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Usa 2020: Trump Biden, l’ultimo show, sei risposte per sei Stati

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/10/2020

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Trump Biden, ultimo atto. Per Donald Trump, c’era un solo risultato utile: la vittoria, e netta; a Joe Biden, andava bene (quasi) tutto: non perdere o anche perdere di misura. La corsa 2020 alla Casa Bianca sarà decisa dalle percezioni degli elettori sul dibattito che, nella notte, ha visto i due rivali affrontarsi sul palco della Belmont University di Nashville, la capitale del Tennessee e della musica country.

Sei i temi scelti dalla moderatrice Kristen Welker, corrispondente della Nbc dalla Casa Bianca: pandemia, famiglie, questione razziale, cambiamento climatico, sicurezza nazionale, leadership. Niente politica estera, come avrebbe voluto il presidente Trump, con l’obiettivo di mandare in crisi Biden su Cina e Ucraina (anche se il conto in Cina di Trump scoperto dal New York Times poteva rendere l’argomento un boomerang).

Il clima del duello è stato avvelenato dalle polemiche sulle regole del confronto, a microfoni spenti quando parla l’altro, per evitare la baraonda del primo dibattito il 29 settembre, e sulla moderatrice: per Trump, la Welker “è terribile, faziosa, sta con Biden e con i democratici” (ma la giornalista non ha affiliazioni politiche). Da giorni, Trump non risparmia le sue intervistatrici: sotto i suoi strali, sono finite Savannah Guthrie, della Nbc, che non gli ha dato quartiere in un dibattito a Miami,  e Lesley Stahl, della Cbs, che ha piantato in asso durante un’intervista per il programma ‘60 minutes’. Pare che nulla sia cambiato dai suoi esordi, quando, nell’agosto del 2015, litigò con Megyn Kelly, di Fox News, al primo dibattito fra aspiranti alla nomination repubblicana.

Al confronto, i due candidati sono giunti divisi da 7,7 punti nella media dei sondaggi nazionali fatta da RealClearPolitics – il vantaggio di Biden risultava ieri eroso, rispetto a mercoledì -. Ma la partita si gioca negli Stati in bilico: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, North Carolina, Florida, Arizona, soprattutto.

Nel momento cruciale della campagna elettorale, Trump s’è trovato senza squadra: la first lady Melania è ko per il coronavirus contratto tre settimane or sono; e il suo vice Mike Pence non fa audience. Senatori e deputati repubblicani, impegnati a difendere i loro seggi, tengono le distanze dal magnate presidente: Mitt Romney fa sapere che non lo voterà; altri sono meno espliciti, ma critici.

Biden, invece, continua a restare al coperto, ma può mandare avanti la sua vice Kamala Harris, aggressiva ed efficace, e, soprattutto, può contare sugli Obama, Barack e Michelle. L’ex presidente ha sferrato un attacco frontale al suo successore in un comizio stile drive-in a Filadelfia: “Trump è incapace di prendere seriamente l’incarico”, “tratta la presidenza come un reality show”, “pensa solo a se stesso”, “mente ogni giorno”, agisce “come uno zio pazzo”, mette a rischio la democrazia.

A seconda del campo, c’è chi teme “un bagno di sangue” o inizia a sperare “una vittoria a valanga”.

Ma l’esito del dibattito è un’incognita pesante su qualsiasi pronostico, insieme agli scoop dei media e alle rivelazioni dell’intelligence, che – è storia di ieri – denuncia ingerenze di Russia e Iran, giochi e doppio giochi pro e contro Trump. Ci sono voci di licenziamento del capo dell’Fbi Chris Wray; e  rivelazioni del New York Times su 545 bambini di migranti non ancora restituiti alle loro famiglie dopo essere stati separati dai genitori all’ingresso nell’Unione.

A esacerbare gli animi, il sì, ieri, della Commissione Giustizia del Senato, per Amy Coney Barrett alla Corte Suprema: l’Aula si pronuncerà lunedì 26; i democratici potrebbero boicottare la seduta, come hanno già fatto con il voto in Commissione.

Sui temi del dibattito, vediamo come si sono posizionati Trump e Biden. Pandemia – Il punto più debole di Trump, che insiste: “Ho salvato milioni di vite”. Biden ribatte: “Non hai un piano, non ascolti gli esperti, non dici la verità agli americani”. La Johns Hopkins University contava, a inizio dibattito, oltre 8.355.000 contagi nell’Unione e oltre 222.300 vittime: le cifre peggiori al Mondo.

Famiglia – Uno spazio per i temi dei diritti civili, ma anche per l’aborto. Molti elettori di Trump, specie evangelici e fondamentalisti, sperano che la nuova composizione della Corte Suprema restituisca agli Stati il potere di decidere sull’aborto; Biden e i democratici sono contrari a che ciò accada.

Questione razziale – Per Trump, significa ‘Law & Order’. Per Biden, è una questione di giustizia. Il presidente agita la paura di sommosse e disordini e di un depotenziamento delle forze dell’ordine; il suo rivale dice no alla violenza, ma è solidale con chi protesta in modo pacifico.

Cambiamento climatico – Trump conferma il no agli Accordi di Parigi, da cui s’è chiamato fuori, e cerca di mettere in difficoltà Biden sul fracking in Pennsylvania. L’ex vice vuole riportare gli Usa negli Accordi di Parigi e punta su una qualche forma di Green Economy.

Sicurezza nazionale – Per Trump, è rafforzata dalle sue scelte e minacciata dall’asserita debolezza di Biden. Che, viceversa, constata la perdita d’influenza degli Usa sulla scena mondiale.

Leadership – Trump non ha dubbi: nessuno meglio di lui, su tutti i fronti. Biden ripropone l’antitesi tra l’ ‘io’ del magnate e il ‘noi’ che era il segno di Obama.

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Scheda – Negli Stati Uniti, votare richiede per l’elettore una determinazione e una conoscenza delle regole cui gli elettori europei non sono abituati. Qui basta munirsi d’un documento d’identità e, al più, d’una tessera elettorale. Là non basta essere cittadini per avere diritto di voto: bisogna registrarsi nelle liste elettorali ed, eventualmente, scegliere un partito per averne accesso alle primarie; poi, bisogna decidere se e come votare – per posta o ai seggi – e quando farlo – prima o durante l’Election Day –.

Le norme cambiano di Stato in Stato – le leggi elettorali sono statali, non federali -, ma le modalità di registrazione possono variare di contea in contea (c’è chi fa un esame all’elettore – un artificio per tenere le minoranze lontane dalle urne – e chi no). La data d’inizio del voto, le regole del voto per posta e le scadenze, la necessità o meno di richiedere la scheda e/o di mettere il francobollo sulla busta della scheda, tutto dipende dalle norme statali. Infine, per semplificare le cose, i confini dei collegi elettorali possono cambiare da un’elezione all’altra: i governatori possono modificarli e lo fanno spesso per avvantaggiare il proprio partito.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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