Ormai è ufficiale, la Serie A ripartirà il 20 giugno. E il 13 dello stesso mese, tra perplessità e qualche disappunto, tornerà anche la Coppa Italia. Ma il calcio, ricordiamolo, non è solo Serie A e campionati: per le squadre dilettantistiche e i giocatori di categorie minori non c’è ancora il via libera per tornare in campo insieme. Con grande dispiacere di quanti vedono in questo sport non solo un lavoro, ma anche un modo di alleviare le preoccupazioni e sentirsi parte di un gruppo.
Come spiega Nicola Scarpa, allenatore degli Allievi Regionali della squadra Nuovo San Pietro di Venezia, “sono passati ormai tre mesi dall’ultima volta che abbiamo messo piede in campo. Non si parla ancora di ricominciare la stagione, anche perché il rischio è quello di doverla di nuovo interrompere”. La squadra veneziana, però, non si perde d’animo e pensa già a come potere ritornare a giocare, con qualche idea in merito agli allenamenti.
“Una ripresa delle attività sarebbe un grande stimolo. Per ora puntiamo a ripartire a metà agosto con le squadre più grandi, con i più piccoli si vedrà a settembre. La situazione è complicata perché mancano le certezze”. Così come i fondi: non tutte le società sono in grado di garantire, infatti, i costi per la sicurezza, in particolare per la sanificazione degli spogliatoi. Spese simili sono sicuramente più facili da sostenere per le squadre dalla Serie D in su, grazie alle disponibilità economiche che permetteranno loro di adeguarsi più velocemente alle nuove norme. Nicola resta comunque positivo, ammettendo che il ritorno della Serie A potrà dare un forte segnale di ripresa al Paese: “Rivedere i campioni giocare darà speranza anche alle società più piccole”.
Intanto, l’allenatore del Nuovo San Pietro aspetta che i suoi ragazzi possano tornare presto a rincorrere il pallone. Questo è il bello del calcio, d’altronde: il lavoro di squadra, lo stare insieme.
L’importanza della coesione è confermata anche da Ludovico Le Rose, studente e atleta del programma sport Luiss. “Ritrovarsi fermi per due mesi, all’improvviso, è stata dura; fortunatamente avevo modo di frequentare lezioni sportive online e di rivedere così i miei compagni”. Certo, non è la stessa cosa: gli allenamenti virtuali non possono sostituire lo spirito di squadra che si crea quando si scende in campo.
Squadre dilettanti e professioniste hanno vissuto una situazione analoga negli ultimi mesi. Le attività di gruppo sono state – e in parte continuano a essere – sospese, con una conseguente mancanza di sicurezze da parte degli enti sportivi. “Hanno progettato di far ricominciare solamente la Serie A e B, mentre per i dilettanti non c’è prospettiva di rilancio a breve”.
Ludovico, come Nicola, spiega che la ripartenza prioritaria della Serie A è legata anche a fattori economici. L’emergenza coronavirus ha accentuato le differenze in tal senso: per tornare a giocare bisogna poter garantire gli scrupolosi controlli sanitari che solo l’élite calcistica può permettersi. Il calcio professionistico è infatti un mondo a parte rispetto alle altre società che pure fanno di questo sport la loro missione.
“È chiaro che l’interruzione dovuta al lockdown ha rappresentato un ostacolo, anche perché il calcio è una delle principali industrie del nostro Paese”, continua Ludovico. “Ci sono sicuramente molti interessi e passioni in ballo, ma in ogni caso sono convinto che fermare i campionati dilettantistici sia stata la scelta giusta perché, al momento, non ci sono le condizioni di sicurezza”.
L’augurio delle associazioni calcistiche minori è di ripartire a pieno da settembre. Dietro le eccellenze esiste infatti tutto un mondo che, come i campioni di Serie A, non vede l’ora di essere sul campo per riunirsi così, con compagni e tifosi, in nome di una grande passione.
La redazione Il Resto della Quarantena, composta da Barbara Balestrieri, Camilla Cavalli, Ilaria Marroni, Arianna Rusalen