Suicidatosi a Lommedalen il giorno di Natale, Ari Mikael Behn, 47 anni, non viveva di luce riflessa della principessa Martha Louise, sposata nel 2002 e da cui aveva divorziato due anni fa, dopo averne avuto tre figlie: era uno scrittore di fama, spesso al centro dell’attenzione dei media. Behn fu anche tra gli accusatori di Kevin Spacey: disse che nel 2007 l’attore l’aveva molestato, stringendogli i genitali sotto il tavolo di un locale, a un ricevimento dopo un concerto per la consegna del Nobel per la Pace.
Non ci sono dettagli sulle circostanze del suicidio: si sa che la polizia è stata chiamata a casa sua alle 16.47. La famiglia s’è limitata a riferire che lo scrittore “s’è tolto la vita”: s’ignora se fosse malato o depresso.
Nella storia di Behn, c’è un’eco della presenza, silenziosa e triste, accanto alla regina Beatrice d’Olanda, di Claus van Amsberg, diplomatico tedesco, un passato – ovvio, nella sua generazione – nella Gioventù Hitleriana e nella Wehrmacht: Claus seppe superare l’ostilità degli olandesi, prima di essere vittima della depressione fino alla morte nel 2002. O delle ansie dell’erede al trono di Svezia, la principessa Vittoria, passata attraverso una anoressia nervosa: per curarsi, lontana dagli occhi dei media e dai doveri istituzionali, si trasferì per un anno negli Stati Uniti; oggi, pienamente ripresasi, è in prima linea come testimonial contro i disordini alimentari. E poi c’è la figura mite e un po’ curva di Filippo d’Edimburgo, una vita un passo indietro alla Regina Elisabetta e, a 98 anni, confinato lontano da compiti ufficiali, mentre lei, 93. continua a tenere lontano dal trono il figlio ‘muso lungo’ Carlo.
Behn, nato Bjoershol, era autore di tre romanzi e di due collezione di novelle; scrisse pure un libro sul suo matrimonio. Nel 1999, quando non era ancora il consorte della principessa Martha Louise, le sue novelle ‘Triste come l’inferno’ vendettero centomila copie – un numero enorme in Norvegia, come dire più di un milione di copie in Italia – e furono tradotto in diverse lingue. Nel 2011, Behn esordì come commediografo, con Treningstimen, rappresentato a Oslo.
Il matrimonio con la principessa, quarta in linea di successione al trono norvegese, durò 15 anni: con il divorzio i due coniugi concordarono l’affidamento congiunto delle tre figlie, Maud Angelica, Leah Isadora ed Emma Tallulah, nessuna delle quali ha titolo nobiliare – Behn stesso non ebbe mai né titoli né privilegi -.
Martha Luisa non è un carattere semplice del suo, anche se nelle foto appare spesso radiosa: autrice anch’essa, di libri per i bambini, sostiene di potere comunicare con gli animali e con gli angeli e ha pure aperto una scuola alternativa di terapia chiamata Astarte, dal nome di un’antica divinità fenicia e più in generale semitica. Il che le ha attirato numerose critiche della cultura e della scienza tradizionale.
Ari Behn era abituato a fare notizia. Nel 2006, destò scalpore in Norvegia dicendo che votava laburista. E nel 2009 una polemica tra il genero del re e un personaggio di corte suscitò imbarazzo a palazzo e l’attenzione dei media. L’ultima fiammata a fine 2017, quando, già divorziato, accusò Spacey, finito del tritatutto di #MeToo.