Le statistiche non mentono: chi esce vincitore dal Super Martedì ottiene la nomination. O forse no: perché c’è sempre un’eccezione che conferma la regola: Gary Hart, 1984. Quindi Bernie Sanders, che è il favorito, Joe Biden, rinvigorito dagli ultimi endorsement, e Mike Bloomberg, all’esordio, non potranno cantare vittoria né dovranno alzare bandiera bianca, quando i suffragi di ieri – decine di milioni, questa volta, non centinaia di migliaia – saranno stati contati.
E’ pure capitato che il Super Martedì sancisse un sostanziale pareggio: nel 2008, fra Barack Obama e Hillary Clinton; e nel 2016, fra la Clinton e Sanders; ma sempre con un leggero vantaggio a chi poi avrebbe ottenuto la nomination, Obama e la Clinton.
Sostanziale pareggio, ma con vantaggio a chi verrà poi sconfitto, anche nel 1984, che non è la corsa alla nomination più celebre di Hart: tutti hanno in mente quella del 1988, ‘bruciata’, ancora a monte delle primarie da una storia di sesso con Donna Rice (la vicenda è stata riportata d’attualità nel 2018 da The Front Runner, film diretto da Jason Reitman, con Hart interpretato da Hugh Jackman).
Nel 1984, invece, l’avversario dell’avvocato e senatore del Colorado era Walter Mondale, l’ex vice di Jimmy Carter: Hart, che partiva da outsider, e Mondale, che era il cocco del partito, uscirono testa a testa dal Super Martedì e la nomination rimase in bilico fino a giugno, quando un passo falso di Hart nel New Jersey garantì a Mondale la vittoria – Ronald Reagan, a novembre, lo ‘asfaltò’ -.
Storie antiche. La storia attuale è un voto in 14 Stati, fra cui i due più popolosi dell’Unione, California e Texas, con quattro aspiranti alla nomination democratica in lizza: Sanders, cui Elizabeth Warren contende il voto di sinistra – ma la senatrice potrebbe essere al passo dell’addio -; e Biden e Bloomberg al centro. La convergenza dei moderati, la vigilia, su Biden, che ha ricevuto gli endorsement di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, riequilibra la corsa, che sembrava già destinata a Sanders. Un tornado con vittime ha turbato la giornata elettorale in Tennessee.
In una inconsueta ammissione, l’Amministrazione Trump avverte che “attori stranieri” non meglio identificati – i russi?, ndr – “continuano a cercare d’influenzare l’opinione pubblica e condizionare la decisione degli elettori”.