HomeUsaUsa: razzismo; punto, parabola Trump da Minneapolis a 'Law & Order'

Usa: razzismo; punto, parabola Trump da Minneapolis a ‘Law & Order’

Scritto in versioni diverse per il Quotidiano del Sud dello 05/06/2020, La Voce del Popolo uscita lo 04/06/2020 in data 07/06/2020 e il Corriere di Saluzzo dello 04/06/2020

-

Nel mezzo delle tensioni razziali peggiori della sua presidenza, manifestazioni, proteste, violenze, saccheggi, morti ammazzati, decine di feriti, migliaia di arresti, in almeno settanta grandi città, Donald Trump s’inventa ‘presidente Law & Order’ e getta benzina su una situazione di razzismo incandescente. Lo fa per indole e per calcolo elettorale, chiamando a raccolta la sua constituency più consolidata, rednecks, suprematisti, fondamentalisti, Tea Party anti-tasse e anti-governo.

Con due mosse, brandire l’esercito e mostrare la bibbia, suscitando reazioni indignate fra i fedeli e le gerarchie religiose, Trump crea difficoltà al suo rivale, Joe Biden, un democratico centrista, che può contare sul voto dei neri, ma che deve riuscire a mostrare comprensione per la frustrazione degli afro-americani e nel contempo prendere le distanza da roghi e saccheggi.

I sondaggi dicono che Biden, che è stato molto discreto negli ultimi giorni, sta prendendo il largo nel favore degli elettori: un rilevamento Washington Post – Abc News, condotto quando erano già iniziate le proteste per la morte a Minneapolis di George Floyd, deceduto dopo essere stato arrestato e avere subito un trattamento brutale da parte della polizia, vede Biden avanti di 10 punti: ha il 53% delle intenzioni di voto, contro il 43% di Trump. E’ il distacco più netto mai rilevato: la forbice s’allarga a 13 punti tra gli elettori adulti, diminuisce fra i giovani – quelli di sinistra sono nostalgici di Bernie Sanders -. L’analogo sondaggio due mesi or sono dava quasi un testa a testa: 49% a 47%.

Le tensioni anti-razzismo s’inseriscono in un contesto già molto difficile, sanitario ed economico. I cortei e le manifestazioni di massa dell’ultima settimana potrebbero innescare una nuova ondata di contagi da coronavirus negli Usa, dove ci s’avvicina ai due milioni di positivi, con oltre 106 mila vittime: nelle piazze e nelle strade, ci sono centinaia di migliaia di persone, spesso senza mascherina e senza alcuna forma di distanziamento sociale.

E il Congressional Budget Office, il Cbo, un organismo bipartisan che elabora analisi economiche per il Congresso, stima che a conti fatti l’epidemia sarà costata all’economia statunitense quasi 8.000 miliardi di dollari – 7.900, per l’esattezza – fra il 2020 e il 2030: per il Cbo, potranno volerci dieci anni per recuperare i danni del virus e riportare i livelli di ricchezza a quelli ‘pre-pandemia’.

Usa, razzismo: un punto – Campane a morto e tweet di riscossa
Previsioni e prospettive che suonano ‘campane a morto’ per un presidente. Se non fosse che Trump può contare su un contesto politico estremamente polarizzato, proprio intorno alla sua figura: c’è una consistente fetta dell’elettorato che lo voterà comunque, qualunque cosa faccia; e ce n’è un’altra che non lo voterà mai, qualunque cosa faccia. Lui gioca le sue carte, che sono l’eterno ma efficace ‘scarica-barile’ – è sempre colpa di altri, l’Oms per la pandemia, la Cina per l’economia ed i ‘terroristi domestici’ per le tensioni razziali – e il ‘feeling’ con l’America più rozza e retrograda.

