L’Italia ha atteso 37 anni e mezzo, dal luglio del 1979 al gennaio del 2017, prima di avere un presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale. Piccola consolazione, l’ultimo presidente del Parlamento europeo formato da delegazioni dei Parlamenti nazionali era stato – dal 1977 al ’79 – un italiano, Emilio Colombo, un democristiano che era già stato ministro di dicasteri economici e poi presidente del Consiglio e che sarebbe ancora stato ministro degli Esteri (quando morì, nel 2013, era rimasto l’ultimo dei Padri costituenti).
Dopo il lungo digiuno, ora facciamo indigestione: due presidenti italiani di fila, un Ppe e un S&D, Antonio Tajani, già commissario europeo ai Trasporti e all’Industria, e David Sassoli, già vice-presidente dell’Assemblea di Strasburgo. Tajani venne eletto nel 2017 con l’avallo italiano; Sassoli è stato eletto mercoledì 3 luglio 2019 – si direbbe da noi – “all’insaputa” del governo italiano, anzi quasi per fare un dispetto al governo italiano.
Un filo che collega i due presidenti consecutivi italiani del Parlamento europeo è il fatto che sia Tajani che Sassoli sono giornalisti. E non giornalisti di facciata, ma giornalisti veri, come pochi altri tra Governo e Parlamento – alcuni ve ne sono stati e ve ne sono -. La politica italiana è piena di personaggi che “hanno fatto il giornalista”, cioè che hanno lavorato in testate, spesso di partito, ottenendo uno stipendio mentre facevano politica, ma scrivendo pochi articoli, passandone non molti e sporcandosi ancora di meno le dita in tipografia con l’inchiostro delle bozze; o che sono stati direttori senza fare la gavetta; oppure – peggio ancora – che fanno un unico fascio di professionisti e pubblicisti.
Tajani e Sassoli, invece, sono colleghi veri: giornalisti passati alla politica, non politici travestitisi da giornalisti in una stagione della loro attività. Tajani, professionista dal 1980, è stato, fra l’altro, cronista parlamentare, conduttore in Rai del Gr1 e responsabile della redazione romana de Il Giornale quando ne era direttore Indro Montanelli. Fra i fondatori di Forza Italia, nel primo governo Berlusconi (1994-’95) fu portavoce del presidente del Consiglio.
Sassoli, figlio di giornalista, professionista dal 1986, fa un percorso iniziale fra agenzie di stampa e quotidiani e arriva in Rai nel ’92: lavora in tutte e tre le reti principali, diventa conduttore del Tg1 e poi, quando è direttore Gianni Riotta, vice-direttore.
Non c’è il due senza il tre?, anche il terzo italiano presidente del Parlamento europeo sarà un giornalista? Se, passata l’indigestione, ci toccano altri 37 anni e mezzo di astinenza, mi sa che non lo saprò mai. Per il momento, ‘ben fatto’, collega Antonio. E ‘in bocca al lupo’, collega David.