Un libro dei sogni: non quello dei candidati, che hanno promesse per tutti; ma quello dei cittadini, che, andando a votare domenica, hanno ciascuno la possibilità di modellare secondo i loro desideri il futuro di Urbino e, in misura minore, quello dell’Europa. In questo numero, redazionalmente chiuso prima della giornata elettorale, abbiamo raccolto le priorità, i desideri, gli input, anche i sogni, di voci che esprimono la città che lavora e che produce, che studia e che gioca, che vive d’arte e di cultura, che sente i problemi della famiglia e le speranze della fede, che condivide gioie e dolori, che si riconosce nella diversità e nell’accoglienza (dei turisti, degli studenti, dei migranti).
Una Urbino che il servizio sulle adozioni descrive generosa ben “oltre le mura della città ducale”: le priorità espresse dai nostri ‘testimonial’, che non sono i ‘ricchi e famosi’, ma gente comune, la vogliono luogo d’incontro e di scambio, aperta all’innovazione e all’accoglienza, che coinvolga e che guarisca, che accetti la diversità e pratichi la solidarietà.
Una bella città, che si racconta e si progetta migliore dell’Italia che le sta intorno, senza grettezze e senza astiosità, senza ostracismi e senza nostalgie, con gli occhi aperti sul proprio futuro, ma senza dimenticare, ed anzi valorizzando, il proprio passato, che, nella storia e nell’arte, ne fa la forza e le dà capacità d’attrazione. Quella calamita di cultura e di valori che ha portato qui anche i praticanti della scuola di giornalismo di Urbino che oggi la raccontano su Il Ducato.