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Il Settimanale 2020 4 – La Fase 2: teatro, la farsa delle riaperture

Scritto per Il Settimanale 2020 4 - La Fase 2 del 24/05/2020

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Dal 15 giugno potranno ripartire, dati del contagio permettendo, teatri, sale da concerto e cinema con posti pre-assegnati e distanziati. Un po’ di teatro nel teatro, magra consolazione questa volta, occorsa al debutto di AIΩRA della Compagnia Human Company Teatro il 29 febbraio: restare chiusi in un teatro storico delle Marche, insieme a scenografie, costumi, impianti audio luci, al buio e al freddo nei prodromi della grande guerra al coronavirus, nel bailamme di voci, prese di posizione e smentite tra il Governatore della Regione e il Governo, sa di Pirandello, Truffaut, Scola.

Si fa, non si fa? Non si fa. Possiamo almeno ultimare la prova generale? No, perché anche se chiuso al pubblico resta un ‘luogo pubblico’ e, pertanto, deve essere interdetto a chiunque. Di concerto con l’Amministrazione comunale si decide di rinviare tutto di una settimana, lasciando tutto lì. Ancora la ridda di decreti e controdecreti, per poi riuscire solo a smantellare tutto, niente debutto, con solo un promo video realizzato.

E’ questa la storia di tante Compagnie teatrali durante la peste di questo anno bisestile: costrette all’inoperosità, investimenti perduti, ripensamenti sul domani.

Per la ripartenza indispensabili saranno le sanificazioni degli ambienti chiusi anche nell’arco della stessa giornata tra uno spettacolo e l’altro e il distanziamento sociale tra gli artisti sul palcoscenico. Sarà possibile una reale ripresa rispettando queste limitazioni? Non si rischia di perdere il vero senso del teatro? I circuiti teatrali hanno rispolverato produzioni in video di teatro e danza, magari per uno spettatore solo, acquistabili sui social, mentre il bollettino di guerra annuncia ogni giorno la morte di un festival, di una rassegna, di una Compagnia.

Settimanale 2020 4 - fase 2 - teatro

Il rapporto con il pubblico è fondamentale per l’artista, il pathos e l’emozione sono elementi essenziali e irrinunciabili, è difficile immaginare la stessa atmosfera con il distanziamento sociale o dietro lo schermo di un computer.

Il teatro è altra cosa, è socialità, è ‘arte dell’incontro’, è etica prima che estetica: per questo oggi lo dichiariamo morto. Appeso alla graticcia come i danzatori e gli attori di AIΩRA, nel loro suicidio simbolico in una storia di sopraffazione e di conflitto di genere dove ‘non c’è futuro, non c’è remissione’.

Non sarà di certo un’impresa facile, ma la creatività degli artisti e dei lavoratori del settore può fare la differenza, una prospettiva possibile potrebbe essere quella di spostare gli spettacoli teatrali all’aperto, grazie all’arrivo della bella stagione, seguendo l’esempio dei cinema all’aperto che si stanno già preparando ad una possibile riapertura, sempre nel rispetto delle regole. Come per tutti i settori entrati in crisi in questo periodo, c’è una grande voglia di ricominciare. Il lockdown ha lasciato il segno nel mondo dello spettacolo, uno dei primi a chiudere i battenti e uno tra gli ultimi a ripartire, insieme al settore del turismo.

Anche un’altra pestilenza, quella del 1593 a Londra, fece chiudere tutti i teatri per due anni, lasciando le compagnie allo sbando. Poi nel 1595 arrivò Shakespeare con il ‘Sogno di una notte di mezza estate’.

La redazione FactCheckers, composta da Jacopo Cascone, Claudia Di Giannantonio, Chiara Jannella, Giulia Massetti e Martina Sciotto

 

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gphttps://giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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