L’Amministrazione Trump taglia i fondi alle città i cui sindaci non reprimono le proteste violente anti-razziste: etichetta come “giurisdizioni anarchiche” le città a guida democratica di New York, Seattle (Stato di Washington) e Portland (Oregon), colpevoli di avere tollerato abusi e reati durante le manifestazioni innescate dall’uccisione di George Floyd e di altri neri per mano della polizia.
La base giuridica della decisione è un ordine esecutivo del magnate presidente che prevede il blocco dei fondi federali alle amministrazioni locali che non hanno adeguatamente contrastato le violenze. La ‘guerra alle città’ scatenata dal segretario alla Giustizia William Barr, un esecutore degli ordini di Donald Trump, grazia, però, gli agglomerati del Wisconsin e del Minnesota da dove sono partite le proteste.
C’è dietro un calcolo politico: Wisconsin e Minnesota sono Stati in bilico, dove Trump non vuole perdere consensi che potrebbero rivelarsi decisivi. La mossa è destinata a innescare contestazioni politiche e giudiziarie. Il sindaco di New York Bill DeBlasio l’ha già definita “incostituzionale”. Altre città la contesteranno.
Nel giorno in cui i decessi per coronavirus negli Usa supereranno quota 200 mila, Trump dice, parlando nell’Ohio, che il virus “non colpisce virtualmente nessuno” – la gente muore di patologie pregresse, è la sua tesi – e interviene all’Assemblea generale dell’Onu con un brevissimo discorso registrato, in cui accusa la Cina per la pandemia (“ha infettato il Mondo”).
Sabato, il presidente annuncerà la sua scelta per il nuovo giudice della Corte Suprema. Il magnate avrebbe una ‘short list’ di quattro/cinque nomi. I due più citati sono Amy Coney Barrett, 48 anni, madre di sette figli, giudice del circuito della corte d’appello di Chicago, nota per le sue posizioni anti-abortiste; e Barbara Lagoa, 52 anni, cubano-americana, giudice del circuito della corte d’appello di Atlanta, primo giudice ispanico della Corte Suprema della Florida – la sua designazione potrebbe spostare un po’ di voti in uno Stato in bilico, dove i ‘latinos’ sono determinanti -.
Le possibilità che, nonostante le proteste dei democratici, il Senato avalli la scelta del presidente prima delle elezioni sono aumentate dopo che il senatore dello Utah Mitt Romney, un repubblicano anti-Trump, s’è detto pronto a votare “sulla base delle competenze” della persona prescelta.
Il presidente della commissione giustizia del Senato, Lindsey Graham, osserva che i repubblicani hanno i numeri per decidere e non si faranno intimidire. Per bloccare la conferma, almeno quattro senatori repubblicani dovrebbero defezionare (solo due si sono finora esposte).
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Lo dico al Fatto – Caro Fatto, mi chiarite l’importanza della Corte Suprema negli Stati Uniti? Cosa sposta? Perché è così importante? E soprattutto: in questo caso Trump sta abusando del suo potere per condizionare la politica futura, o è normale grammatica politica? Ludovico Maggi
Non credo, Gentile Lettore, che Donald Trump stia abusando del suo potere. Lui e i repubblicani stanno usando un potere che costituzionalmente hanno: il presidente designa i giudici e il Senato, dove i repubblicani sono maggioranza, ne conferma, o meno, la nomina. Questa volta, la questione è politicamente calda perché si sta per sostituire un giudice dichiaratamente liberal con un giudice dichiaratamente conservatore, che Trump avrà certamente cura di scegliere relativamente giovane (il mandato è a vita).
Con sei giudici conservatori e tre progressisti, l’orientamento politico della Corte Suprema sarà così determinato per lungo tempo, prevedibilmente per almeno tutti gli Anni Venti.
Perché dunque i democratici gridano all’abuso? Perché nel 2016, quando a febbraio mori il giudice Antonin Scalia, conservatore, i repubblicani, che erano in maggioranza al Senato, non misero neppure in discussione, per 11 mesi, la conferma del giudice designato da Barack Obama, che pure aveva proposto un moderato e non un liberal, volendo lasciare la scelta al suo successore. Ora, invece, vogliono procedere in tempi strettissimi, avendo nel frattempo cambiato la procedura, così che basta la maggioranza semplice per andare fino in fondo (prima erano invece possibili azioni di ostruzionismo).
E perché è così importante l’orientamento politico della Corte Suprema? La legislazione federale negli Stati Uniti è molto più snella di quella italiana e alcuni diritti, anche molto importanti, sono affidati a sentenze della Corte più che alla legge. E’ il caso dell’aborto, che è legittimo solo in base a una sentenza della Corte, in assenza di una legge: una sentenza della Corte di segno opposto potrebbe renderlo fuori legge o restituire la materia agli Stati. Ed è il caso della riforma sanitaria, l’Obamacare, che l’Amministrazione Trump non ha avuto la forza politica di smantellare, ma che una sentenza della Corte Suprema potrebbe azzerare.