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Soleimani ucciso: Baghdad, funerali, minacce, esplosioni

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/01/2020

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Una giornata gonfia di tensioni, lutti, minacce, esplosioni, con epicentro a Baghdad e forti scosse percepite a Teheran e a Washington, ma anche a Bruxelles, dove la Nato ordina la sospensione dell’addestramento delle truppe irachene – troppo alto il rischio d’incidenti, in queste ore – e ovunque altrove nel Medio Oriente e in Europa. La coalizione anti-Isis ridimensiona l’attività: dunque, un’azione surrettiziamente compiuta per combattere il terrorismo integralista ha come effetto di ridurne il contrasto.

All’alba del giorno dei funerali, a Baghdad, del generale iraniano Qassim Soleimani, assassinato nella notte tra giovedì e venerdì in un’operazione statunitense, un convoglio delle milizie irachene sarebbe stato attaccato a nord di Baghdad, a Camp Taji: ci sarebbero sei morti e tre feriti gravi; fra le vittime, un comandante del gruppo paramilitare filo-iraniano Hashed Al Shaabi, Shibl al Zaidi. Ma le notizie in merito sono contrastanti. La coalizione anti-Isis smentisce raid nella zona e miliziani filo-iraniani parlano d’un attacco a un convoglio di medici, che l’esercito iracheno nega.

In serata, due razzi – o due colpi di mortaio – sono caduti nella Zona Verde di Baghdad, l’area, teoricamente super-protetta, delle Istituzioni e delle ambasciate.  Secondo il sito Conflict News, invece, un razzo è caduto nella Zona Verde e un altro vicino alla base aerea di Balad, che ospita soldati Usa. Ci sarebbero tre feriti.

Ieri mattina, migliaia di iracheni hanno partecipato a Baghdad alle onoranze funebri di Soleimani e del suo principale luogotenente in Iraq, Abu Mehdi al-Mouhandism, scandendo lo slogan “morte all’America”. Il corteo ha percorso le vie del distretto di Kazimiya, dove c’è un santuario sciita. Nella Zona Verde, s’è poi celebrato un funerale nazionale, alla presenza di molti leader iracheni, anche del premier dimissionario Adel Abdel Mahdi.

Martedì, a Teheran, Soleimani avrà esequie iraniane. Ma già ieri, mentre si svolgevano le cerimonie a Baghdad, manifestanti iraniani hanno bruciato bandiere statunitensi e israeliane. E il presidente Hassan Rohani ha promesso alla figlia del generale che la morte del padre “sarà vendicata”.

Mentre ci s’interroga se e quando scatterà la ritorsione iraniana, gli Usa rinforzano i loro dispositivi militari nella Regione: le cifre variano a seconda delle fonti, ma 700 soldati sarebbero già stati trasferiti, 2.800 sarebbero in movimento, altri s’apprestano a partire. Coinvolti gli effettivi di stanza ad Aviano, nel Friuli, e utilizzato lo scalo di Sigonella.

L’entità delle truppe mobilitate non lascia presagire, per ora, operazioni offensive su larga scala. E, anzi, il Pentagono dice che non sono previsti per ora nuovi attacchi. Piuttosto, si cerca di prevedere e di parere le ritorsioni iraniane. Al momento, “non esiste alcuna specifica, credibile minaccia dall’Iran”, afferma il Dipartimento per la Sicurezza interna, segnalando, però, il rischio di un’ondata di cyber attacchi. Una tempesta di messaggi anti-americani è già registrata sui social.

Secondo il vice comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana, contrammiraglio Ali Fadavi, Washington inviato un messaggio per vie diplomatiche a Teheran chiedendo che la rappresaglia sia “proporzionata”: “Gli americani devono attendersi una severa vendetta non limitata all’Iran”, dice Fadavi. E l’esercito iraniano avverte: “Decideremo noi modo e tempo”

L’attività diplomatica è intensa: il ministro degli Esteri iraniano Zarif ha detto all’omologo russo Lavrov che “l’azione Usa è una palese violazione del diritti internazionale” e, parlando al collega del Qatar al-Thani, ha affermato che “l’Iran non vuole un escalation della tensione”.

Ma lo stesso Zarif prospetta al segretario generale Onu Guterres “conseguenze incontrollabili”. E l’ambasciatore dell’Iran all’Onu Ravanchi avverte che “azione militare chiama azione militare”, dopo avere trasmesso una lettera del governo di Teheran al Consiglio di Sicurezza. L’Iran denuncia nell’uccisione di Soleimani “un atto di terrorismo” da parte degli Usa: “Gli americani sono ipocriti: pretendono di combattere il terrorismo, ma in realtà combattono coloro che combattono i terroristi”.

Il presidente francese Macron chiama il presidente iracheno Salih e invita l’Iran a rispettare l’accordo nucleare, già parzialmente violato, mentre la Cina chiede a Washington di non abusare della forza. Il segretario di Stato Usa Pompeo lamenta che gli europei non siano stati d’aiuto come gli americani avrebbero voluto. Tace, invece, per un giorno, il presidente Trump, cui il New York Times contesta di non divulgare informazioni sull’Ukrainagate – siamo sul fronte impeachment -.

I ministeri degli Esteri di numerosi Paesi chiedono ai loro concittadini di evitare viaggi in Iran e Iraq e la nazionale statunitense di calcio annulla uno stage in Qatar per sperimentare le installazioni del Paese in vista del Mondiale del 2020. E c’è fermento per l’andamento del petrolio e dei mercati, alla riapertura dei corsi lunedì.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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