Nell’Iraq da settimane attraversato da fermenti sociali, politici, etnici, religiosi, che hanno fatto ben oltre cento vittime, un attentato esplosivo ha ieri ferito cinque militari italiani: tre sono gravi, nessuno – fortunatamente – è in pericolo di vita.
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, avvertito dal capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, ha a sua volta informato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Numerosi e immediati gli attestati di vicinanza e solidarietà ai feriti e alle loro famiglie, che sono state informate .
L’attentato, riferisce lo Stato Maggiore della Difesa, è avvenuto intorno alle 11 ora locale, nell’area di Suleymania, nel Kurdistan iracheno, dove i militari italiani stavano svolgendo azione di supporto a una unità delle forze speciali dei Peshmerga, i guerriglieri curdi. I cinque feriti sono tre incursori della Marina, appartenenti al Goi, il Gruppo operativo incursori, e due dell’Esercito, appartenenti al 9o Col Moschin).
Uno Ied, cioè un ordigno esplosivo rudimentale, è detonato al passaggio della pattuglia mista, che era a piedi. I cinque militari italiani coinvolti dall’esplosione sono stati subito soccorsi ed evacuati con elicotteri Usa della coalizione: trasportati a Baghdad in un ospedale militare, stanno ricevendo le cure del caso.
I tre feriti gravi sono comunque in prognosi riservata. Di loro, il più grave ha un’emorragia interna; un altro ha gravissime lesioni a entrambe le gambe, che sono state parzialmente amputate; il terzo ha perso alcune dita di un piede. Gli altri due militari coinvolti nell’esplosione, invece, hanno subito solo micro fratture e lesioni minori.
L’attentato, che non è stato per ora rivendicato, ricorda la pericolosità e l’instabilità della situazione in Iraq, dove il sedicente Stato islamico, l’Isis, è stato territorialmente sconfitto e recentemente decapitato, con l’uccisione del suo leader, l’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ma continua ad avere migliaia di miliziani mimetizzati fra la popolazione sunnita e cellule operative.
Venerdì, alcuni razzi Katyusha erano stati lanciati contro una base aerea a sud di Mosul, Qayyara, dove sono di stanza anche truppe americane – in Iraq, vi sono ancora circa 5000 militari Usa -. Si ignora se la base sia stata colpita e se vi siano state vittime. Mosul è stata la capitale dell’Isis, prima di Raqqa, ed è la città dove al-Baghdadi proclamò il Califfato. E nell’area di Kirkuk vi sono stati 15 attacchi Isis nelle ultime due settimane.
Il fermento iracheno delle ultime settimane riduce le capacità delle autorità di tenere sotto controllo il territorio: venerdì, dieci persone erano rimaste uccise tra Baghdad (sei) e Bassora (quattro); sabato, altre quattro sono morte e oltre cento sono rimaste ferite, in rivendicazioni anti-governative che mobilitano soprattutto la comunità sciita, mentre quella sunnita ne è sostanzialmente estranea.
I cinque militari italiani feriti ieri in Iraq sono impegnati nella missione ‘Prima Parthica’ / Inherent Resolve’, l’operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico cui partecipano 79 Paesi e cinque organizzazioni internazionali. Il contributo italiano alla missione, iniziata il 14 ottobre 2014, prevede un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei. La missione prevede in particolare l’addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene – con il personale italiano dislocato tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad -, ricognizioni aeree con i droni e attività di rifornimento di carburante in volo per la coalizione.
L’ultimo attentato contro militari italiani impegnati in missioni all’estero risaliva al 30 settembre, a Mogadiscio, in Somalia, in una giornata di attacchi coordinati condotti da al Shabaab, formazione terroristica legata ad al Qaeda: anche allora, era stato uno Ied a ferire non gravemente due soldati dell’Esercito e un carabiniere.