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Usa 2020: Super Martedì, il voto (inutile) dei latinos

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/03/2020

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Dopo averlo ‘testato’ in Nevada, le primarie democratiche prendono oggi una misura significativa dell’elettorato ispanico nel Super Martedì: vanno al voto 14 Stati, fra cui California e Texas, i due più popolosi dell’Unione e due di quelli in cui il voto ispanico pesa di più – con il New Mexico -.

Gli altri 12 Stati in cui si vota oggi sono Alabama, Arkansas, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Utah, Vermont, Virginia. Ci sono, inoltre, primarie alle Isole Samoa e fra i Democrats Abroad.

In un solo giorno, vengono assegnati 1.344 delegati, oltre un terzo del totale, contro i 167 assegnati nel mese di febbraio tra Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina (circa il 4% del totale). Questo il punto della corsa, per delegati: Bernie Sanders ne ha 56, Joe Biden 48, Pete Buttigieg 24, Elizabeth Warren 8, Amy Klobuchar 7.

Gli elettori del Super Martedì hanno un’opzione in più sulle loro schede: Mike Bloomberg affronta, finalmente, il giudizio delle urne. Ma ne hanno pure una in meno: con una decisione a sorpresa, o almeno anticipata di 48 ore rispetto alle previsioni, Buttigieg ha lasciato la corsa alla nomination. L’ex sindaco di South Bend nell’Indiana, omosessuale dichiarato, ha annunciato la decisione d’uscire di scena domenica, dopo non avere ottenuto in New Hampshire, Nevada e South Carolina risultati confrontabili con il successo d’apertura conseguito nello Iowa. I sondaggi per oggi non gli lasciavano presagire nulla di buono.

Buttigieg, 38 anni, il più giovane del lotto democratico, il ‘nipote d’America’, come lo chiamavano, contrapponendolo ai tanti ‘nonni’ di questa campagna, Sanders, Biden, Bloomberg, la Warren, è politicamente un centrista. I suoi elettori e i suoi delegati potrebbero ora convergere su Biden, che s’è affrettato a ‘non escludere’ un ticket con Buttigieg – ma ha già detto lo stesso per Kamala Harris, Julian Castro, Beto O’Rourke e vari altri -. Anche Bloomberg e la Klobuchar contendono a Biden l’elettorato moderato.

I pronostici del Super Martedì sono favorevoli a Sanders, che, in termini di voto popolare, ha vinto le prime tre competizioni, cedendo solo sabato nella South Carolina a Biden. Sanders guida o è ben piazzato nei sondaggi in 14 delle 16 primarie odierne. Il senatore del Vermont è avanti, fra l’altro, proprio in California – molto nettamente – e in Texas – meno nettamente -, ma anche in Virginia e nel Massachusetts, lo stato della senatrice Warren, che gli contende il voto di sinistra. I rilevamenti si sono finora dimostrati spesso scarsamente affidabili.

Sanders ha riunito grandi folle, nei suoi comizi a Los Angeles e a San José. Gli ispanici non hanno un loro candidato, dopo i ritiri dei texani Castro, un ex ministro di Barack Obama, e O’Rourke, un astro nascente ‘bruciatosi’ nel voto di midterm del novembre 2018, quando non riuscì a strappare il seggio di senatore a Ted Cruz.

Sanders appare essere la loro prima scelta, ma il loro voto, almeno in California e in Texas, sarà relativamente ininfluente, nell’Election Day il 3 novembre: qualunque sia il rivale di Donald Trump, infatti, la California voterà democratico e il Texas repubblicano, perché i mutamenti demografici nello Stato non determinano ancora un rovesciamento della maggioranza.

Caratterialmente, e come programma politico, il senatore del Vermont è quello che meglio risponde alle attese dell’elettorato ispanico. Biden e Bloomberg hanno modi freddi; la Warren e la Klobuchar ci mettono più passione, ma non sono finora riuscite a stabilire un feeling con le minoranze (Biden, almeno, ha i neri dalla sua).

Ai margini della campagna, un fremito politico musicale: i Public Enemy rompono con Flavor Flav, noto rapper. La decisione è stata presa due giorni dopo che Flavor Flav aveva diffidato Sanders, contestando la partecipazione di Chuck D (pure di Public Enemy) a un comizio a Los Angeles – dove il gruppo è poi stato presente, oltre che con Chuck D, con altri suoi esponenti -. La diffida accusava Sanders di sfruttare l’immagine di Flavor Flav, anche se il rapper “non sostiene pubblicamente alcun candidato”. In calce alla lettera, il rapper aveva scritto a mano: “Ehi Bernie, non farlo”.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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