E c’è il ritornello dei ‘fake-news media’: il presidente accusa una sfilza di media di “disinformare più di qualsiasi Paese straniero”: “Da Cnn, MsNbc, New York Times e Washington Post esce … molta più disinformazione di quella che arriva da qualsiasi Paese straniero, anche se la mettiamo insieme. Le Fake News sono il nemico del popolo!”.

Twittando a raffica, Trump assume posizioni progressivamente più rigide: minaccia di mandare l’esercito, se gli amministratori locali democratici non stroncheranno le violenze nelle proteste: “Varcare i confini di Stato per incitare alla violenza è un crimine federale! I governatori e i sindaci liberal devono diventare più duri o il governo federale interverrà e farà quello che deve essere fatto, e questo include il potere illimitato del nostro esercito e molti arresti. Grazie!”, twitta. E ancora: “Diventate duri, sindaci e governatori democratici. Queste persone sono anarchici. Chiamate subito la guardia nazionale. Il mondo sta guardando e ridendo di voi e di ‘Sleepy’ Joe. E’ questo che l’America vuole? Mandateli in galera e teneteceli”.

Il presidente litiga in tele-conferenza con i governatori: “Dovete prendere la situazione in mano… Se non lo fate, perdete il vostro tempo e farete la figura di un branco di cretini… La forza pubblica impedisca violenze e saccheggi, arresti i facinorosi, riporti la calma…”.

Usa, razzismo: un punto – Il ricorso all’esercito e il terrorismo domestico
Trump evoca il ricorso all’Insurrection Act del 1807, che gli dà il potere di dispiegare militari all’interno del territorio degli Stati Uniti. “Io sono il presidente di ‘Law & Order’”, cioè dell’ordine e della legalità, dice, rispolverando lo slogan che, alla fine degli Anni Sessanta fu di Richard Nixon e dell’allora governatore della California Ronald Reagan e più di recente di Rudy Giuliani, sceriffo e sindaco di New York, fino a diventare il titolo di una serie televisiva ancora popolare con poliziotti e magistrati molto ‘liberal’ – la fiction è a New York -.

Parlando dalla Casa Bianca mentre si odono gli scoppi dei lacrimogeni fuori, su Lafayette Square, Trump afferma che le proteste violente sono “atti di terrorismo domestico”, cui vuole rispondere “con una preponderante presenza di forze dell’ordine, finché i disordini non siano stati sedati”. E ancora: “Designeremo Antifa – il movimento antifascista della sinistra antagonsita, ndr – come organizzazione terroristica”. Ma c’è chi invece pensa che siano infiltrati suprematisti ad accendere violenze e disordini e a sobillare le folle.

La Casa Bianca nega che esista un “razzismo sistematico”. Il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien dice: “Ci sono cattivi poliziotti che sono razzisti e ci sono poliziotti che forse non hanno avuto un adeguato addestramento, la polizia è danneggiata da ‘poche mele marce'”.

La posizione del presidente, espressa dopo che un’autopsia ha stabilito che George Floyd è morto per le violenze subite dalla polizia, sono state subito chiosate da Biden: “Trump vuole usare l’esercito americano contro il popolo americano”, ha detto. Del resto, Trump vorrebbe che sindaci e governatori fossero dei McArthur o dei Patton: “Come mai tutti questi posti che si difendono così male sono governati da democratici liberal? Siate duri e combattete (e arrestate i cattivi). Forza!”. Patton combattè i nazisti in Europa, McArthur i giapponesi nel Pacifico. Qui ci sono cittadini afro-americani furiosi perché uno di loro è stato ucciso.

Usa, razzismo: un punto – Usa 2020, voto per posta e W in campo contro Donald
Nonostante le tensioni razziali, la pandemia, le difficoltà economiche, l’intendenza elettorale va avanti, con le primarie per posta, martedì 2 giugno, nel Distretto di Columbia di Washington e, inoltre, in Indiana, Maryland, Montana, New Mexico, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota.

