Finché la Brexit va lasciala andare, ma non prima delle europee. Nonostante il vantaggio delle coalizioni europeiste, il voto britannico potrebbe infatti influenzare lo scenario politico, servendo un assist agli euroscettici. Quale sarà quindi il ruolo della Gran Bretagna?
Europeisti in testa, ma avanza l’euroscetticismo
Mancano ormai pochi giorni al tanto atteso voto per l’attribuzione dei 751 seggi del Parlamento europeo. Circa 400 milioni di europei si recheranno alle urne per eleggere i loro rappresentanti a Strasburgo.
Secondo le proiezioni sono tre i partiti maggiori, tutti europeisti. Il Partito Popolare Europeo (Ppe) è in testa, seguito a poca distanza dall’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (Pse, gruppo S&D) e dal Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (Alde), terzo sul podio.
A seguirli si trova, con 71 seggi previsti, l’Alleanza europea dei popoli e delle nazioni (Eapn) lanciata dal leader della Lega Matteo Salvini sulla scia sovranista del gruppo europeo ENF (Europa delle Nazioni e della Libertà). Tra gli alleati ci sono il Rassemblement National di Marine Le Pen e, forse, l’Alternativa per la Germania (AfD), il partito della destra radicale tedesca.
Se i tre partiti favoriti raggiungessero un accordo, otterrebbero la maggioranza, sventando la minaccia euroscettica dilagante, rafforzata dal voto britannico.
Un voto senza Brexit
In vista dell’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione lo scorso 29 marzo, com’era stato previsto, il numero dei seggi era stato modificato da 751 a 705. Con la proroga concessa al primo ministro Theresa May per cercare di sventare il No Deal, si torna tuttavia alle regole precedenti, fino all’uscita effettiva, prevista per il 31 ottobre 2019. I britannici sono dunque chiamati a votare per riempire 73 seggi, lo stesso numero degli italiani.
Le elezioni europee saranno di fatto in Gran Bretagna una sorta di secondo referendum sulla Brexit e ciò rende i confini della situazione più sfumati, favorendo in parte gli euroscettici. Conservatori e laburisti stanno infatti perdendo terreno, come mostrano anche i risultati delle elezioni amministrative locali, tenutesi il 2 maggio.
Tra i due litiganti godono per ora i liberal-democratici, ma parte dei loro voti saranno probabilmente assorbiti alle europee dal Brexit Party di Nigel Farage, che secondo un sondaggio condotto da Opinum per conto del Guardian assorbe il 34% dei consensi. Insieme al M5S coprirebbe, secondo le proiezioni, circa 45 seggi.
L’obiettivo del Brexit Party è uscire dall’Ue senza un accordo, con la promessa di una «rivoluzione democratica» per il Paese. Un “voto di protesta” che spaventa, non contribuendo ad allentare le tensioni a livello europeo e rafforzando internamente l’idea di una hard Brexit.
MediaticaMente
Danilo Budite, Sara D’Aversa, Maria Elena Marsico, Giada Panci