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Usa 2020: Trump perde, ma non ha ancora perso

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/11/2019

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Attenzione a non vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato: nelle elezioni di martedì, Donald Trump ha preso due scoppole, il governatore del Kentucky e l’assemblea della Virginia; ma non è certo spacciato, in vista delle presidenziali 2020. Prova ne sia un sondaggio Politico/Morning Consult, pubblicato mentre affluivano i risultati: c’è una maggioranza di elettori registrati convinta che il magnate possa ottenere un secondo mandato.

Il 56% del campione si aspetta che il presidente fra un anno sia rieletto: l’85% dei repubblicani, il 51% degli indipendenti e oltre un terzo dei democratici (35%). E ciò nonostante che la metà degli americani sia favorevole all’impeachment e voglia che Trump sia rimosso – sondaggio Nbc/Wst -.

Il presidente ha sette vite e sette volte sette tweet; ed è maestro nel girare le frittate. Nel Kentucky, dove lui nel 2016 battè Hillary Clinton di circa 30 punti, il governatore repubblicano Matt Bevin, a caccia di conferma, è stato battuto, sia pure d’un soffio. Ma Trump fa l’auto-elogio del suo effetto traino: Bevin, una sorta di suo clone, nei modi e nei contenuti, “ha recuperato almeno 15 punti grazie al mio appoggio, ma forse non abbastanza (le Fake News daranno la colpa a me!)”. E si consola prevedendo che l’anno prossimo “Mitch McConnell – il leader dei repubblicani al Senato, ndr – vincerà alla grande” in questo stato.

Il presidente si congratula poi a modo suo con Tate Reeves, eletto governatore in Mississippi: “Il nostro ultimo grande comizio ha spostato i numeri da un testa a testa a una grande vittoria”.

Se le urne suonano campanelli d’allarme, l’inchiesta sull’impeachment è tutta una sirena, dopo che un fedelissimo di Trump, il rappresentante presso l’Ue Gordon Sondland ha cambiato versione sul ‘quid pro quo’ e, in una memoria scritta di quattro pagine, ha corretto quanto detto il mese scorso, ammettendo che la Casa Bianca condizionò gli aiuti all’Ucraina, già decisi dal Senato, all’apertura dell’inchiesta contro i Biden padre e figlio, Joe, l’ex vice di Barack Obama, e Hunter.

L’Amministrazione si oppone alla deposizione del capo dello staff ad interim Mick Mulvaney e intende chiedere alla Corte Suprema di dichiarare che il presidente è immune da indagini giudiziarie fin quando è in carica. La Camera, intanto, pubblica il calendario delle audizioni pubbliche dei ‘testi a carico’, la prossima settimana.

Torniamo al voto, dal punto di vista di Trump. Bene in Mississippi (e ci mancava altro, in uno Stato che più rosso non si può). Male in Kentucky, dove i risultati restano sul filo del rasoio. Malissimo in Virginia, dove i democratici conquistano, per la prima volta da vent’anni, l’Assemblea statale. Questa la sintesi del mini-SuperTuesday del 5 novembre, il primo test elettorale dopo l’avvio dell’indagine sull’impeachment. Non è chiaro il peso che le vicende di Washington abbiano avuto: come nelle regionali in Italia, così nelle elezioni statali nell’Unione il peso di fattori e candidati locali è spesso preponderante. S’è votato pure a New York e nel New Jersey, su quesiti specifici.

In Kentucky, il democratico Andy Beshear, l’attorney general, rivendica il successo sul governatore repubblicano uscente Bevin con il 49,2% dei voti contro il 48,9% (100% delle schede scrutinate, 5.100 voti di margine in valore assoluto). Bevin, però, non ammette la sconfitta e potrebbe chiedere una riconta delle schede. Nel Mississippi, il candidato repubblicano Tate Reeves ha nettamente sopravanzato l’attorney general Jim Hood (anti abortista e pro armi): ha il 52,7% contro il 46% – qui nel 2016 il magnate vinse con un vantaggio del 17% su Hillary -.

La vittoria dei democratici è invece certa in Virginia: hanno conquistato il controllo del Parlamento, dove i repubblicani avevano una maggioranza risicata – qui nel 2016 Trump perse con Hillary di 5 punti -. Il governatore Ralph Northam, un democratico, potrà ora fare approvare misure osteggiate dai repubblicani: un giro di vite ai controlli sulle vendite di armi e l’aumento del salario minimo.

La galleria degli eletti è, come sempre, ricca di personaggi. Daniel Cameron, un ex collaboratore del senatore McConnell, è stato eletto attorney generale nel Kentucky: è il primo nero a riuscirci. Ghazala Hashmi è la prima donna musulmana eletta nel Senato della Virginia. E Juli Briskman è stata eletta nella contea di Loudoun in Virginia: nel giorno di Halloween del 2017, mentre rientrava a casa in sella sulla sua bicicletta, aveva mostrato il dito medio al passaggio del corteo presidenziale e, immortalata da un fotografo, era stata licenziata in tronco dal suo datore di lavoro.

Postata sui social della Briskman, la foto divenne virale, ma il datore di lavoro – un’azienda che partecipa alle gare d’appalto del Governo – la accusò di avere violato la politica aziendale sui social. Juli portò poi la società in tribunale e riuscì ad ottenere la liquidazione che le era stata negata, ma non la reintegrazione. Ora ha un posto meglio pagato.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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