E’ un test più organizzativo che politico: serve a valutare il voto per posta, osteggiato dal presidente Trump e dal partito repubblicano, che vi vedono una fonte di brogli, ma che molti Stati, causa epidemia, incoraggiano in prospettiva dell’Election Day, il 3 novembre, fra cinque mesi esatti.

I risultati affluiscono mentre gli Stati Uniti vivono l’ennesima notte di proteste e, talora, violenze. Migliaia di persone sfidano il coprifuoco in decine di città, anche a New York e a Washington. Qui, i militari schierati per volere di Trump davanti alla Casa Bianca e al Lincoln Memorial – 1600 uomini mobilitati – creano un’inquietante atmosfera latino-americana.

Le primarie presidenziali sono senza pathos, dato che sia i repubblicani sia i democratici hanno ormai espresso il loro candidato – infatti, Trump e Biden vincono ovunque senza colpo ferire -. Arriva pure conferma che la convention repubblicana non si farà, com’era previsto, a Charlotte, nella North Carolina, dal 24 al 27 agosto: il partito “è costretto a cercare un altro Stato per ospitare la convention 2020”, twitta Trump, criticando il governatore Roy Cooper che condiziona la tenuta dell’evento al rispetto di protocolli sanitari adeguati all’epidemia di coronavirus.

I democratici hanno già rinviato d’un mese, da luglio ad agosto, la loro convention a Milwaukee, nel Wisconsin, e non escludono che sia virtuale.

Sulle tensioni razziali in atto, l’ex presidente George W. Bush è caustico con Trump, senza mai citarlo, criticando le posizioni ‘muscolari’ del magnate presidente: “Per l’America è il momento d’esaminare i suoi tragici fallimenti, … come quello che tanti afro-americani, soprattutto giovani, siano tormentati e minacciati nel loro Paese”, ha detto Bush, “addolorato” per la morte di Floyd. “Come possiamo mettere fine al razzismo sistemico nella nostra società? L’unico modo per vedere noi stessi in una luce vera è ascoltare le voci di chi è ferito. Chi tenta di far tacere queste voci non capisce il vero significato dell’America, o come può diventare un posto migliore … La giustizia ci sarà solo con mezzi pacifici. Ma sappiamo che la pace nelle nostre comunità richiede una giustizia senza disuguaglianze”.

Usa, razzismo: un punto – Usa 2020, botta risposta Trump – Biden
Parlando a Filadelfia, sul luogo di uno dei discorsi più intensi di Barack Obama, Biden, prima d’andare ai funerali di Floyd a Houston in Texas, accusa Trump di essere “più interessato al potere che ai principi”, riferendosi alle violenze sui manifestanti perpetrate a Washington lunedì – cariche d’agenti a cavallo, lacrimogeni, pallottole di gomma – solo per consentire a Trump uno spot – Bibbia in mano – sul sagrato della chiesa di fronte alla Casa Bianca, “che è la casa della gente”.

Per Biden, le ultime parole di Floyd, ‘I can’t breathe’, non posso respirare, sono un “campanello d’allarme per il nostro Paese, per tutti noi, … non si sono spente, risuonano nel Paese”: “Se sarò eletto presidente io non sarò un presidente che genera paure e divisioni”, mentre Trump è divorato “da un cieco ego”. “Siamo nel pieno di una battaglia per definire l’anima del nostro Paese”, aggiunge il candidato democratico, che auspica “l’avvio di una nuova era e di nuovi diritti civili”.

La replica di Trump a Biden è arrivata via Twitter: “’Sleepy Joe’ è in politica da 40 anni e non ha mai fatto niente. Ora pretende di avere le risposte. Non sa neanche le domande. La debolezza non batterà mai gli anarchici, i saccheggiatori o i criminali e Joe è stato politicamente debole per tutta la vita. Legge e ordine”. Nelle piazze, negli stadi, nelle chiese d’America, si protesta, si tifa, si prega per Floyd e per un presidente migliore.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...