La Casa Bianca nelle mani del voto mormone: non è mai successo finora, ma potrebbe accadere quest’anno, il 3 novembre. Circa sette milioni di fedeli, il 2% della popolazione statunitense, i mormoni costituiscono una comunità tradizionalmente conservatrice, che dà molta importanza all’osservanza dei valori morali: e Donald Trump non rispetta i loro standard.
La concentrazione dei mormoni negli Stati a ridosso delle Montagne Rocciose, lo Utah, dove sono egemoni, e quelli adiacenti, li rende un potenziale fattore determinante in Stati in bilico come Nevada e Arizona – nel 2016, Trump vinse in Arizona e perse in Nevada, sempre di misura -: 17 Grandi Elettori (11 + 6) che possono fare la differenza.
Il voto religioso è un elemento d’incertezza in Usa 2020: non tanto quello degli evangelici, acquisiti alla causa di Trump dalla presenza, nel ticket del magnate, di un loro campione, il vice Mike Pence, e rassicurati dalle posizioni del candidato repubblicano su aborto e famiglia, pur se i comportamenti non sono sempre coerenti con le parole.
I mormoni non sono compatti dietro Trump; e i cattolici, che sono il 20% della popolazione, circa 50 milioni di potenziali elettori, non lo sono dietro Joe Biden, che sarebbe il secondo presidente cattolico nella storia degli Stati Uniti, dopo John F. Kennedy. L’ex vice di Barack Obama non ha dalla sua, perché non è anti-abortista, l’ala più conservatrice della Chiesa statunitense, quella che contrasta Papa Francesco.
Ad agosto, lasciò interdetti i cattolici progressisti la decisione dell’arcivescovo di New York, cardinale Timothy Nolan, di aprire la convention repubblicana pregando per le persone che soffrono a causa del coronavirus e per i lavoratori sul fronte della lotta all’epidemia. Dolan s’era schermito dalle critiche affermando che accettare l’invito non equivaleva a un endorsement politico.
Molto più robusto di quello mormone, il voto cattolico è meno concentrato in aree specifiche; e là dove lo è – il Massachusetts o la California, per esempio – il successo dei democratici è comunque acquisito. Una differenza i cattolici potrebbero farla in Florida: lì, però, più che di voto cattolico, bisogna parlare di voto cubano – mai incline ai democratici, dal fallimento della Baia dei Porci in poi -.
Guardando ai mormoni, Politico scrive che “prima di Trump, i mormoni erano contemporaneamente “il più repubblicano e il più conservatore” fra i maggiori gruppi religiosi degli Stati Uniti. Ma, nota, molti mormoni considerano Trump “blasfemo”. Non abbastanza da fare diventare lo Utah uno Stato in bilico: la notte dell’Election Day, lo potrete colorare a priori di rosso repubblicano, nonostante Mitt Romney, senatore dello Stato, organizzatore delle Olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002, governatore del Massachusetts, candidato repubblicano a Usa 2012, sia l’anti-Trump per eccellenza dentro il partito: ha già detto che non voterà per il magnate, senza però appoggiare Biden, di cui apprezza la ‘decency’, l’essere una persona per bene, quello che manca a The Donald.
Diffidenti verso un presidente sposato tre volte e apertamente anti-immigranti – loro sono emigranti per antonomasia -, i mormoni, che prima votavano repubblicano all’80%, scesero al 60% nel 2016 e potrebbero scendere ancora. La fronda mormone non può fare diventare blu lo Utah, ma può essere determinante in Arizona e in Nevada (nei sondaggi, Biden è avanti in entrambi gli Stati).
Risultato: le due campagne guardano alla comunità mormone con un’intensità che nel dopoguerra non s’era mai vista. In agosto, Trump ha mandato Pence a Mesa, il centro dei mormoni in Arizona, per inaugurare un evento senza ambiguità intitolato ‘Mormoni per Trump’. E, sempre in Arizona, Biden ha arruolato l’ex senatore repubblicano Jeff Flake, da sempre critico verso il magnate: “Penso che Biden assumerà il ruolo costituzionale di presidente con la deferenza e la dignità che merita” (e che Trump non ha).
L’uscita di scena di Flake, chiamatosi fuori nel 2018, prima delle elezioni di midterm, ha fatto sì che l’Arizona, lo Stato di John McCain, altro repubblicano anti-Trump, abbia eletto per la prima volta dagli Anni 80 un senatore democratico, anzi una senatrice, Kyrsten Sinema, che fece il pieno di voti nella contea di Maricopa, quella che comprende Mesa.
Il senatore democratico del Nevada Harry Reid, mormone ed ex leader dei democratici in Senato, dice a Politico: “Non capisco come un membro della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni – il nome della Chiesa mormone, ndr – possa appoggiare una persona immorale che sciorina la sua immoralità da quando s’è affacciato alla vita pubblica”. Valutazioni che motivano lo slittamento dei mormoni dal campo repubblicano a quello democratico; o che almeno li allontanano da Trump. A Biden potrebbe bastare.