Per la politica tedesca, dilaniata dal declino dei grandi partiti tradizionali, le elezioni di domenica nella città Stato di Amburgo possono essere una boccata d’aria antica: i socialdemocratici, qui padroni del gioco, e i cristiano-sociali arretrano nei sondaggi, ma tengono; e ne profittano i Verdi, quasi raddoppiando i suffragi nelle intenzioni di voto. La destra di Alternativa per la Germania, che altrove, specialmente all’Est, fa paura, è stazionaria.
Una domenica elettorale senza risultati sconvolgenti sarebbe un balsamo per il Paese traumatizzato dalla strage di Hanau e la cui politica è implosa dopo la rinuncia di Annegret Kramp-Karrenbauer alla guida della Cdu e, quindi, alla successione di Angela Merkel alla cancelleria. Grandi manovre sono in corso per trovare un’alternativa ad Akk, che, da quando era alla presidenza del partito, aveva solo raccolto sconfitte elettorali.
C’è il timore che la Cdu, per recuperare consensi, sposti a destra il suo baricentro. Chi può spingerlo in tale direzione è Friedrich Merz, l’avvocato finanziario sostenuto da Wolfgang Schaeuble, presidente del Bundestag, e dall’ala economica del partito cristiano-sociale, che nel dicembre 2018 fu battuto da Akk. L’ambizione di Merz, mai venuta meno, nonostante dieci anni di sonno politico, dopo essere stato capogruppo al Bundestag e membro del Parlamento europeo, è chiara: conquistare il controllo del partito e accentuarne la componente conservatrice.
All’inizio del Secolo, la Merkel, che ha sempre avuto la capacità di sbarazzarsi dei rivali per tempo, prima che diventassero troppo minacciosi lo aveva ‘fatto fuori’. Ma la cancelliera non pare in grado, ora, di decidere il futuro della Cdu, specie dopo il flop della Akk. Merz è ben messo nei sondaggi, rispetto agli altri concorrenti noti: il ministro presidente del Nordreno-Vestfalia Armin Laschet, pure su posizioni conservatrici, e il ministro della Salute Jens Spahn, gay e forse troppo giovane – non ha ancora 40 anni -.
L’intreccio di voci sulle candidature e l’accelerazione delle manovre sul ‘dopo Kramp Karrenbauer’ lasciano supporre che la tabella di marcia proposta dalla presidente del partito dimissionaria sia già saltata: a Berlino si parla di un possibile congresso straordinario della Cdu prima dell’estate.
Se i risultati di Amburgo non riserveranno sorprese sarà la prima domenica elettorale senza patemi, o almeno senza grossi patemi, per la Cdu e l’Spd da molto tempo a questa parte. I socialdemocratici sono in vantaggio nei sondaggi con il 38% delle intenzioni di voto: un dato robusto, seppure in calo rispetto all’oltre 45% del 2015. I Verdi salgono al 23% (dal 12,3% del 2015) e scavalcano una Cdu sostanzialmente stabile (da meno del 16% al 13%). La Linke è quarta con l’8% (dall’8,5%). AfD le resta dietro pur salendo dal 6 al 7%. I liberali, scendendo dal 7,5 al 5%, rischiano di rimanere fuori dal parlamento della città Stato.
Con un esito del genere, le maggioranze di governo possibili ad Amburgo sarebbero numerose e non ci sarebbe in alcun modo il rischio d’evocare uno scenario ‘tipo Turingia‘, con il coinvolgimento dell’AfD: la mina su cui sono saltati Akk e il ‘dopo Merkel’ pensato da Angela Merkel.