Donald Trump e i talebani avranno pure firmato, il 29 febbraio, una loro pace. Ma l’Afghanistan continua a vivere in guerra, anche Kabul, la capitale, ripetutamente insanguinata, nell’ultimo mese, da attacchi e attentati e dilaniata da faide politiche magari incruente, ma esasperanti. Ieri, ci sono state almeno 25 vittime nell’attacco contro un tempio sikh-hindu rivendicato dai miliziani dell’Isis, il sedicente Stato islamico che ha trovato suoi santuari in questo tormentato Paese.
Uomini armati hanno preso d’assalto un Gurdwara, cioè un tempio sikh-hindu nel centro di Kabul: c’è stato uno scontro con le forze di sicurezza, durato ore; alla fine, un’ottantina di persone sono state fatte uscire sane e salve, ma, oltre alle 25 vittime, fra cui almeno un bambino, si contano vari feriti.
Secondo il ministro dell’Interno afghano, Tariq Arian, tutti gli assalitori sono stati uccisi, ma di fatto si ignora quanti fossero gli attaccanti e se uno o più di essi siano riusciti a fuggire o a confondersi nella folla all’uscita dal tempio: ennesima testimonianza dell’approssimazione e dell’inaffidabilità delle forze di sicurezza afghane, nonostante la quantità di risorse investite nel loro addestramento.
E’ accaduto tutto di prima mattina: verso le 07.45, il commando di miliziani è entrato in azione, irrompendo nel tempio, dove vi sono state momenti di panico. Alcuni fedeli hanno dato l’allarme con i loro telefonini, altri si sono nascosti o hanno cercato di farlo; si sono sentiti spari ed esplosioni, forse di granate; poi l’assedio, il conflitto a fuoco, l’irruzione..
I talebani hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco terroristico. La rivendicazione dell’Isis è stata invece intercettata dal Site, che monitora le comunicazioni degli integralisti.
I miliziani hanno una storia di assalti contro le minoranze religiose in Afghanistan e, il 6 marzo, avevano colpito una cerimonia in memoria di un leader della comunità Hazara Abdul Ali Mazari, uccidendo oltre trenta persone.
Circa un migliaio di sikh e indù, poco più di 300 nuclei familiari, vivono nel Paese a stragrande maggioranza musulmana. Discriminati e repressi, vittime di attentati – uno a Jalalabad nel 2018 particolarmente cruento -, sikh e indù hanno spesso cercato asilo in India negli ultimi anni.
L’Isis, che ha fatto dell’Afghanistan la sua base principale, dopo le disfatte subite in Iraq e in Siria, è contrario all’accordo di pace raggiunto tra americani e talebani e cerca di sabotarlo, in un contesto in cui è difficile stabilire chi controlla cosa: il presidente proclamato vincitore delle ultime elezioni Ashraf Ghali; o il suo rivale politico Abdullah Abdullah, pure proclamatosi presidente; o i talebani, che gestiscono larghe porzioni del territorio afghano, o l’Isis, o quel che resta di al Qaida.
L’attacco di ieri giunge il giorno dopo l’annuncio della decisione degli Stati Uniti di tagliare gli aiuti all’Afghanistan di un miliardo di dollari questo e il prossimo anno, per l’incapacità degli afghani di formare un governo di unità nazionale.