Fra due giorni, il 1° gennaio 2020, una Croazia senza presidente assumerà la presidenza di turno semestrale del Consiglio dei Ministri dell’Ue, dando il cambio dalla Finlandia della premier più giovane al mondo, Sanna Mirella Marin, 34 anni. Zagabria si offre come ponte all’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali, anche se nessuna nuova adesione è prevista fino al 2025.
Il ballottaggio sulla presidenza si farà il 5 gennaio: Zoran Milanovic, ex premier socialdemocratico, candidato del centrosinistra unito, è avanti nei sondaggi (48% contro 41%) sulla presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic, appoggiata dalla destra euro-tiepida d’Andrej Plenkovic, un premier che fa talora recitare alla Croazia il ruolo di membro aggiunto del Gruppo di Visegrad. Al primo turno delle presidenziali, il candidato dei sovranisti, Miroslav Skoro, un noto cantante, aveva ottenuto un quarto dei consensi, spaccando il fronte conservatore.
La ‘vacanza presidenziale’ incide poco sul ruolo della Croazia alla guida del Consiglio dell’Ue, poiché, dopo che il Paese passò dal sistema semi-presidenziale a quello parlamentare, nel 2000, il presidente della Repubblica ha funzioni essenzialmente rappresentative.
L’avvicendamento tra Helsinki e Zagabria chiude il giro degli esordi alla presidenza: la Croazia ci arriva sette anni dopo l’ingresso nell’Unione, nel 2013. Inciderà probabilmente poco sulle scelte Ue economiche, digitali, ambientali e di bilancio e sui negoziati sulla Brexit, ma dovrà tuttavia gestire le trattative.
Durante il semestre, a maggio, Zagabria ospiterà il Vertice tra l’Ue e i Balcani occidentali, sei Paesi che puntano all’ingresso nell’Unione nel 2025. Il processo s’è arenato a ottobre sul veto francese all’apertura dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord, mentre le trattative sono già avviate con Serbia e Montenegro. Devono ancora partire con Bosnia e Kosovo, punto d’attrito perché vi sono Paesi dell’Ue, fra cui la Spagna del responsabile della politica estera e di sicurezza Josep Borrell, che non lo riconoscono.
La Croazia ambisce a un ruolo di mediatore. E, intanto, si appresta a entrare fra i Paesi di Schengen, nonostante le critiche sollevate dal trattamento violento e discriminatorio della polizia di frontiera verso i migranti che risalivano i Balcani verso l’Ue. Una delle principali critiche è che Bruxelles abbia dato alla Croazia fondi per prepararsi alla libera circolazione delle persone e che Zagabria li abbia utilizzati per respingimenti e deportazioni vietati dal diritto internazionale.
Eppure, Donald Tusk, nel congedarsi come presidente del Consiglio europeo, disse che la Croazia “è ben preparata” ad assumere la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue ed elogiò l’europeismo di Plenkovic: con lui, scrisse, “l’Ue sarà sicura e stabile”.