HomeUSA 2020Usa 2020: convention repubblicana 2, la notte di Melania

Usa 2020: convention repubblicana 2, la notte di Melania

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/08/2020

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Donald Trump è al settimo cielo: le prime battute della convention repubblicana gli sono piaciute, tanto da ringraziare l’odiatissima Cnn per la copertura fattane. La seconda giornata s’annunciava, però, scivolosa: quattro anni or sono, a Cleveland, Melania Trump aveva fatto flop, con un discorso in parte copiato da quello fatto nel 2008 da Michelle Obama – e dire che il magnate aveva garantito che l’aveva scritto lei, di suo pugno (ma nessuno ci aveva creduto) -.

Questa volta, a creare apprensioni non è il discorso dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, appena rinnovato, ma un libro che sta per uscire, l’ennesimo di una stagione editoriale ‘maledetta’ per la famiglia Trump. Melania sarebbe finita su un nastro segretamente registrato mentre dice cose non lusinghiere sul conto del marito, di cui aveva appena ascoltato quelle che Donald definì “chiacchiere da spogliatoio” con il conduttore televisivo Billy Bush.

Nei sondaggi, il magnate resta indietro rispetto al suo rivale Joe Biden, che, però, non ha ricevuto nessuna spinta dalla kermesse democratica: Politico/Morning Consult gli dà il 48% dei consensi, contro il 42% a Trump, che, di fronte ai delegati, ha però citato l’unico sondaggio a lui favorevole. RealClearPolitics, che fa la media dei principali rilevameni, calcola Biden in vantaggio di 7,6 punti su Trump.

A mettere nelle peste Melania, è stata una ex amica e confidente, Stephanie Winston Wolkoff, che, allontanata dalla Casa Bianca nel febbraio 2018, starebbe per rivelare in un libro come la First Lady reagì al linguaggio maschilista del marito presidente e anche le relazioni non idilliache con Ivanka, sua figliastra e consigliera molto ascoltata di Trump.

Il libro della Winston Wolkoff, intitolato ‘Melania e io: ascesa e caduta di un’amicizia’, sarà pubblicato il primo settembre da Simon and Schuster, che, dopo i volumi al curaro di John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale, e di Mary Trump, la nipote di Donald, ha pure pronto quello dell’avvocato paraninfo Michael Cohen.

In quasi quattro anni alla Casa Bianca, Melania non è divenuta un’icona americana: ha talora avuto gesti d’insofferenza verso il marito, sulla vicenda dei figli degli immigrati separati dai genitori, o sul portare la mascherina, che lei adottò per tempo; e talora ha ostentatamente rifiutato sue premure in pubblico, come il prenderla per mano. Ma è sempre rimasta fuori dal dibattito pubblico.

Della seconda giornata della convention repubblicana, il discorso della First Lady fa meno rumore della decisione – “assolutamente vergognosa”, dice Biden – del segretario di Stato Mike Pompeo: parla da Gerusalemme, dov’è in visita, facendosi “galoppino per la rielezione del presidente” durante “una missione diplomatica finanziata dai contribuenti” e usando Israele “come strumento”: “l’uso ripetuto e sfacciato del suo ufficio per scopi politici di parte mina il lavoro dei diplomatici e indebolisce ulteriormente le alleanze cruciale e le relazioni globali degli Stati Uniti, già malamente danneggiate dalla avventatezza di questa Amministrazione”.

Pompeo è in Medio Oriente per cercare di indurre altri Paesi arabi alla normalizzazione dei rapporti con Israele, dopo gli Emirati Arabi Uniti. Biden attacca Pompeo, ma cerca di preservare il rapporto con Israele: “E’ l’ultimo tentativo di questa Amministrazione di usare Israele come controversa questione politica, mentre lo storico sostegno bipartisan a Washington per Israele e la sua sicurezza non dovrebbe mai essere subordinato alla politicizzazione per vantaggi personali”.

La campagna di Biden è anche critica sulla convention, “una parata di cupo e divisivo allarmismo”: “La verità è che la leadership di Trump è fallita e che lui non ha nulla di positivo con cui motivare gli elettori”. I commentatori liberal ironizzano sulla ‘realtà aumentata’ del magnate, che racconta che l’emergenza nazionale non è il coronavirus, l’epidemia o il razzismo, ma la “cancel culture”.

Alexandria Ocasio-Cortez, l’aggressiva deputata progressista di New York, fa dell’ironia zoologica: “Gli elefanti meritano di meglio che essere la mascotte” dei repubblicani: “I progressisti si prendano gli elefanti, che sono creature empatiche. I democratici possono tenersi gli asini. I repubblicani? Sono tassi del miele”. Il tasso del miele è un predatore: somiglia a una puzzola ed è considerato uno dei mammiferi più aggressivi.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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