Bernie Sanders ha un problema con i neri: non riesce a convincerli a votare per lui. Joe Biden, che più bianco non si può, è, invece, il loro cocco, anche perché è stato per otto anni il vice-presidente del primo e unico afro-americano alla Casa Bianca, Barack Obama. Verso i voti di ieri e del 17 in alcuni Stati cruciali nell’Election Day, il Michigan, l’Ohio, la Florida, Sanders ha provato, con spot, comizi e almeno un endorsement eccellente, a guadagnate terreno fra i neri, senza il cui sostegno – osserva Politico – nessuno, dagli Anni Ottanta, ha mai ottenuto la nomination democratica.
Il senatore del Vermont ha bisogno di conquistare gli elettori afro-americani e i non giovanissimi, due categorie demografiche su cui Biden esercita un elevato richiamo. Gli ispanici, invece, sono suoi. L’appoggio del reverendo Jesse Jackson, un leader dei diritti civili, gli può essere utile: “Eccezione fatta per i nativi americani, gli afro-americani sono la categoria rimasta più indietro negli Stati Uniti da un punto di vista sia sociale che economico. La via progressista di Sanders ci offre le chances di recupero migliori”.
Jackson ha verso Sanders un debito di riconoscenza: quando lui si candidò alla nomination – ci provò nel 1984 e nel 1988 -, Bernie, allora sindaco di Burlington, la più popolosa città del Vermont, lo appoggiò e si prese uno schiaffo in faccia da un suo concittadino, che non apprezzava la scelta. Alle provocazioni, Sanders, ebreo, è abituato: in Arizona, qualcuno ha sventolato a un suo comizio una bandiera con la svastica, pochi giorni or sono.
In realtà, però, Sanders ha modificato dopo il Super Martedì i suoi piani, cancellando appuntamenti in Mississippi e preferendo concentrarsi sul Michigan. Segno che considera persi il Sud e i neri, almeno in questa tornata, e che vuole invece difendere le sue posizioni intorno ai Grandi Laghi, facendo campagna a Detroit, la capitale dell’auto, e a Grand Rapids: “La gente del Michigan è stata devastata dagli accordi commerciali cui io mi sono opposto e che Biden ha invece appoggiato”.
Le primarie in Michigan e Mississippi, e in Idaho, Missouri, North Dakota e Stato di Washington, dove c’è l’emergenza coronavirus, vedono Biden favorito quasi ovunque, anche sui Grandi Laghi, dove Sanders nel 2016 batté Hillary Clinton. Se l’ex vice di Obama facesse bottino pieno, la corsa alla nomination sarebbe segnata.
Biden continua a collezionare endorsement di suoi ex rivali: dopo Mike Bloomberg, Pete Buttigieg, Amy Klobuchar e Beto O’Rourke, ecco i senatori Kamala Harris e Cory Booker. La Harris dice “Non c’è nessuno più preparato di Joe per riportare onore e decenza nello Studio Ovale”. Booker, insiste: “Biden riporterà onore nell’Ufficio Ovale e affronterà le sfide più pressanti” dell’Unione.
La Harris, che nei dibattiti fra aspiranti alla nomination democratica ebbe duri scambi con Biden, è spesso citata, insieme a vari altri e soprattutto varie altre, come possibile candidata vice-presidente in ticket con Biden. Ora s’attende la decisione di Elizabeth Warren: la senatrice del Massachusetts s’è ritirata dalla corsa e si è presa del tempo per decidere chi appoggiare. La sua agenda progressista l’avvicina a Sanders, ma altre considerazioni potrebbero indurla a sostenere Biden”.