Gentile Redazione, leggo da giorni di schermaglie fra gli Usa di Trump e l’Iran di Rohani sul tema del nucleare. L’Iran si dipinge come vittima delle sanzioni americane e cerca una sponda nell’Europa, che però accusa di essere sottomessa alla politica della Casa Bianca. Eppure, ho visto che il presidente francese Macron aveva invitato al G7 il ministro degli Esteri iraniano Zarif, come se volesse diventare intermediario per trovare uno sbocco alla crisi. Mi chiedo: fino a che punto, nell’attuale panorama mondiale, Trump può tirare la corda con le sanzioni?, e fino a quando l’Iran può resistere senza un tracollo economico? Non sarebbe meglio tornare ai patti firmati da Obama, per evitare ulteriori tensioni internazionali? Grazie, Giuseppe Falsaperla
Non solo, Gentile Lettore, sarebbe meglio tornare ai patti firmati, e denunciati solo dagli Stati Uniti, ma sarebbe stato meglio non esserseli mai rimangiati. Di questo, però, bisogna, anzi bisognerebbe, convincere Trump, che s’è insediato alla Casa Bianca con l’ansia di smantellare l’eredità di Obama, di cui l’accordo sul nucleare con l’Iran era un punto forte. L’anno scorso, Trump s’è tirato fuori dall’intesa, che Russia, Cina e gli europei, pure firmatari, hanno continuato a considerare valida e che l’Iran ha continuato a rispettare fino a luglio, quando ha annunciato uno sforamento dei limiti per l’arricchimento dell’uranio (restando, però, molto lontani dai livelli e dalle quantità necessarie per farsi dell’atomica).
Contestualmente, Trump ha reintrodotto le sanzioni e le ha pure inasprite, enunciando la strategia della ‘massima pressione‘ su Teheran per “indurre gli iraniani a negoziare” (cosa già fatta). Le sanzioni mettono in ginocchio l’economia iraniana e il presidente Rohani, un moderato, col rischio di favorire il ritorno al potere in Iran degli integralisti (e quindi d’inasprire il confronto con gli Usa). Ci si chiede se Trump non stia cercando un pretesto di scontro: le scaramucce nel Golfo ne sono avvisaglia.
Gli europei – non solo i governi, anche le imprese – hanno mancato in questa vicenda di coraggio: si sono dotati di strumenti per continuare a fare affari con l’Iran, nonostante le sanzioni americane; ma, per timore dell’aggressività di Trump, non li hanno utilizzati, lasciando languire affari e commesse con Teheran. Al G7, Macron ha giocato d’azzardo, invitando Zarif senza consultare prima i partner, o almeno Trump: sperava che il Vertice gli desse il mandato di negoziate a nome dei Grandi, ma questo era praticamente escluso. Trump, con gli iraniani, vuole parlarci lui. E questa non è una garanzia di successo, anzi…