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Libia: Tripoli, bombardata la ‘città vecchia’, è la prima volta

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/03/2020

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Donne uccise, bambini e civili feriti: sussulti di guerra a Tripoli e nei sobborghi della capitale ci rammentano che la situazione in Libia non è ‘normalizzata’ e che la tregua è fragile e spesso rotta. Il generale Khalifa Haftar approfitta della disattenzione del Mondo, concentrato sull’emergenza coronavirus, per accentuare la minacciosa pressione delle sue forze sul capo del governo riconosciuto dalla comunità internazionale Hafez al-Serraj.

Tra venerdì e sabato, tre razzi sparati dalle milizie di Haftar hanno colpito il centro storico di Tripoli ferendo “una donna e un bambina”, dicono il sito Libya Observer e l’account Facebook di ‘Vulcano in collera’, l’operazione di difesa della capitale. Giovedì, un bombardamento attribuito alle milizie di Haftar aveva ucciso cinque donne e fatto numerosi feriti. Razzi e obici erano caduti sui quartieri di Ain Zara e bab Ben Ghachir.

L’attacco dell’altra notte, secondo fonti di Tripoli, è il primo sul centro storico, dove vi sono edifici d’epoca romana e ottomana. Il bombardamento della ‘città vecchia’ è un’ennesima violazione del cessate-il-fuoco: le milizie di Haftar continuano a “prendere di mira di civili, scuole e istituzioni”, dicono le fonti di al-Serraj, mentre il percorso politico e diplomatico tratteggiato due mesi or sono alla conferenza di Berlino non fa passi avanti.

Gli episodi suscitano blande reazioni internazionali. C’è stata un’iniziativa di ‘tregua umanitaria’ del premier al-Sarraj per l’emergenza coronavirus – il contagio è presente anche nel Paese, dov’è finito in quarantena lo stesso portavoce del generale Haftar, Ahmed al-Mismari -, propugnata sia dalla missione di sostegno dell’Onu sia dagli Stati Uniti e, alla fine, accettata dello stesso Haftar.

Una nota del Dipartimento di Stato invita i leader libici a “dare priorità alla salute del popolo libico … Ora è il momento … di sospendere le operazioni militari, respingere le interferenze straniere dannose e consentire alle autorità sanitarie di combattere questa pandemia”. Anche l’Ambasciata d’Italia a Tripoli si muove nella stessa direzione. Ma le bombe in Libia ne uccidono più del virus.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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