Da ieri, gli immigrati privi di documenti regolari e che non possono dimostrare di trovarsi negli Usa da più di due anni rischiano di essere rispediti al Paese d’origine senza che il loro caso sia vagliato da un giudice. La misura, accolta con apprensione dalle organizzazioni umanitarie e dai vescovi cattolici americani, è un ennesimo ‘giro di vite’ anti-migranti dell’Amministrazione Trump.
Ieri, il magnate presidente ha anche minacciato sanzioni contro il Guatemala, Paese di provenienza di molti dei migranti che, venendo dall’America centrale e risalendo il Messico, si presentano alla frontiera con gli Stati Uniti: honduregni, salvadoregni e, appunto, guatemaltechi. Venivano proprio dal Salvador la piccola Angie Valeria e suo padre, morti annegati a giugno nel tentativo di guadare il Rio Grande: la loro foto è divenuta l’icona di questo dramma che il presidente Trump pretende essere un’emergenza nazionale.
Molte misure prese dall’Amministrazione sono state contestate dai giudici federali, arrivando fino alla Corte Suprema, o si sono rivelate dei ‘flop’. La scorsa settimana, ad esempio, raid effettuati nelle principali città dell’Unione dovevano ‘rastrellare’ migliaia di immigrati illegali. A conti fatti, ne sono stati intercettati appena 35.
In queste ore la polizia preposta al controllo dell’immigrazione e delle frontiere, l’Ice, ha reso noto che l’Amministrazione Trump non ha costruito neppure un metro del muro al confine col Messico promesso in campagna elettorale, ma ha solo sostituito 80 km di vecchie recinzioni metalliche. Com’è nel suo stile, Trump, eccezionalmente criticato pure dalla Fox, non ammette l’insuccesso e, anzi, si vanta di quel poco che ha fatto: “Se abbattiamo e rimpiazziamo totalmente la barriera rotta e fatiscente al confine sud, che non serviva, i ‘fake-news media’ non ci riconoscono alcun merito … Abbiamo rimpiazzato molte miglia di vecchie barriere con nuovi muri robusti!”. E, nei comizi, Trump continua a dire che la costruzione del nuovo muro anti-immigrati, per il quale il Congresso non gli ha mai concesso i fondi necessari, è iniziata.
Il presidente torna a mettere l’accento sui migranti, cavallo di battaglia di tutte le sue campagne, dopo avere raggiunto un compromesso con il Congresso sul bilancio 2020. L’intesa autorizza l’Amministrazione a ‘sforare’ il tetto del debito e sposta, quindi, a dopo le elezioni 2020 il rischio d’un nuovo ‘shutdown‘, cioè di una serrata dei servizi e degli uffici federali.
Ma l’attenzione a Washington è tutta concentrata sull’attesissima testimonianza al Congresso, oggi, dell’ex procuratore speciale sul Russiagate Robert Mueller. Il Dipartimento della Giustizia invita Mueller a tenere la sua testimonianza “nei limiti” della versione pubblica del suo rapporto. Mueller chiuse l’inchiesta sull’intreccio di contatti nel 2016 tra la campagna di Trump ed emissari russi senza chiedere l’incriminazione del presidente, ma senza neppure assolverlo.