Nella morte di Ruth Bader Ginsburg, dal 1993 giudice della Corte Suprema, Donald Trump vede una doppia opportunità: diventare il primo presidente dopo Ronald Reagan a nominare tre giudici della Corte Suprema in un solo mandato; e rilanciare la propria campagna, in affanno nei sondaggi. Il reiterato annuncio d’un vaccino anti-coronavirus imminente non prevale nell’opinione pubblica sull’impatto delle 200 mila vittime – una soglia che sarà raggiunta e superata tra oggi e domani -.
Trump spera di galvanizzare l’elettorato conservatore con la prospettiva di una Corte Suprema ancorata a destra per tutti gli Anni Venti, con sei giudici conservatori, fra cui il presidente, contro tre progressisti. Il magnate twitta che i senatori repubblicani hanno l’obbligo d’affrettarsi a costituire la Ginsburg “senza frapporre tempo”.
Ma c’è anche il rischio, di cui i suoi collaboratori sono consci, di apparire cinici e opportunisti e d’alienarsi ulteriormente il voto femminile – la Ginsburg era un’icona delle donne d’America -. Senza per altro avere la certezza che l’operazione vada in porto: fra i senatori repubblicani, sono subito emerse resistenze, da parte, ad esempio, di Lisa Murkowski (Alaska) e di Susan Collins (Maine), che rischia di perdere a novembre il suo seggio (e che lo perderebbe di sicuro, se si prestasse al gioco del presidente). Poi c’è Mitt Romney, che è sempre all’opposizione interna. E, infine, l’incognita dell’Arizona: a novembre, lì ci sarà un’elezione suppletiva, dove il democratico Mark Kelly è favorito sulla repubblicana Martha McSally; se Kelly vince, si insedia immediatamente, senza attendere gennaio, e la maggioranza repubblicana in Senato s’assottiglia.
Su Trump, non fanno presa gli appelli morali di Joe Biden e dei leader democratici, in prima fila Barack Obama, che chiedono d’aspettare, per rimpiazzare la giudice defunta, le elezioni e l’insediamento del nuovo Congresso. La stessa Ginsburg aveva confidato alla nipote Clara che sperava di non essere sostituita almeno fino all’insediamento del nuovo presidente. La senatrice della California Dianne Feinstein, numero uno dei democratici nella Commissione Giustizia, denuncia “l’ipocrisia repubblicana”: quando morì improvvisamente il giudice conservatore e italo-americano Antonin Scalia, nell’inverno 2016, i repubblicani bloccarono la nomina del giudice scelto da Barack Obama, un moderato, Merrick Garland, nonostante mancassero 200 giorni alle elezioni.
Quando poi s’insediò Trump, passò la sua scelta, Neil Gorsuch. Nel 2018 toccò a Brett Kavanaugh, tra molte polemiche, andare a colmare il vuoto lasciato da Anthony Kennedy, messosi in pensione. A quel punto, la Corte Suprema aveva cinque giudici conservatori e quattro progressisti: con 6 a 3, gli ultra religiosi potrebbero puntare a cancellare il diritto all’aborto, che si fonda su una sentenza della Corte Suprema; e l’emendamento della Costituzione che sancisce il diritto al porto delle armi sarebbe ‘blindato’.
La morte del giudice Ginsburg apre un fronte di scontro ulteriore fra repubblicani e democratici, quando mancano solo sette settimane dalle elezioni presidenziali e politiche. La Ginsburg, che aveva 87 anni, è deceduta venerdì sera per le complicazioni di un timore al pancreas, circondata dalla sua famiglia. Icona dei liberal, specie delle donne e delle giovani, rispettata da tutti, come testimoniano dichiarazioni di cordoglio e attestazioni di stima che giungono da ogni parte, Ruth Bader Ginsburg è stata una paladina dei diritti delle donne e dei diritti civili.
Centinaia di persone si sono radunate davanti alla Corte Suprema per testimoniarle il loro omaggio, mentre la Casa Bianca esponeva la bandiera a mezz’asta. Per Trump, informato del decesso durante un comizio in Arizona, la Ginsburg era “una donna formidabile”: un “colosso della legge”, che dimostrava che si può essere in “disaccordo senza essere sgradevoli con i colleghi che hanno punti di vista diversi”. Le sue opinioni – prosegue il presidente – hanno “ispirato gli americani e generazioni di grandi menti legali”. Tutti gli ex presidenti l’hanno ricordata con parole commosse.
La designazione del successore della Ginsburg da parte del presidente è attesa nei prossimi giorni. La scorsa settimana, Trump aveva pubblicato una lista di venti potenziali nuovi giudici supremi, fra cui i senatori Ted Cruz e Tom Cotton e la giudice di Chicago Amy Coney, che alcuni media citano fra i favoriti per il dopo Ginsburg. Cruz, rivale di Trump nel 2016 per la nomination repubblicana, è stato il primo a sollecitare tempi brevi per la nuova nomina. Il capo-gruppo repubblicano al Senato Mitch McConnell assicura che sosterrà la scelta del presidente.