“You’re fired!” è la frase che rese celebre Donald Trump come conduttore televisivo del suo show ‘The Apprentice‘: “You’re fired!”, sei licenziato. E’ forse la frase che il magnate presidente ha detto più volte, da quando è alla Casa Bianca: ha licenziato consiglieri per la Sicurezza nazionale, ben tre, capi dello staff, ministri, consiglieri e avvocati, tutta gente scelta da lui – lo spoil system non c’entra -. Uscito assolto dal processo di impeachment, Trump ha iniziato un grande repulisti: via tutti quelli che gli hanno testimoniato contro o che, pur stando dalla sua parte, hanno tradito le sue attese. “Chi ha innescato l’inchiesta e danneggiato il presidente deve pagare”, dice l’ufficio stampa.
Così, Trump ha richiamato il rappresentante degli Usa presso la Ue Gordon Sondland e ha cacciato dal Consiglio per la Sicurezza nazionale il colonnello Alex Vindman, allontanando pure suo fratello Yevgeny Vindman consulente legale alla Casa Bianca. Fra le figure a rischio, c’è, o ci sarebbe, pure il capo dello staff ad interim della Casa Bianca, Mick Mulvaney, che non depose, ma che rilasciò dichiarazioni ‘incriminanti’ in conferenza stampa: il presidente, però, smentisce di volerlo sostituire con il deputato Mark Meadows, uno dei suoi più accaniti difensori.
Sondland, come Vindman, è stato uno dei testi chiave nell’inchiesta della Camera che ha portato all’impeachment di Trump ed ha annunciato lui stesso il benservito: “Il presidente intende richiamarmi immediatamente”, dichiara Sondland, un uomo d’affari anti-Ue mandato a Bruxelles per meriti acquisiti in campagna elettorale – leggasi: donazioni alla squadra di Trump -.
Lo strano è che la sua deposizione era stata elogiata dal magnate, anche se aveva ammesso il ‘quid pro quo’: niente aiuti militari all’Ucraina se Kiev non avesse messo sotto inchiesta i Biden. Il legale di Vindman, un ufficiale di origine ucraina, afferma: “Gli è stato chiesto di lasciare per avere detto la verità”. Nei suoi confronti, Trump twitta insulti pesanti: “Un insubordinato … una talpa …”.
S’ignora se la furia di Trump per essere stato sottoposto al processo d’impeachment si esaurisca qui, o se dirà altri “You’re Fired!”. Il Kievgate era già costato il posto a personaggi eccellenti, fra cui l’inviato speciale degli Usa in Ucraina Kurt Volker, l’ambasciatrice a Kiev Marie Yovanovitch, diplomatici di rango come Bill Taylor e Michael McKinley, e ancora Jennifer Williams, consigliere per gli affari europei del vice-presidente Mike Pence.
Le scosse d’assestamento post impeachment alla Casa Bianca hanno fatto passare in secondo piano il dibattito fra gli aspiranti alla nomination democratica a Manchester, nel New Hampshire, dove martedì 11 ci saranno le primarie: i sondaggi danno avanti Buttigieg e Sanders; Biden e la Warren inseguono a distanza.
Sul palco venerdì erano in sette: in ordine alfabetico Biden, Buttigieg, la Klobuchar, Sanders, Steyer, la Warren, Yang. Fuori gioco la Gabbard, Bennet e Patrick, oltre a Mike Bloomberg, che non partecipa alle primarie di febbraio.
Buttigieg e Sanders, usciti entrambi vincitori dai caucuses nello Iowa, i cui risultati non sono ancora ufficiali, si sono dati battaglia, ma sono stati oggetto degli attacchi dei loro rivali, soprattutto Biden e la Warren, che temono di perdere ulteriore terreno. L’ex vice-presidente ha però data per scontata un’altra sconfitta nel New Hampshire, assicurando che comincerà a vincere “più avanti” – purché ci arrivi, più avanti-.