HomeUsaMinneapolis: sindaco negli Usa, il pericolo è il mio mestiere

Minneapolis: sindaco negli Usa, il pericolo è il mio mestiere

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/06/2020

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L’ultimo sindaco a finire nel tritacarne delle polemiche, spintoci dal presidente Donald Trump, è stata Muriel Bowser, di Washington, ovviamente democratica – nel Distretto di Colombia, spesso l’80% dei voti sono democratici – e ovviamente nera – la comunità nera è fra le più numerose e meglio integrate d’America -. La Browser è “indignata e sconvolta” per il trattamento riservato, l’altra sera, ai suoi concittadini che manifestavano pacificamente davanti alla Casa Bianca: attaccati dalla polizia con lacrimogeni e pallottole di gomma, caricati e dispersi da agenti a cavallo

“Quelle persone non stavano violando il coprifuoco, né stavano facendo violenze – dice la Bowser – e sono state aggredite dalle autorità federali per sgomberare la strada e fare passare il presidente”. Dopo una conferenza stampa alla Casa Bianca, Trump ha percorso a piedi il breve tragitto che porta alla chiesa di St. John: lì s’è fatto fotografare tenendo alta una Bibbia. “E’ stato inopportuno – nota la Bowser – che persone che non avevano compiuto alcun reato abbiano ricevuto quel trattamento”, per offrire una photo opportunity al presidente ‘Law & Order’.

Dura la vita del sindaco democratico, anche di sinistra, com’è quello di Minneapolis, Jacob Frey, quando da una parte senti la rabbia e la frustrazione dei tuoi cittadini, di fronte a morti assurde, come quella di George Floyd, il nero soffocato senza alcun motivo da un poliziotto, con altri tre agenti che stavano a guardare, e dall’altra devi garantire la sicurezza e l’ordine, specie se le proteste prendono una piega violenta, con incendi, saccheggi, feriti, morti.

La situazione diventa insostenibile se a crearti problemi è pure il presidente, che vede governatori e sindaci come generali a quattro stelle, dei Patton o dei McArthur, e twitta: “Il sindaco Frey non sarà mai scambiato per i generali McArthur o Patton… Come mai tutti questi posti che si difendono così male sono governati da democratici liberal? Siate duri e combattete (e arrestate i cattivi). Forza!”.

Dopo il suo exploit dell’altra sera a Washington, Trump batte la grancassa e s’incensa: “La capitale non ha avuto problemi l’altra notte. Molti arresti. Gran lavoro da parte di tutti. Forza soverchiante. Dominio. Pure Minneapolis è stata grande (grazie presidente Trump!)”, twitta. Il magnate enfatizza la prova di forza della polizia a Washington e si auto-celebra per l’impiego della Guardia nazionale a Minneapolis.

Gli replicano il vescovo episcopale di Washington Dc Mariann Edgar Budde – “Il nostro messaggio è antitetico a quello del presidente”, dice – e il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden, che denuncia come “manifestanti pacifici siano stati dispersi per ordine di Trump perché potesse farsi fare una foto”.

Spesso neri, i sindaci dell’America che non si libera del suo sottofondo razzista rischiano di entrare in conflitto con la loro gente, di cui non riescono a evitare la frustrazione e che devono sanzionare quando la protesta diventa violenta; e, spesso, tutto comincia da contrasti con la polizia sui metodi da usare per evitare i disordini e/o, eventualmente, contenerli, senza magari innescarne di peggiori con repressioni indiscriminate.

Ma capita anche a sindaci bianchi. “Non tollereremo la violenza”, sotto nessuna forma, dice adesso a New York Bill de Blasio, chiedendo ai leader delle comunità di contribuire a mantenere la calma. De Blasio estende il coprifuoco fino a domenica 7 giugno: scatterà alle 20.00 ogni sera e durerà fino alle 5 del mattino successivo. Così, fine del coprifuoco e fine del lockdown s’intrecciano: la data per la riapertura della Grande Mela è lunedì 8 giugno, il giorno successivo alla fine del coprifuoco.

Su The New Yorker, Benjamin Wallace-Wells collega la vicenda di Stephanie Rawlings-Blake, sindaca nera di Baltimora nel 2015, quando la città fu scossa d proteste per la morte di Freddi Gray, un nero di 25 anni percosso a morte dalla polizia dopo un arresto, a quella del sindaco Frey: c’è sovente un gap – nota – tra i sindaci ‘liberal’ delle grandi città e la polizia ancora ancorata a schemi mentali razzisti e a metodi brutali. Anche se immagini attuali di poliziotti solidali con i manifestanti e di gesti di empatia tra agenti e gente in piazza aprono spiragli di speranza.

“Un’intera generazione di sindaci democratici – scrive Wallace-Wells – ha visto la sua reputazione definita dall’incapacità di gestire le conseguenze dell’uccisione di un nero da parte della polizia”. E cita, oltre alla Rawlings-Blake e a de Blasio, anche Rahm Emanuel a Chicago, un ‘braccio destro’ del presidente Obama, e Pete Buttigieg di South Bend, nell’Indiana, che fino a fine febbraio ambiva alla nomination democratica. In molte città il fallimento dei sindaci liberal ha condotto all’elezione di esponenti della magistratura schieratisi dalla parte degli attivisti neri: è accaduto a San Francisco – dove il sindaco Gavin Newsom ha però fatto carriera, divenendo governatore della California – e a Filadelfia, nell’Illinois e nel Massachusetts. Butta male, per Jacob Frey.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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