Il calcio in Italia non riparte, per ora. Con il via alla fase due dell’emergenza coronavirus, dal 4 maggio potranno tornare ad allenarsi solo gli atleti di discipline individuali, mentre per gli sport a squadre si dovrà attendere almeno fino al 18 maggio, salvo alcune eccezioni regionali già emerse. Questo è quanto si ricava dalle disposizioni adottate dal Governo con il nuovo Dpcm del 26 aprile.
Le reazioni del mondo del pallone non si sono fatte attendere. L’Aic con un duro comunicato ha definito la scelta discriminatoria. Non è invece andato a buon fine il consiglio informale della Lega Serie A del 28 aprile. Secondo SkySport manca l’intesa tra i club, uniti dai forti interessi economici ma divisi da situazioni di classifica differenti.
Tra i più favorevoli a un ritorno in campo il presidente della Lazio Claudio Lotito, che in un’intervista al TG2 ha criticato la scelta del Governo definendo il decreto illogico e assurdo, poiché farà sì che “troveremo Immobile e Dzeko a Villa Borghese” anziché nei centri sportivi delle società. Della stessa idea il bomber biancoceleste Ciro Immobile, che tramite i canali ufficiali del club ha ribadito che “anche i colleghi delle altre squadre sono favorevoli alla ripresa”, sebbene il virus abbia colpito diversi giocatori. Tra questi lo juventino Dybala, che secondo indiscrezioni risulterebbe ancora positivo dopo il quarto tampone.
Il migliore alleato di Lotito potrebbe diventare il presidente della Figc Gabriele Gravina, che si è detto amareggiato per l’“oscurantismo legato al mondo del calcio” e ha poi ribadito la sua posizione: “mi rifiuto di mettere la firma a un blocco totale, salvo condizioni oggettive”.
Contrari alla ripresa i tifosi, con gli ultras del Napoli che, come già quelli di altri club di Serie A, hanno deciso di esprimere il loro dissenso: “Finitela con questo teatrino ridicolo, abbiate rispetto per il dramma che sta vivendo il nostro Paese, prendete atto che non ci sono i presupposti per terminare la stagione sportiva e fatevi da parte … Lasciate che le istituzioni si occupino di riavviare l’economia sociale, partendo da altre priorità”.
Anche con il ritorno agli allenamenti nei centri sportivi non ci sarebbe comunque la certezza di tornare a giocare. Lo conferma il ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che ai microfoni di La7 ha dichiarato di vedere “il sentiero per la ripresa del campionato della Serie A sempre più stretto”. Sulla stessa linea l’intervento del viceministro della salute Pierpaolo Sileri ai microfoni di Radio 1 Rai: “La ripresa del calcio in Italia? La vedo inverosimile al momento, nel rispetto dei calciatori”.
Ma quali sono le condizioni per riprendere? E senza i presupposti necessari chi si prenderà la responsabilità di dichiarare concluso il campionato? Questa la risposta del ministro Spadafora: “Se verrà trovata una sintesi tra il Comitato tecnico-scientifico e la Federcalcio gli allenamenti potranno riprendere e questo avrà una ricaduta positiva anche sulla possibile ripartenza del campionato. Viceversa sarà il Governo a decretare, per motivi di evidente emergenza sanitaria, la chiusura del campionato”.
Il destino del campionato è sempre più appeso a un filo.
La redazione Dintorni, composta da Loredana Apostol, Michele Cerrotta, Beatrice Cupitò, Alessandra Flamini, Francesca Lequaglie