La pandemia si è abbattuta sul mondo del lavoro in modo violento, tutti ne hanno risentito, ma sono i giovani a soffrirne di più. Il tasso di disoccupazione giovanile era già molto più alto rispetto alla media della popolazione italiana prima del coronavirus ed è peggiorato con l’emergenza.
I racconti di un problema
Dopo la laurea in fisioterapia, un giovane di 25 anni, negli ultimi mesi aveva raggiunto una stabilità economica lavorando con una cooperativa a partita IVA. Con l’inizio della pandemia da 40 pazienti a settimana si è ritrovato a dovere sospendere tutte le terapie per non fare da vettore del virus. Da un discreto guadagno, è passato a zero. L’unica fonte di reddito sono stati i 600 euro dell’Inps.
Un lavoro nelle Marche tre volte a settimane e una carriera universitaria a Roma da portare avanti, un grande sacrificio per un’insegnante di danza di 24 anni. L’introito però era sufficiente per mantenere questa sua doppia vita. Con l’arrivo della pandemia ha perso il lavoro e anche lei ha dovuto fare affidamento sui finanziamenti statali, ma in previsione di settembre questa soluzione non le permetterà di investire sulla riapertura della scuola di danza.
Dopo ricerche infinite per un tirocinio, fatto il colloquio e organizzate tutte le scartoffie, la notizia del lockdown e il progetto salta. “Si apprende troppo poco con un tirocinio da remoto”, si è sentita dire una studentessa di 23 anni in procinto di finire la sua laurea magistrale e di entrare nel mondo del lavoro.
Queste sono solo le storie di tre ragazzi che hanno testimoniato come la pandemia abbia causato enormi problematiche ai giovani. Hanno chiesto di rimanere anonimi, come del resto è rimasta anonima tutta la loro generazione anche durante l’emergenza.
Le fragilità di un sistema
A marzo, secondo i dati ISTAT, il tasso di disoccupazione dei giovani in età compresa tra i 15 e i 24 anni è sceso al 28%, perdendo l’1,2% rispetto al mese precedente. Lo stesso ente non è stato però in grado di fornire i dati relativi alla fascia 18-29 anni a causa delle ridotte possibilità di indagine.
In attesa dei nuovi dati nazionali, un’analisi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) del 27 maggio 2020 ha messo in luce gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro giovanile: un soggetto su sei ha perso la proprio occupazione dall’inizio della pandemia e molte sono state le riduzioni dell’orario lavorativo per quelli che hanno mantenuto il loro posto.
“La crisi economica innescata dal Covid-19 sta colpendo i giovani – specialmente le donne – più duramente e più velocemente di qualsiasi altro gruppo. […] se il talento e l’energia dei giovani non sono supportati da adeguate opportunità e competenze, sarà danneggiato anche il nostro futuro e sarà più difficile ricostruire un sistema economico migliore, dopo l’emergenza”, afferma il Direttore Generale dell’Ilo Guy Ryder.
La ricerca di un lavoro è molto più difficile e le tempistiche sono lunghe e spesso con risultati fallimentari. Stage e tirocini cancellati. Questo comporta grandi ostacoli per chi cerca di entrare nel mondo del lavoro o per chi vuole semplicemente cambiare impiego e obbliga, a livello mondiale, il 77% dei giovani a lavorare nell’economia informale. Sono, infatti, 178 milioni i ragazzi coinvolti nell’economia in nero.
La redazione Dintorni, composta da Loredana Apostol, Michele Cerrotta, Beatrice Cupitò, Alessandra Flamini, Francesca Lequaglie