Bernie Sanders al passo dell’addio o, almeno, a un passo dall’addio. Subito un netto inequivocabile 3 a 0 nelle primarie di martedì in Florida, Illinois e Arizona, il senatore del Vermont ha bloccato, ieri mattina, gli spot su Facebook: un preannuncio di abbandono della corsa, secondo i media Usa.
Sanders non ha ancora parlato. Lo fa il manager della sua campagna Faiz Shakir: “Non addolciamo la pillola, non è andata come volevamo. Abbiamo vinto la battaglia delle idee, ma stiamo perdendo quella sull’eleggibilità” con Joe Biden.
Il senatore ha ieri timbrato il cartellino in Campidoglio, votando i provvedimenti sul coronavirus; ed è poi volato in Vermont, per consultarsi con i suoi sostenitori. Shakir rileva che non c’è fretta: dopo il rinvio del voto in Georgia causa contagio, non ci sono appuntamenti elettorali fino a fine mese. Ma fare campagna costa; e Sanders potrebbe darci un taglio prima, dicendo appunto ‘addio’.
Chi lo dà già fuori, oltre che spacciato, è il presidente Donald Trump, che martedì s’è garantito, nelle sue primarie quasi solitarie, la maggioranza assoluta dei delegati alla convention repubblicana di Charlotte ad agosto e s’è quindi assicurato la candidatura repubblicana all’Election Day. Sanders “lascerà presto” scrive Trump su Twitter: “Il partito democratico avrà realizzato il suo desiderio più grande e avrà sconfitto Sanders molto prima del previsto … Ora fanno il possibile per essere carini con lui, per non perdere i suoi sostenitori”.
Il che è vero. Martedì sera, il discorso della vittoria di Biden era direttamente rivolto ai sostenitori di Sanders: “Ascolto le vostre istanze, so che cosa c’è in gioco, so che cosa dobbiamo fare”. Biden invita il rivale al ritiro così che i democratici possano concentrarsi “sull’emergenza coronavirus e sul bersaglio grosso”, cioè Trump: “Quello che ci serve ora è la speranza contro la paura, l’unità contro le divisioni, la verità contro le menzogne e la scienza contro la finzione”.
A questo punto, Biden ha già 1165 delegati, contro gli 880 di Sanders – per garantirsi la nomination ce ne vogliono 1991 -: solo il coronavirus, che in questo secondo mini Super Martedì ha fatto slittare il voto in Ohio, può frenare la marcia verso la nomination dell’ex vice di Barack Obama.