Un tweet di Trump fa scattare l’allarme rinvio: l’Election Day del 3 novembre è a rischio. La grande paura del magnate presidente non è il contagio da coronavirus, ma il voto per posta: è convinto che lo sfavorisca e sostiene sia fonte di frodi.
Non è la prima volta che un tweet di buon’ora di Donald Trump mette in subbuglio gli Stati Uniti. Ma il presidente, che nei sondaggi ha un ritardo in doppia cifra rispetto al suo rivale, Joe Biden, non era mai stato così netto nell’evocare un rinvio delle elezioni presidenziali:.
“Con il voto per posta – scrive Trump – le elezioni 2020 sarebbero le più inaccurate e fraudolente della storia. Sarebbe un grande imbarazzo per gli Usa. Ritardare il giorno delle elezioni fino a quando la gente potrà votare in modo appropriato e sicuro?”.
La domanda sujl rinvio alimenta subito polemiche, su più piani. Rinviare fino a quando? Non c’è certezza di quando andare alle urne sarà sicuro, potrebbero volerci mesi. E c’è chi fa subito notare che fissare la data delle elezioni non è una prerogativa del presidente ma del Congresso e che le modalità del voto sono competenza degli Stati.
Persino un fedelissimo repubblicano, Mitch McConnell, capogruppo della maggioranza al Senato, l’uomo che ha pilotato l’assoluzione del magnate dall’impeachment per il Kievgate, si mette di traverso: “La data delle elezioni è scolpita nella pietra”. Mugugni e malumori attraversano la compagine repubblicana al Congresso.
Alcuni Stati hanno sperimentato, nella stagione delle primarie al tempo dell’epidemia, l’efficacia e la validità del voto per posta su larga scala. Gli Stati Uniti sono già andati alle urne con l’incubo del contagio: nel 1918 le elezioni di midterm si svolsero durante la fase più acuta della spagnola, che, fra le sue prime vittime di New York s’era già portata via da un giorno all’altro Frederick Trump, il nonno del magnate presidente.
A più riprese, nei giorni scorsi, Trump ha ventilato la possibilità di non accettare l’esito del voto, temendo una sconfitta, veicolata dal voto per posta. “Non mi piace perdere”, ha detto in un’intervista televisiva.
Il timore sottinteso è che il nucleo degli elettori di Trump, rednecks, suprematisti, fondamentalisti, antigoverno, non siano mentalmente organizzati per votare per posta, mentre la base democratica di Biden saprebbe utilizzare meglio lo strumento. In vari Stati il voto per posta è già ammesso, come pure l’early voting, cioè la possibilità di votare prima dell’Election Day. Alcuni autorizzano anche il voto elettronico, via e-mail, per i residenti all’estero. La prassi è anche consolidata per i militari in missione. A incoraggiare l’ammodernamento del sistema elettorale degli Stati Uniti fu l’elezione del 2000 con la conta e riconta dei voti della Florida, inficiata dal sistema della punzonatura: le schede perdevano i coriandoli e diventava impossibile stabilire per chi, tra George W. Bush e Al Gore, avesse votato l’elettore.
La sortita di Trump arriva alla confluenza di notizie negative per la sua candidatura. Il superamento, mercoledì, di quota 150mila vittime del coronavirus negli Stati Uniti, un quarto dei morti mondiali: fra i decessi di ieri, quello di Herman Cain, un re della pizza di 74 anni, che nel 2016 contese la nomination a Trump e che il 20 giugno era senza mascherina al controverso comizio di Tulsa.
E poi ci sono i dati di ieri sul crollo del Pil nel secondo trimestre – una caduta del 32,9% che fa aprire in rosso Wall Street e induce la Fed a tenere il tasso di interesse inalterato tra lo 0 e lo 0,25%. Il risultato del Pil è il peggiore da quando nel 1947 se ne tengono le statistiche. L’unico paragone possibile è quello con la Grande Depressione degli Anni Trenta dopo il Lunedì Nero di Wall Street nel 1929, da cui gli Stati Uniti uscirono con il New Deal di Franklin D. Roosevelt.
Il binomio epidemia-economia suona lugubre presagio per le prospettive elettorali del magnate presidente, che, con il suo tweet, mette le mani avanti. Ma, così, avalla le accuse dei democratici di essere “un pericolo per la democrazia” e di essere incline a derive autoritarie. Il suo predecessore Barack Obama, durante una raccolta di fondi a favore di Biden con l’attore e attivista George Clooney, dice che Trump “sfrutta le paure e la rabbia della gente e cerca di incanalarle in maniera nativista, razzista e sessista”. A chi gli chiede cosa non lo faccia dormire di notte, Obama, che ancora non sapeva del tweet di Trump, rispondeva: “Temo che Trump faccia di tutto per escludere dalle urne il maggior numero di elettori e che si prepari a contestare la legittimità delle elezioni”. Un rinvio lascerebbe senza parola tutti gli americani.