Jennifer Araoz, 32 anni, è la prima delle vittime di Jeffrey Epstein a intentare un’azione legale civile, chiedendo un indennizzo: bionda, capelli lunghi, la donna sostiene che il finanziere, suicidatosi sabato scorso in cella, abusò di lei e la violentò quando aveva 15 anni, dopo che era stata adescata all’uscita da scuola quando di anni ne aveva solo 14.
Al tribunale di New York, la Araoz, che ha già raccontato la sua storia alle tv Usa, chiede una fetta del patrimonio di Epstein, stimato a 550 milioni di dollari. La causa della Araoz, che accusa pure l’ex fidanzata e complice del finanziere Ghislaine Maxwell e altre tre donne, apre la strada a decine di azioni legali analoghe da parte delle vittime.
Nelle residenze di Epstein, a Manhattan, ma anche in Florida, a Palm Beach, e a Little St. James, l’isola dei Caraibi che il finanziere possedeva, l’ ‘isola della pedofilia’, o l’ ‘isola delle orge’, ma anche a Parigi in Avenue Général Foch, si cercano tracce delle complicità e delle connivenze di cui il pedofilo godeva.
In queste ore, gli agenti dell’Fbi stanno scandagliando la lussuosa villa nell’isola privata di Epstein, nelle Virgin Islands americane, a caccia di prove dei festini che il finanziere organizzava con amici e minorenni. Immagini riprese con un drone dai media americani, mostrano che i federali, che si muovono su vetture da golf, hanno trovato e sequestrato computer e altro materiale. Si vocifera d’una cassaforte d’acciaio, ma non si hanno conferme. Qui, gli ospiti erano molti e la discrezione massima.
Ci vorrà del tempo, per ricostruire la rete di contatti e il quadro delle vittime e attribuire le responsabilità. Vanno più svelte le inchieste sulle responsabilità nella morte di Epstein, che non fu ben sorvegliato nel Manhattan Correctional Center, nonostante avesse già tentato di uccidersi a luglio. Il segretario alla Giustizia William Barr ha temporaneamente sospeso la direttrice della prigione federale e due delle guardie che dovevano vigilare sul finanziere sono state messe in congedo, in attesa che la vicenda sia chiara.
Il New York Times scrive che le due guardie carcerarie – una era in prova – si sono addormentate lasciando la cella del finanziere senza controlli per almeno tre ore. Gli agenti avrebbero poi falsificato il rapporto per nascondere l’errore.
Già travolto dalle accuse di abusi su minori e di sfruttamento della prostituzione minorile, Epstein non nascondeva di avere informazioni imbarazzanti e compromettenti sulle inclinazioni sessuali e sull’uso di droghe da parte di personalità della politica, dello spettacolo, della moda, della finanza, un mondo che ruotava attorno ai party e ai festini organizzati nelle sue lussuose dimore.
Gli inquirenti scorrono il ‘black book’ di Epstein: una rubrica di contatti già pubblicata nel 2015 e rubata al finanziere da un dipendente che tentò invano di venderla. Dentro – riferisce il New York Magazine – ci sono centinaia di nomi: contatti di lavoro e sociali, ma anche vittime e complici. Zeppo di ‘ricchi e famosi’ pure il registro di volo dell’aereo privato di Epstein, il ‘Lolita Express’, con cui portava i suoi amici sulla sua isola.
Naturalmente, figurare nel ‘black book’ non significa essere colpevoli. Ma l’elenco, lunghissimo, dà l’idea di quanto fitti, trasversali, bipartisan fossero i collegamenti del finanziere: il che gli permise di sopravvivere per decenni ad accuse pesanti nella totale impunità e mantenendo un’alta credibilità. Ci sono personaggi del mondo del cinema, come Woody Allen, Kevin Spacey, Bill Cosby, tutti già toccati da scandali sessuali; star della musica, come Mick Jagger; figure della monarchia britannica come il principe Andrea, amico di Epstein, e la sua ex moglie Sarah Ferguson, cui il finanziere avrebbe prestato 18 mila dollari per estinguere un debito. Nel registro di volo ecco Charles Spencer, fratello di Lady Diana.
E ancora Michael Bloomberg, Richard Branson, Rupert Murdoch; e Tony Blair, Henry Kissinger e Ted Kennedy. C’è Bill Clinton, più volte ai Caraibi con il Boeing di Epstein; e c’è Donald Trump, con personaggi a lui molto legati, Steve Bannon e il miliardario Tom Barrack. Trump, Barrack ed Epstein, nel jet set degli Anni 80 e 90, erano “i tre moschettieri”.
Gli italiani? Nella lista di Epstein c’è Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s Bar, morto nel 1980 e i cui locali furono “terreno di caccia” di Henry Weinstein, il produttore e predatore di Hollywood, i cui comportamenti hanno innescato #Metoo. C’è Andrea Bonomi, un finanziere nello scandalo dei Panama Papers. E c’è Flavio Briatore: insieme all’allora fidanzata Naomi Campbell, fu fotografato nel 2002 con Epstein e l’inseparabile Ghislaine in un party a Saint Tropez dato per il compleanno della top model. Con loro, c’era Virginia Roberts Giuffre, la principale accusatrice di Epst