La parola d’ordine dei repubblicani, in vista della campagna elettorale per Usa 2020, se mai si farà, e se si faranno le elezioni a novembre, è tenere Donald Trump al riparo dalle critiche per l’impatto dell’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti: oltre 55 mila vittime, una su quattro al Mondo, e più di 970 mila contagiati, uno su tre al Mondo; il crollo del Pil e l’impennata della disoccupazione.
La ricetta di un memo di 57 pagine distribuito ai candidati repubblicani, e reso noto da Politico, è molto semplice: ‘dalli alla Cina’, accusare i democratici di essere morbidi nei suoi confronti, minacciare sanzioni a Pechino per la diffusione del virus. Lo scoop di Politico crea allarme in Cina, dove il Ministero degli Esteri proclama la volontà di restare fuori dai giochi politici interni Usa.
L’altra via maestra della tattica dei repubblicani, o almeno del presidente, è prendersela coi giornalisti. Trump, dopo avere deciso di non andare più ai quotidiani briefing alla Casa Bianca sul contrasto all’epidemia, cancella il briefing. E, con una raffica di tweet, difende il suo operato e accusa i media di raccontare falsità sul suo conto: “Non c’è mai stata nella storia del nostro Paese una stampa così ostile e corrotta come ora, persino nel mezzo di un’emergenza nazionale a causa del nemico invisibile”, la pandemia: è l’ennesimo sfogo di Donald Trump che su Twitter chiama i media delle fake news “nemici del popolo”.
Ma siccome al magnate essere preciso risulta difficile, anche le filippiche anti-giornalisti hanno qualche sbavatura: Trump critica il comitato del premio Nobel per il riconoscimento, a suo dire, dato ai media e ai giornalisti che si sono occupati del Russiagate; ma è noto che non c’è un Nobel per il giornalismo – nel 2019 il Pulitzer è stato assegnato a media e cronisti per storie sul magnate, ma non sul Russiagate -.
La settimana vede numerosi Stati allentare il lockdown e riprendere attività economiche non essenziali. Dopo le proteste anti-lockdown, proliferano sul web siti, spesso farlocchi, che criticano le misure di prevenzione e ne chiedono la revoca …
(( ANSA – in molti casi, non si tratta di iniziative spontanee, bensì di gruppi organizzati che cercano di ricavare profitti dai loro siti o che diffondono software dannosi. Lo afferma una analisi di DomainTools, che ha censito oltre 540 domini che fanno riferimento al movimento anti lockdown.
Il numero di domini legati agli sforzi contro il lockdown all’inizio era piccolo, ma è cresciuto molto dopo che il presidente Trump ha pubblicato una serie di tweet chiedendo di ‘liberare’ Stati in cui si erano verificate proteste contro le misure di distanziamento.
Molte di queste pagine, rileva lo studio, sono state create quasi contemporaneamente e sono riconducibili a pochi soggetti, anziché testimoniare l’esistenza di un vero e proprio movimento di avversione ‘dal basso’. “E’ difficile dire quali sono ‘originali’ e quali invece siano stati creati per approfittare dei sentimenti anti-lockdown – spiega Chad Anderson, ricercatore di DomainTools, al sito Cnet -. Abbiamo trovato centinaia di domini ‘reopen’ creati soltanto per essere rivenduti, e altri che sembrano campagne di malware”.
Fra i soggetti dietro l’operazione, sottolinea il rapporto, ci sono alcuni lobbisti pro-armi. “Una serie di siti registrati in blocco hanno nomi che richiamano la frase ‘Reopen American Business’. Tutti questi domini sono stati registrati in Cina e hanno degli errori di scrittura, che suggeriscono che sono pagine di ‘phishing’ per ingannare gli utenti. ))