato la carta di guardare in camera e parlare agli spettatori.

Il contesto più calmo e meno rissoso del duello a Cleveland il 29 settembre ha fatto emergere visioni profondamente diverse fra i due sulla pandemia, la sanità, l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la sicurezza nazionale. “Il tenore del dibattito è stato ‘sedato’, ma il contrasto sostanziale e di visione è emerso in modo drammatico”, osserva a caldo il New York Times.

Trump ha avuto i passaggi più efficaci sulla creazione dei posti di lavoro e su Law & Order; Biden sul clima e la sanità. Trump è parso evasivo sulle tasse – come sempre – e sul problema dei minori migranti separati dai genitori e non ancora restituiti alle famiglie; Biden non s’è difeso con energia dalle accuse di corruzione e di avere ricevuto denaro dall’estero, limitandosi a dire “Non è vero”.

Anche all’inizio e alla fine del confronto, le differenze fra i due candidati sono emerse. Trump, che è stato contagiato dal coronavirus ed è stato ricoverato in ospedale, s’è presentato senza mascherina; Biden, finora sempre negativo ai controlli, l’aveva e l’ha pure mostrata più volte nella discussione. Melania e Jill, le due mogli, sono salite sul palco a sfida conclusa, ma Jill è corsa ad abbracciare Joe, mentre Melania, che non s’è ancora del tutto ripresa dal coronavirus, non ha avuto gesti d’affetto verso il marito.

Al confronto, i due candidati si sono presentati divisi da 7,9 punti nella media dei sondaggi tenuta da RealClearPolitics, 50,7 a 42,8%. Ma negli Stati in bilico cruciali il vantaggio si riduce a 4,1%, spesso nei margini d’errore dei rilevamenti.

Per molti elettori, il dibattito e i comizi non contano, però, più nulla: oltre 47 milioni di americani, cioè il 20% circa dei potenziali elettori e almeno un terzo di quelli che risulteranno essere i votanti, hanno già fatto, in anticipo, di persona o per posta, la loro scelta: un dato senza precedenti, effetto della pandemia. Il numero è già superiore a quelli che votarono in anticipo nel 2016.

Tema per tema, di qui in avanti https://www.giampierogramaglia.eu/gpnewsusa2020/2020/10/23/usa-2020-11-dibattito-trump-biden/

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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