In famiglia, nell’azienda, in politica, il futuro del ‘trumpismo’ è tutto al femminile, che si chiami Ivanka, o Nikki, o Kristi, se la lettura che gli aruspici fanno delle viscere della convention repubblicana è corretta. Dopo una terza giornata nel segno degli eroi e del vice di Donald Trump, Mike Pence, la kermesse si concluderà questa notte, con l’intervento del presidente candidato alla propria successione.
A introdurlo, la figlia Ivanka, suo consigliere alla Casa Bianca e avviata ad esserne l’erede politica, anche se una sua candidatura nel 2024 appare improbabile (ci sono già state dinastie padre e figlio alla Casa Bianca, gli Adams tra ‘700 e ‘800, i Bush a cavallo del millennio, ma figlia immediatamente dopo padre farebbe più Corea del Nord che Stati Uniti).
Se alla convention cercate voci di ‘pasionarie’ pro-Trump, sono quelle delle donne di famiglia (e non solo): la first lady Melania è pacata e non divisiva; la fidanzata del primogenito Donald jr, ‘rivale’ di Ivanka più fronte affari che fronte famiglia, Kimberly Guylfoile, ex giornalista della Fox, urla la sua fede stridula ed esagerata; la moglie del terzogenito Eric, Lara Trump, invita a scegliere “tra l’America e il socialismo”, cioè tra il magnate genero e il suo rivale Joe Biden.
E se alla convention cercate candidati 2024 alla Casa Bianca, trovate soprattutto donne: due sopra tutte, Nikki Haley, ex governatrice della South Carolina ed ex rappresentante degli Usa all’Onu, che ha parlato il primo giorno, e Kristi Noem, governatrice del South Dakota, una stella sempre più brillante nel firmamento del presidente, che ha parlato il terzo giorno. Un passo indietro Pam Bondi, ‘ministro della Giustizia’ della Florida, che ha parlato il secondo giorno.
Naturalmente, tutte dovranno fare i conti con gli osti maschi: Pence, l’ex governatore dell’Indiana, integralista e bigotto, il soldato che prova a uscire dall’ombra del ‘comandante in capo’ per proporsi, a sua volta, in quel ruolo fra quattro anni; Mike Pompeo, il segretario di Stato, che ha più del panzer che del diplomatico; e il senatore dell’Arkansas Tim Cotton; e gli altri che verranno. A conti fatti, la Haley e la Noem potrebbero anche doversi accontentare di un posto di vice nel ticket, come già accadde, fra i repubblicani, a Sarah Palin, la governatrice dell’Alaska, cacciatrice di caribù e ingombrante partner di John McCain a Usa 2008
La Haley, 48 anni, origini indiane, è più politicamente ‘rifinita’ della Noem, che non ha fatto esperienze internazionali. Trump ne ha, o ne aveva, grande considerazione: la loro frequentazione era così assidua che fece nascere illazioni, senza sostanza. A fine 2018, Nikki, sposata con due figli, creo la sorpresa lasciando il ruolo e l’Amministrazione: c’è chi pensa per avere il tempo di preparare il terreno per il 2024, senza schiacciarsi troppo su Trump.
La Noem, 49 anni, è stata deputata al Congresso e conosce, quindi, le leve della politica. E anche quelle dell’adulazione: per compiacere l’ego del magnate presidente, gli fece fare una riproduzione in miniatura del Mount Rushmore, che sta nel South Dakota, col suo profilo inciso accanto a quelli di Washington, Jefferson, Lincoln e il primo Roosevelt. Il problema è che Trump lo vorrebbe davvero, il suo profilo su quel monte.
L’invito alla Noem a intervenire nella terza serata del ‘Trump-show’ appare proprio come un premio per la fedeltà mostrata alla Casa Bianca nei difficili mesi della pandemia: la governatrice è stata, fin dall’inizio, impegnata a minimizzare se non a negare l’emergenza. Nessun governatore repubblicano ha interpretato come lei il pensiero del presidente: nessun lockdown, niente obbligo di mascherina, nessun ordine di restare a casa o di evitare assembramenti.
“Non siamo e non saremo mai ostaggio di un’élite di cosiddetti esperti”, è il suo mantra. Quello che l’ha portata a consentire il maxi-raduno di 50 mila bikers, senza distanziamento sociale; o che l’ha poi spinta a saltare in groppa a un cavallo galoppando con la bandiera come in Ombre Rosse perché il pubblico continuasse ad affollare le tribune dei rodei. Certo, il South Dakota resta uno degli Stati dell’Unione più colpiti dall’epidemia ‘pro capite’, sia in termini di contagi che di di morti. Ma Kristi pensa che il sacrificio degli altri valga il suo successo.
Nel cuore di Trump è definitivamente entrata quando – da padrona di casa – ha organizzato lo show del 3 luglio al Mount Rushmore. Da allora, le sue apparizioni in tv si sono moltiplicate, non più solo a livello statale, come i suoi contatti con la Casa Bianca. Nikki è avvertita: Kristi è rivale temibile.