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Usa 2020: convention democratica 1, nel segno di Kamala e AOC

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/08/2020

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Sono le due donne al centro di una convention zeppa di donne di alto profilo: Michelle Obama, che ha ieri aperto la kermesse, Hillary Clinton e Nancy Pelosi, solo per citarne alcune. Kamala Harris, 54 anni, senatrice della California, vice di Joe Biden nel ticket democratico per Usa 2020, e Alexandria Ocasio-Cortez, 31 anni, deputata di New York, la suffragetta di Bernie Sanders divenuta leader della sinistra, punto di riferimento di The Squad, l’aggressivo gruppo di quattro deputate – ci sono pure due musulmane – che rompono spesso gli schemi della politica statunitense.

Alla convention democratica, che si è aperta ieri a Milwaukee, nel Wisconsin, la prima virtuale, causa epidemia di coronavirus, nella storia dell’Unione, Kamala e AOC non hanno certo lo stesso spazio: la Harris, prima donna nera candidata vice-presidente di grande partito, farà il discorso principale della terza giornata, domani, mercoledì; Alexandria, deputata al primo mandato – è la più giovane del Congresso -, avrà solo un minuto a disposizione nella seconda giornata, oggi.

La convention, poi, non è il posto giusto per mettere in evidenza le differenze: la parola d’ordine è sfoggiare la compattezza d’un partito compatto dietro il duo Biden–Harris, senza negare le diversità ma esaltando l’unità di intenti. Diverse per formazione e vocazione, la Ocasio-Cortez e la Harris possono quindi convergere nell’attacco al grande nemico, il magnate presidente Donald Trump, candidato repubblicano alla propria successione.

Il ruolo d’attaccante si addice a entrambe. Da quando è stata scelta da Biden, Kamala è diventata uno schiacciasassi: Trump – ha affermato – “nel mezzo di una pandemia sta tentando di smantellare il sistema sanitario. Mentre le piccole imprese chiudono, agevola i ricchi. E quando la gente invoca sostegno, usa i gas lacrimogeni”. AOC ha la lingua al curaro: quando un’associazione di poliziotti di New York ha dato il suo endorsement al presidente candidato, ha commentato “E’ il loro modo d’essere in sintonia con la gente”, essendo New York un feudo democratico ed essendo la polizia sotto accusa per le prevaricazioni verso le minoranze.

Alleate per una convention e, forse, per un mandato, c’è chi le immagina rivali per la nomination nel 2024, anche se quella scadenza arriva un po’ presto per AOC, che all’Election Day avrà appena compiuto 35 anni, l’età minima per divenire presidenti. La rapper Cardi B ha comunque già lanciato la sua candidatura, nel segno della sinistra democratica che, fra un quadriennio, potrà difficilmente fare ancora riferimento a Bernie Sanders, che di anni ne avrà 83. Generazionalmente, la Harris è, invece, una candidata ideale per Usa 2024.

Se Alexandria s’arrocca a sinistra, Kamala è invece impegnata a scolorirsi le connotazioni liberal, già opache, e quasi ne chiede scusa alla sinistra del suo partito: nonostante un sondaggio per conto di Washington Post e Abc indichi che il 54% degli elettori approva la sua scelta come vice – e solo il 29% la boccia -, invita i democratici di sinistra a “non guardare al ticket, se non v’ispira”, ma piuttosto a “guardare ai temi che hanno impatto sulla vostra vita d’ogni giorno”. Il messaggio è che Biden e lei sono candidati di centro per essere eletti e saranno poi leader progressisti.

La Harris è, in questa fase, il bersaglio principale della campagna repubblicana, anche se Trump ne sminuisce l’impatto: “La sua presenza non mi pone nessun problema”. Il New York Times fa un’antologia delle falsità sul conto della vice di Biden diffuse online in questi giorni: dalla tesi che non sia nata negli Stati Uniti all’affermazione che si sia sempre presentata come indiana-americana e che abbia assunto l’identità afro-americana solo recentemente per opportunismo; senza tralasciare improbabili coinvolgimenti nei fantasiosi complotti di QAnon o in fatti di cronaca cui è estranea.

Alla convention, i democratici arrivano in testa nei sondaggi, che, però, danno indicazioni fra loro contraddittorie. Un rilevamento per conto di WSJ e Nbc vede Biden avanti di 9 punti su Trump: 50% dei consensi contro 41%. Invece, un sondaggio della Cnn dà il vantaggio di Biden su Trump ridotto a quattro punti, 50% a 46%. Da ultimo, un rilevamento Abc indica Biden avanti di 12 punti su Trump, 53% a 41%.

In passato, le convention hanno sempre dato una spinta al candidato del partito. Ma quest’anno è più difficile valutarne l’impatto mediatico, per il loro carattere virtuale.

Durante la convention democratica, che assicurerà visibilità al suo rivale, Trump non sarà passivo: farà comizi in quattro Stati in bilico e ha già cominciato da Minnesota e Wisconsin, parlando d’occupazione ed economia; Oggi, volerà in Arizona per parlare di sicurezza al confine e immigrazione; giovedì, sarà in Pennsylvania, vicino a Scranton, dov’è nato Biden, e farà un comizio alla stessa ora in cui l’ex vice-presidente accetterà la nomination democratica.

Tutti gli eventi della convention si svolgono tra il pomeriggio e la serata, quindi nella notte italiana. Ieri, è stata la giornata ‘We the People’: fra i protagonisti, oltre a Michelle Obama, Bernie Sanders e l’ex aspirante alla nomination repubblicana, e leader dei repubblicani anti-Trump, John Kasich. Oggi è la giornata ‘Leadership Matters’: oltre alla Ocasio-Cortez, ci sono l’ex presidente Bill Clinton e Jill Biden, la moglie di Joe. Domani, sarà la giornata ‘A More Perfect Union’: oltre a Kamala Harris, molti i tenori, l’ex presidente Barack Obama, l’ex segretario di Stato Hillary Clinton, e la speaker della Camera Pelosi. Giovedì, sarà la giornata ‘America’s Promise’, con Biden grande protagonista.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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