E’ un po’ come se in Italia si fosse votato in Basilicata e nel Molise: Sassonia e Brandeburgo hanno circa sei milioni e mezzo di abitanti, su oltre 80 milioni di tedeschi, e rappresentano il profondo sud della Germania, che è l’Est mai del tutto riunificato. Ma, domenica, nelle elezioni regionali, l’onda del voto di protesta è stata alta: nessuno può negarlo. L’AfD, Alternativa per la Germania, formazione d’estrema destra, populista, xenofoba, per molti neo-nazista, prende un voto su quattro: è il secondo partito dietro la Cdu in Sassonia e il secondo dietro l’Spd in Brandeburgo; e moltiplica i suoi suffragi, anche se non andrà al governo né a Dresda né a Postdam. I grandi partiti tradizionali al governo a Berlino annaspano, ma tengono; e l’AfD non diventa il primo partito nel Brandeburgo, come i sondaggi lasciavano immaginare.
Per il direttore della Deutsche Welle, Ines Pohl, “la Germania sta lottando per la propria identità”: purché non la vada a cercare troppo indietro nel tempo, in anni bui. Si votava nell’80° anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, mentre in Polonia si ricordava e si deprecava l’aggressione nazista, con a farne ammenda il presidente della Repubblica federale Frank-Walter Steinmeier. La circostanza poteva costituire un antidoto all’avanzata dell’AfD, che, invece, “realizza il miglior risultato di tutti i tempi”.
La Germania “combatte contro se stessa”, dice la Pohl: un Paese ben diverso all’Est da quello uscito neppure 100 giorni fa dal voto europeo, che aveva lasciato l’AfD all’11% – meno che alle politiche del 2017. Di sicuro, il risultato di domenica non rafforza la già flebile capacità di iniziativa europea della cancelliera Cdu Angela Merkel, che, dopo le politiche, ha visto erodersi il suo consenso consultazione dopo consultazione. Elementi di riflessione ulteriori verranno dai risultati in Turingia, il 27 ottobre.
Rispetto all’Ovest, all’Est non c’è, o c’è molto di meno, il voto verde, valvola di sfogo alla protesta anti-establishment, scelta alternativa moderata ed europeista. Qui la gente passa dal votare la Linke, la formazione di sinistra, il rifugio dei nostalgici della Repubblica democratica tedesca, al votare l’AfD. In Sassonia, la Cdu della Merkel resta il primo partito con il 32,1% dei suffragi (-7,3% rispetto alle regionali del 2014), davanti all’Afd che sale d’un balzo al 27,5% (+17,8%). La Linke è il terzo partito con il 10,4% (-8,5%), i Verdi sono il quarto con l’8,6% (+2,9%), l’Spd registra perdite significative e si ferma al 7,7% (-4,7%).
Nel Brandeburgo, l’Spd resiste come primo partito al 26,2%, pur perdendo il 5,7% rispetto al 2014. L’Afd diventa il secondo partito con il 23,5% (+11,3%). Al terzo posto la Cdu con il 15,6% (-7,4%), seguita dai Verdi che fanno un balzo in avanti con il 10,8% (+4,6%) e dalla Linke che registra un’emorragia di elettori, raggiungendo il 10,7% (-7,9%). In entrambi i Laender i liberali restano sotto la soglia di sbarramento, fuori dal Parlamento.
Improbabili riflessi, almeno immediati, sul governo federale, anche se l’appannarsi del richiamo della Merkel sull’elettorato moderato e centrista appare inarrestabile. E la stampa tedesca evoca tutte le coalizioni possibili nei due laender, senza escludere la formula detta ‘Bahamas’ con l’Afd, nonostante la leader della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer e tutti gli altri leader la escludano, anche solo a livello regionale.
In circolazione giornalistica da almeno cinque anni, ma finora poco citata, la ‘Bahamas-Koalition’ si chiama così perchè – come la bandiera dell’arcipelago caraibico – mette insieme il nero della Cdu, il giallo dei liberali dell’Fdp e l’azzurro del logo dell’AfD. Il sito della Bild, giornale popolare e molto letto, inserisce la ‘Bahamas’ fra le otto coalizioni teoricamente possibili in Germania: oltre alla Grande Coalizione (GroKo), attualmente al potere, e a quella rosso-rosso-verde (R2G, formata da Spd, Sinistra e Verdi), il sito cita le coalizioni Semaforo, Giamaica, Kenya, Kiwi e Germania – molte sono solo esercizi numerici, politicamente improponibili, ma l’Italia ci allena a non escludere ipotesi -.
“Un risultato difficile”, ammette la Kramp-Karrenbauer. Ripetere un governo con l’Spd in Sassonia è impossibile, ma il ministro-presidente in carica, Micheal Kretschmer esclude una collaborazione con l’AfD: “Sono fermamente convinta che molti abbiano votato Cdu anche per questo”, dice AKK.
La co-leader dell’AfD Alice Weidel è invece attendista: “Adesso la Cdu deve chiedersi se non vuole parlare con noi”. Ma un’opzione in Sassonia c’è: un’alleanza composta da Cdu, Spd e Verdi. Politicamente, il dato di fatto è che l’AfD “è diventata un partito di massa all’Est”, nota il capolista in Brandeburgo Andreas Kalbitz, che si difende dall’accusa di essere un estremista di destra, non contestando i fatti imputatigli, ma criticando la “narrativa” della stampa. Il settimanale Der Spiegel aveva scritto che Kalbitz aveva partecipato nel 2007 ad Atene a una manifestazione di Alba Dorata: alla finestra dell’hotel dove alloggiava era stata esposta la bandiera con la svastica. Il magazine tv Kontraste aveva inoltre reso noto che nel 1993 il giovane Kalbitz aveva partecipato ad un campo d’un’organizzazione giovanile, messa poi fuori legge per contiguità con il nazionalsocialismo.