Il 26 maggio le sale dei Musei Vaticani hanno rivisto la luce. In previsione della riapertura fissata al 1 giugno, il Vaticano ha organizzato un evento straordinario per i giornalisti con accredito ordinario.
Un semplice invito si è in realtà tradotto in un’esperienza unica, a tratti alienante, come i sintomi della sindrome di Stendhal. Una visita speciale riservata a una ventina di giornalisti, durata circa tre ore e portata avanti all’insegna della cultura.
Un’occasione colta da Elisabetta Zunica, giornalista presso la redazione di Roma dell’agenzia di stampa giapponese Kyodo News. “C’era un’atmosfera surreale, straordinaria. Era da tantissimo tempo che non visitavo i Musei Vaticani”, ci dice sorseggiando un caffè, con tanto entusiasmo da suscitare la nostra invidia.
I lati positivi del distanziamento sociale
“La mascherina sul viso tutto il pomeriggio è stata fastidiosa, ma ne è valsa decisamente la pena”. I giornalisti sono stati messi al corrente delle regole a cui attenersi per rispettare i distanziamenti sociali e dell e nuove norme d’ingresso: i visitatori entreranno a scaglioni ogni quindici minuti e i gruppi per le visite guidate saranno composti da dieci persone al massimo.
Prima del lockdown la media degli ingressi giornalieri ammontava a 27 mila, ma “non mi hanno saputo dire quanti ne sono previsti con le nuove norme. Sicuramente si parlerà di numeri nettamente inferiori”.
Però non tutto il male viene per nuocere. La crisi offre l’occasione per passeggiare attraverso i Musei Vaticani come mai abbiamo fatto prima, senza troppe persone attorno sarà una totale immersione nell’arte. Un’occasione da cogliere: se perdiamo questo treno, il prossimo arriverà in stazione soltanto con una nuova pandemia.
Con la movida messa al bando, visitare uno dei fiori all’occhiello della capitale potrebbe impegnare una giornata nel nostro viaggio di ritorno alla normalità. Tantissimi sono i romani che hanno dichiarato di non essere mai entrati nel Colosseo, ancora di più quelli che non hanno mai messo piede nei Musei Vaticani. In attesa che i sandali con i calzini riprendano a calpestare Piazza di Spagna, questo è il momento giusto per sentire nostri i luoghi che la terza industria ha reso proprietà del mondo.
La Cappella Sistina come non l’abbiamo mai vista
Un elemento nuovo, vertiginoso, sarà il silenzio. “L’assenza di rumori e la carenza di persone permettono di concentrarsi davvero sulle opere d’arte. Con il normale afflusso di turisti non sarebbe stato possibile”, continua Elisabetta. Uno scenario che stentiamo a immaginare, un regno di navate, corridoi e scale vuote: le sale da sempre battute in massa dai turisti sono rimaste a lungo la terra di nessuno. Ora potrebbero tornare a essere di tutti.
Camminare per i Musei Vaticani nella quiete, senza la paura di ostruire il passaggio a qualcuno, immersi in un sottofondo fatto di passi e di echi, sembra l’inizio di un sogno perfetto. Uno spettacolo che i primi di giugno potrebbe diventare realtà.
È qui che la giornalista ci parla di un dettaglio in particolare, forse del più interessante: “Siamo rimasti nella Cappella Sistina per quindici, forse venti minuti”. Hanno avuto tutto il tempo di ammirarne i dettagli, di rimanere basiti di fronte alla volta infinita di Michelangelo, qualcosa di impensabile solo tre mesi fa.
“Gli affreschi sembravano fuoriuscire dal muro. Erano come scolpiti, non dipinti”, una sensazione che una fotografia guardata su uno schermo non potrebbe mai farci provare. Un attimo di estasi mista a stupore che vorremmo prolungare per ore, che davvero in pochi possono dire di aver provato. Prima della chiusura, infatti, era impossibile sostare nella Cappella per più di qualche minuto, sia per favorire lo scorrimento della fila, sia per evitare che la presenza delle persone potesse alterare l’umidità dell’aria – rovinando gli affreschi.
In un periodo in cui trovare lati positivi è fin troppo difficile, riuscire a rimanere qualche minuto in più di fronte allo spettacolo della Cappella Sistina potrebbe fare la differenza: quei corpi e quei colori meravigliosamente affrescati da Michelangelo secoli fa potrebbero tornare oggi a ispirarci e a parlarci. Ci basterà rimanere a guardare in silenzio e con il naso all’insù.
La redazione l’Osservatore Isolato, composta da Giorgia Bonamoneta, Giulia Censi, Camilla Di Giacomo, Silvia Pallocca, Ilaria Romanelli