Sono oltre 400 milioni i cittadini chiamati alle urne il 23 e il 26 maggio per rinnovare il Parlamento europeo. Entro il 17 aprile sono state ufficializzate le liste e i candidati. Il 18 Kantar Public ha diffuso le ultime proiezioni ufficiali sulle intenzioni di voto. Alla luce di questi dati proviamo a farci un’idea sulla distribuzione dei seggi e le future alleanze.
Verso un’alleanza pro-Europa
Pur perdendo qualche seggio, la lista di maggioranza rimane il Partito Popolare Europeo (Ppe) con il 23,97% dei consensi, seguito dal Partito Socialista Europeo (Pse) con il 19,84%. L’Alleanza dei Democratici e Liberali Europei (Alde) raggiunge il terzo posto con il 10,12% delle preferenze, risultando l’unico partito in crescita fra i tre.
Se i risultati fossero quelli delle proiezioni, appare plausibile un’alleanza tra questi gruppi a vocazione europeista – rispettivamente sostenuti in Italia da Forza Italia, Pd e +Europa – per garantire una maggioranza assoluta in Parlamento e un solido argine contro i partiti euroscettici.
L’ascesa dei partiti nazionalisti/populisti nei diversi Paesi dell’Unione sembra invece essersi stabilizzata negli ultimi mesi. Come si ricava dalle proiezioni, l’Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), gruppo cui fa riferimento Fratelli d’Italia, pur in perdita di qualche seggio, ottiene l’8,79%. Il Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà (Enf) raggiunge invece l’8,26% e si prevede che la maggioranza dei suoi seggi andrà alla Lega di Matteo Salvini. Dietro si situa la lista a cui aderisce il Movimento 5 Stelle: il Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà (Efdd) con il 5,99%.
Non sappiamo ancora quali saranno gli esiti delle elezioni, eppure alcuni politici cercano di convincerci che l’Ue sia sull’orlo della catastrofe. Ma è veramente così?
Una nuova coscienza Europea
“Generalmente mi ricordo una domenica di sole, una giornata molto bella, un’aria già primaverile”. Così Gaber descriveva la mattina delle elezioni. Così sembra profilarsi la mattina del voto europeo, per la prima volta atteso quanto gli appuntamenti nazionali.
Un’indagine condotta da Eurobarometro ha messo in evidenza quanto sia aumentata la consapevolezza della cittadinanza europea. Già l’estate scorsa il 41% degli elettori sapeva quando sarebbe stato chiamato alle urne, nel 2013 solo il 34% rispondeva correttamente alla stessa domanda. Secondo il medesimo report, inoltre, sono saliti al 68% gli europei che considerano un beneficio per il proprio paese far parte dell’Ue, e solo il 17% voterebbero per uscire dall’Unione, un risultato favorito sicuramente dall’effetto Brexit.
Un altro sondaggio condotto dallo European council on foreign relations e da YouGov mostra che continua ad esserci una divisione netta fra europeisti e euroscettici; eppure questi ultimi, in maggior parte, sembrano aver accantonato la propaganda anti-Ue nelle proprie campagne elettorali.
Anche chi guardava all’Europa come a un problema adesso nell’Europa ricerca la soluzione. “In Europa per cambiarla” è lo slogan della Meloni, una dei leader che più di altri caldeggiava l’uscita dall’Ue in tempi non lontani.
Se Gaber aveva ragione, e quel sentimento febbrile di emozione per la partecipazione è proprio delle elezioni, allora finalmente ci stiamo avvicinando al raggiungimento di una piena coscienza di cittadinanza europea.
Gli Spazi
Virginia Della Giorgia, Fabrizio Sani, Valeria Sittinieri