Nuove ricette anti-coronavirus dal ‘dottor’ Donald Trump: luce solare – che, almeno, non fa male -, raggi ultravioletti o disinfettante iniettato in corpo per ‘uccidere’ il contagio. I consigli rilanciano critiche e polemiche per la superficialità con cui il magnate presidente dispensa pareri medici: c’è chi li giudica “irresponsabili e pericolosi”, perché potrebbero indurre qualcuno a provare a iniettarsi in proprio il disinfettante, e magari proprio la candeggina citata da Trump, “per pulirsi i polmoni”.
L’ennesima sortita farmacologica presidenziale arriva quando non s’è ancora spenta l’eco dell’insistenza sull’efficacia, contro il virus, dell’idrossiclorochina, un anti-malarico, associata all’azitromicina, un antibiotico – il mix può risultare tossico -. Ma è solo l’ennesima, probabilmente non l’ultima, delle ‘perle’ di Trump nell’emergenza coronavirus.
Il fermento sui ‘consigli per la salute’ presidenziali segna una giornata in cui il numero dei decessi negli Usa supera i 50 mila e quello dei contagi va oltre gli 870 mila, secondo i dati della Johns Hopkins University.
La Casa Bianca scarica, ovviamente, la colpa sui media: il problema non è che il presidente lo dica, ma che i media lo riportino “irresponsabilmente fuori contesto”. “Trump ha ripetutamente detto che gli americani devono consultare un medico prima di intraprendere un trattamento anti-coronavirus”, recita una nota della portavoce Kayleigh McEnany. E lo stesso Trump rigira la frittata: “Il mio era solo sarcasmo”, non erano consigli.
Ma l’elenco dei medici che, spontaneamente sui social o intervistati in tv, deprecano la faciloneria, e la dabbenaggine, del presidente è praticamente infinito. “Ingerire detergenti lo fa chi vuole suicidarsi”, osserva ironico Vin Gupta, analista medico della Nbc. E l’ente che presiede ai farmaci negli Usa avverte che l’idrossiclorochina può “avere effetti collaterali gravi”, fra cui “seri problemi di aritmia cardiaca”, nei pazienti affetti dal virus, al di fuori delle sperimentazioni cliniche.
Con il passare dei giorni, aumentano gli americani stufi di come Trump sta gestendo l’emergenza, ma pure delusi dall’assenza di contro-strategia da parte di Joe Biden, il rivale democratico. Che ipotizza che Trump voglia rinviare le elezioni, temendo di perderle.
L’antologia dei consigli e delle castronerie – spesso, vere e proprie falsità – di Trump sul coronavirus, messa insieme con l’ausilio della Bbc, non tiene conto delle polemiche con altri Paesi, la Cina e l’Iran, né di quelle con l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’Oms; e neppure dei contrasti, talora aperti, con i suoi specialisti. Proprio ieri, il virologo Anthony Fauci diceva che gli Stati Uniti sono indietro sui test e Trump ribatteva: “Non sono d’accordo … Siamo quelli che ne fanno di più”.
Si parte il 29 febbraio: “Noi abbiamo preso le azioni più aggressive contro il coronavirus, più aggressive di quelle fatte da ogni altro Stato”. Quando il magnate lo dice, la Cina e pure l’Italia hanno già imposto quarantene più rigide di quelle mai adottate negli Usa e l’Ue ha limitato i movimenti trans-nazionali in modo più severo.
Il 5 marzo, un dato inventato: “Penso che il tasso di mortalità del coronavirus fornito dall’Oms, il 3,4%, è davvero falso… Personalmente, penso che il numero sia al di sotto dell’1%”. Attualmente, negli Usa il rapporto tra deceduti e ammalati è vicino al 6% – ma nessuno dei due dati è certo ed entrambi sono probabilmente sotto-stimati -.
Il 7 marzo, una previsione avventata: “Molto presto, avremo un vaccino”. Il vaccino non c’è ancora e, per quanto la comunità scientifica vi lavori in modo serrato, è previsione diffusa che non ci sarà fino alla metà dell’anno prossimo.
Il 9 marzo: “L’anno scorso, 37 mila americani sono morti di influenza. Non si fermò nulla, la vita e l’economia vanno avanti… Pensateci”. E’ vero che decine di migliaia di americani muoiono d’influenza ogni anno: la cifra fornita è, una volta tanto, accurata. Ma per l’influenza ci sono cure e vaccini, che non ci sono per il coronavirus, il cui tasso di mortalità è molto superiore a quello dell’influenza, dell’ordine dello 0,1%.
Il 25 marzo: “Gli Stati Uniti hanno fatto di gran lunga più test di qualsiasi altro Paese”. Il che era vero in termini assoluti, perché gli Usa avevano appena superato la Corea del Nord, ma non era vero pro capite: gli Stati Uniti avevano testato un cittadino su 780, la Corea uno ogni 150.