“Togliere i ciliegi in fiore ai giapponesi sarebbe come togliere gli abbracci agli italiani”. Un parallelismo centrato, pronunciato a inizio primavera da Yuriko Koike, governatrice di Tokyo, che riassume un drammatico sviluppo per l’Italia. Koike ha parlato del bisogno quasi biologico del popolo nipponico di visitare gli alberi in fiore, difendendo la sua scelta di consentire il tradizionale hanami. Questioni di lessico familiare: gli abbracci e i ciliegi.
La sera del 26 aprile, come in un film di guerra, nelle case degli italiani doveva cessare l’allarme rosso: Palazzo Chigi annunciava l’inizio della Fase 2 dell’emergenza coronavirus, Il premier Giuseppe Conte anticipava le misure che entreranno in vigore dal 4 maggio.
Ma un velo di perplessità calava sulla fronte degli italiani: l’ampio spettro di interpretazione del decreto accendeva il dibattito che oscilla tra la segreta ermeneutica del primo articolo e la mancanza di trasparenza del governo, oltre che su questioni di lessico familiare. La torbidità del messaggio porta a dubitare delle scelte fatte sino ad oggi.
In seguito al Dpcm del 26 aprile, la parola “congiunto” è stata oggetto di numerose ricerche, al centro di vere e proprie inchieste. Abbiamo libero accesso alla Treccani, ma in una società liquida, con la massima aspirazione alla libertà affettiva, la parola “congiunto” riesce davvero a rispecchiare le esigenze dei cittadini?
Il 27 aprile, la prima rettifica ha incluso fidanzati, affetti stabili e, perché no, cugini di sesto grado. Il 30 aprile, pronti per un chiarimento, è stato lasciato ancora troppo spazio alla personalissima interpretazione. Finalmente – conclusa la lista dei congiunti da andare a trovare – Conte ha specificato che sarà possibile visitare i “cari”, ma chi sono questi fantomatici cari?
Chi sperava di poter tornare alla normalità all’alba del 4 maggio dovrà domandarsi come sarà la normalità da ora in poi. È il caso di dirlo: “Niente sarà più come prima”, come stringere la mano o baciarsi sulle guance per un saluto, abitudini radicate profondamente nella nostra cultura e oggi caldamente sconsigliate. La riapertura totale dipenderà in buona parte dal senso civico, dalla responsabilità individuale, e del caro e vecchio “buon senso”: uno “shock culturale”, come da molti è stato definito, che potrebbe trasformarsi in un’opportunità per il futuro (e in un nuovo lessico familiare).
La redazione L’Osservatore isolato, composta da Giorgia Bonamoneta, Giulia Censi, Camilla Di Giacomo, Silvia Pallocca, Ilaria Romanelli