HomeEuropaLibia: cessate-il-fuoco, sì al Sarraj, no Haftar, ci si batte

Libia: cessate-il-fuoco, sì al Sarraj, no Haftar, ci si batte

Scritto per il Fatto Quotidiano del 10/01/2020

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La voce dei padroni si fa sentire in Libia; ed è parzialmente ascoltata, almeno per ora. Putin ed Erdogan dicono ‘cessate-il-fuoco’, a partire da domenica: al-Sarraj si adegua; Haftar, che forse vuole ottenere qualcosa in cambio, recalcitra. Il governo di accordo nazionale libico (Gna, quello di al-Sarraj) dice sì alla proposta avallata dal nuovo sponsor turco; il generale Haftar, invece, non s’allinea per il momento a Putin, che con l’egiziano al-Sisi è il suo principale referente. “Grazie, Russia, per il sostegno ma non possiamo smettere di combattere il terrorismo”, dice un portavoce del generale

((“Non si può creare uno Stato civile senza l’annientamento totale di queste formazioni: questi gruppi si sono impadroniti della capitale e godono dell’appoggio di alcuni Stati e governi che forniscono loro droni”: dice il portavoce di Haftar, spiegando, senza citare la Turchia, le ragioni del no al ‘cessate-il-fuoco’. I Paesi che “sostengono le formazioni a Tripoli” fanno affluire in Libia “un gran numero di terroristi dal mondo intero per combattere le forze armate” libiche)).

Se la tregua entrerà in vigore alla mezzanotte del 12 gennaio dipenderà in gran parte da Haftar, che iniziò l’offensiva” contro Tripoli in primavera, ammette Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo per la Libia: con la tregua in vigore, “sarò molto più facile lavorare ricomporre i contrasti”.

La Russia, precisa Dengov, “sta lavorando perché tutte le parti si uniformino” alla richiesta di Putin e di Erdogan e “smettano di combattere”. L’iniziativa dei due leader dovrebbe “porre fine alle voci” che la Russia stia con Haftar: “Il nostro obiettivo principale oggi è cercare una soluzione pacifica”, sostiene Dengov. Una sottolineatura che forse indispone ilo generale.

Da parte turca, invece, non si rinuncia a un po’ di retorica nazionalista, con l’arrivo a Tripoli dell’avanguardia delle truppe turche lì destinate: “I soldati turchi sono dove i nostri antenati scrissero la storia solo per mettere fine all’ingiustizia e all’oppressione. Abbiamo raccolto un invito” del Gna”, dice Erdogan. “Alcuni non capiscono che la sicurezza turca non comincia alle frontiere, ma ben al di là. Continueremo a difendere i nostri interessi in Iraq, in Siria e nel Mediterraneo”.

Spesso le ore che precedono un ‘cessate-il-fuoco’ sono molto cruente, perché ognuno cerca d’arrivare alla tregua nella posizione migliore. La giornata di ieri è stata fitta di combattimenti. Ci sono stati raid aerei, lanciati dall’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) del generale Haftar contro l’Accademia dell’aeronautica a Misurata, uno dei tradizionali sostenitori del Gna di al-Sarraj e che recentemente s’è opposto alla missione dei ministri degli Esteri europei – in odore di equidistanza tra al-Sarraj e Haftar -.

Secondo un sito vicino al generale, aerei dell’Lna avrebbero compiuto sei raid contro l’Accademia d’aviazione di Misurata, la più potente città libica. Il sito, più volte piratato, pare ora sotto controllo dell’Lna e, quindi, affidabile.

Il ministero della Sanità libico ha invece detto a una emittente vicina al Gna che due paramedici sono rimasti uccisi e cinque feriti in un raid aereo condotto dalle forse di Haftar su al-Wishka, località a sud di Misurata

L’aeroporto di Tripoli Mitiga è l’unico funzionante nella capitale libica: lì, sarebbero dovuti scendere mercoledì i ministri degli Esteri dei quintetto europeo (Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia ed Ue), se la loro missione non fosse abortita. Lo scalo è stato oggetto tra mercoledì e giovedì di raid da parte dell’aviazione di Haftar, con il supporto dell’aviazione degli Emirati Arabi Uniti. Lo riferisce sul proprio sito The Libya Observer.

Mercoledì, un portavoce dell’Lna aveva annunciato l’estensione del divieto di sorvolo “sulla base e sull’aeroporto di Tripoli Mitiga”, invitando le compagnie aeree ad attenersi al provvedimento per “non mettere in pericolo le loro aeromobili”.

Sono invece smentite incursioni delle milizie di Haftar vicino all’aeroporto e al centro di Misurata. “Smentisco che le truppe di Haftar siano arrivate all’aeroporto o ai bordi  di Misurata”, ha detto all’ANSA una fonte di Tripoli: al massimo, “sono arrivate a sparare missili da 18 km di distanza”.

Secondo la stessa fonte, a Sirte le forze di Haftar starebbero arrestando quanti nel 2016 aiutarono unità di al-Sarraj a cacciare dalla città i jihadisti del sedicente Stato islamico. La città è stata presa da Haftar a inizio settimana grazie al cambio di campo di una brigata salafita-madkhalita, la 604.

La situazione in Libia, che appare ben distante da un ‘cessate-il-fuoco’, avrà echi nella riunione di oggi, a Bruxelles, dei ministri degli Esteri dei 28, convocata per discutere delle tensioni tra Usa e Iran, presente il segretario di Stato Mike Pompeo, e sarà oggetto di un dibattito al Parlamento europeo il 14 gennaio. Ministri degli Esteri europei sono in missione nella Regione – ieri, il francese Le Drien era a Tunisi – e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel sarà domani ad Ankara e al Cairo.

 

gp
gphttps://giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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