“Siamo molto vulnerabili alle infezioni”, dichiara Femke Halsema, sindaca di Amsterdam, in merito al rischio di nuovi focolai da coronavirus. Con 44.447 casi confermati e 5.748 morti, l’Olanda dovrà affrontare un inevitabile cambiamento sociale e sessuale. Le iconiche luci del quartiere rosso di Amsterdam sono spente e le instancabili sex workers, le lavoratrici del sesso, sono a casa, in lockdown. Non che ci fosse scelta, con lo stop a baci e abbracci, anche il ‘lavoro di contatto’ si è fermato. Almeno in apparenza.
“Il quartiere è tecnicamente chiuso, dovrebbe riaprire il primo giugno, ma basta farsi una passeggiata da quelle parti per notare le sex workers nelle loro vetrine, in attesa dei clienti”, racconta Flavia, studentessa italiana residente ad Amsterdam.
Soldi sotto al materasso
Le luci accese del quartiere rosso sono la prova del bisogno di lavorare, simbolo della protesta delle sex workers che non possono richiedere direttamente allo Stato un sostegno economico.
“È scioccante il numero di prostitute che lavorano legalmente e pagano le tasse, ma sono escluse dall’aiuto ufficiale”, scrive su Twitter il Prostitutes Information Center, in contrasto con la possibilità che siano i proprietari dei bordelli a richiedere il supporto e, se ne hanno voglia, a spartirlo con le dipendenti.
Possiamo davvero gridare allo scandalo quando i soggetti in questione sono dei papponi e per definizione sfruttano la prostituzione?
Democratici-cristiani e opposizione di centro-sinistra si sono fatti portavoce della contestazione e domandato ai ministri di questa falla nel sistema, ma “Nonostante le ripetute richieste, nulla è ancora stato fatto”, spiegano in una nota.
Da “centro erotico”…
È la fine del quartiere a luci rosse? Halsema da tempo propone di allontanare il business del sesso, e il conseguente assembramento di clienti e turisti, dal centro della vecchia città. La proposta è di creare una sorta di grande albergo per prostitute, con tanto di teatro erotico e nightclub.
Il modello è quello tedesco del Pascha, un complesso di dodici piani di divertimento assicurato alla simbolica cifra di cinque euro a ingresso. Una piramide di piacere che classifica le prostitute in base ai gusti e alle tasche dei clienti.
“Le prostitute vanno tutelate” è il motto di Halsema. A trovarsi in disaccordo sono però le dirette interessate, che tramite un sondaggio hanno dimostrato, con ben il 90%, di preferire la storica posizione.
Intanto il 19 maggio la sindaca ha annunciato la possibilità di prolungare le restrizioni anche dopo il 1 giugno, compromettendo ancora di più la situazione economica delle prostitute.
… a smart working
Tra delocalizzazione e coronavirus, per i lavoratori del sesso il web è diventata l’unica alternativa per pagare le bollette. In soccorso degli inesperti operatori del sesso, il Prostitutes Information Center ha aggiornato il sito con due iniziative: una raccolta fondi e una serie di lezioni su come diventare una camgirl o camboy.
La distanza tra due schermi, in fin dei conti, è ben maggiore di un metro. Così, nel rispetto delle norme igieniche anti-covid, il sesso cambia aspetto.
Si parte dalle linee guida ambigue che aggiungono alla lista dei possibili ospiti in casa i seksbuddy (cioè gli amici di letto), ma allo stesso tempo consigliano di fare sesso a distanza. Nel dubbio, gli olandesi non si fanno mancare nessuna delle due avventure.
La quarantena rappresenta un’occasione per riflettere sullo sviluppo di una sessualità più consapevole, tanto vis-à-vis quanto online. Il mercato del sesso è ripensato in chiave di distanziamento sociale e sicurezza. Non è cambiamento, è adattamento.
È presto forse per parlare di rivoluzione sessuale, ma quando avverrà potrebbe partire proprio dal web e dal nuovo modo di vendere il corpo, non più sesso, ma eros.
La redazione l’Osservatore Isolato, composta da Giorgia Bonamoneta, Giulia Censi, Camilla Di Giacomo, Silvia Pallocca, Ilaria Romanelli