Tutti contro Donald Trump, l’avversario comune, definito “bugiardo” e “razzista” e preso di petto sull’immigrazione: “Nel gennaio del 2021 diremo ‘Adios Trump’”. Ma anche tutti contro tutti, perché bisogna sfoltire il gruppo, buttare fuori i comprimari, frenare i battistrada. Così, Joe Biden, l’ex vice di Barack Obama, otto anni alla Casa Bianca, finisce sulla difensiva, nel secondo dibattito in diretta televisiva fra gli aspiranti alla nomination democratica per Usa 2020.
I candidati sono così tanti – 24 – che due palchi successivi di dieci ciascuno non bastano a farceli stare tutti. Più ricca la seconda serata: i grandi vecchi, Biden e il senatore Bernie Sanders, si battono fra di loro, ma devono soprattutto difendersi da Kamala Harris, senatrice della California, aggressiva e competente.
La Harris non dà tregua a Biden: gli contesta i risultati di Obama, pure sul fronte dell’immigrazione, dicendosi contraria alla politica dei rimpatri forzati; e gli rimprovera battute dal sapore nostalgico sui tempi del segregazionismo e ritrosie sull’integrazione razziale nelle scuole negli Anni Settanta.
Biden, la Harris, Sanders e il sindaco di South Bend Pete Buttigieg sono gli unici a parlare oltre dieci minuti ciascuno nella seconda serata. Nella prima, il tempo di parola è meglio distribuito: Cory Booker e Beto O’Rourke hanno oltre dieci minuti, ma quelli che ne escono meglio sono Elizabeth Warren e il sindaco di San Antonio Julian Castro, partito in sordina, ma che forse sta ingranando. Deludente, la prima sera, il sindaco di New York Bill De Blasio, poco presente e poco incisivo; impalpabile, la seconda, Andrew Yang, origini cinesi – ha parlato per meno di 3’ -.
La presenza di alcuni tenori ha polarizzato il secondo dibattito: le idee progressiste di Sanders sono state animatamente dibattute, ma il senatore del Vermont non è stato il protagonista della serata. Biden doveva mostrarsi al passo con i tempi e fare dell’esperienza un vantaggio, non un handicap, per evitare che il suo vantaggio dei sondaggi iniziali evapori.
La prima sera, con meno ‘stars’ sul palco, c’erano stati meno attacchi personali e più discussioni sulle politiche: sono venute fuori divergenze sull’immigrazione e sull’economia; ed è chiaramente emerso lo spostamento a sinistra dei democratici, nella scia del trionfo dell’ala liberal alle elezioni di midterm. La sfida maggiore? Per molti, il clima; per alcuni, la Cina o la Russia.
Queste le pagelle dei maggiori protagonisti del doppio dibattito:
Joe Biden, 77 anni non ancora compiuti, voto 7 – Se la cava bene, con il sorriso, anche quando lo mettono alle strette. Un outsider, Eric Swalwell, lo aggredisce: “Quand’ero bambino sentivo un politico dire che avrebbe passato la torcia, lasciato spazio ai giovani. Quel politico era Joe Biden”. L’ex vice-presidente prontamente replica: “La torcia, per ora, la tengo ancora in mano io”.
Bernie Sanders, 77 anni già compiuti, voto 6 – Le sue idee sono molto discusse (e molto criticate), ma lui non riesce a essere protagonista. Partecipa agli attacchi a Biden, ma è vulnerabile sul fronte dell’età, e soffre il fatto di non essere al centro dell’attenzione, ne pare persino un po’ indispettito.
Kamala Harris, 54 anni, voto 8 – La senatrice si prepara a essere una delle protagoniste della corsa alla nomination: madre indiana, padre giamaicano, può colmare in fretta il gap di notorietà. C’è già chi le cerca un partner per il ticket presidenziale. Spigliata, sicura, determinata, e anche ironica, è dentro tutti i momenti topici.
Pete Buttigieg, 37 anni, voto 7 – E’ un cocco della stampa di qualità e liberal, piace ai columnist del Nord-Est e della California, è gay – sposato con un insegnante di una Scuola Montessori -, ha sorriso gentile e battuta pronta, “Questo a Washington è il momento della mia generazione”.
Elizabet Warren, 70 anni, voto 7 – Le tocca il dibattito meno brillante, ma lei è più a suo agio quando può spiegare che quando deve battibeccare. A chi le chiede se i suoi programmi economici non rischiano di frenare la crescita, risponde: “l’economia sta andando alla grande” per “una fetta sempre più sottile di gente ricca”.
Cory Booker, 50 anni, voto 5 – Ci si aspettava di più dal senatore nero, la cui oratoria ricorda quella di Obama, ma che non gestisce bene tempi di risposta troppo stretti.
Julian Castro, 44 anni, voto 6 1/2 – L’ispanico che non t’aspetti c’è: si misura con Beto O’Rourke, 46 anni, voto 4 1/2, l’ispanico che t’aspetti e che c’è poco. Castro insiste sulla decriminalizzazione dell’immigrazione illegale e sfida O’Rourke a fare altrettanto. I due sono entrambi texani: il loro può diventare un derby a chi diventa il campione degli ispanici in questa corsa.