L’aggravarsi della situazione in Libia in seguito all’attacco del generale Haftar per la conquista di Tripoli ha riportato l’attenzione sul rischio di un nuovo flusso migratorio. L’Unicef rende noto che circa un milione e mezzo di persone, tra cui 500.000 bambini, risultano colpiti dal conflitto. A questi numeri si aggiungono 40.000 sfollati e migliaia di persone rinchiuse nei centri di detenzione. Le bombe su Tripoli, la presenza di numerosi sfollati e il deterioramento delle condizioni di vita nei campi di detenzione rappresentano possibili push factors che potrebbero portare alla riapertura della rotta mediterranea.
In caso di ripresa degli sbarchi dalla Libia è necessario il coordinamento della Commissione europea. In quest’ottica, il ministro degli Esteri Ezio Moavero Milanesi, nell’incontro con l’inviato dell’Onu per la Libia Ghassan Salamè, ha lanciato un monito ai 28: “E’ essenziale evitare che ci sia un’escalation del confitto e portare avanti la logica del dialogo, cui l’Italia crede fermamente”. La politica del compromesso e di un pensare comune risulta quasi un paradosso considerate le divergenze sul tema immigrazione nei Paesi dell’Ue e in primis nel governo italiano.
In Italia, mentre Moavero auspica canali di dialogo istituzionali, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in vista delle elezioni europee, ha incontrato a Milano i rappresentanti delle forze di estrema destra al fine di sviluppare una politica condivisa dichiaratamente sovranista e anti-Ue. Un incontro significativo se si considera che, secondo i sondaggi nazionali condotti dal Parlamento europeo, i nazionalisti di destra avranno un peso nella futura Assemblea di Strasburgo pari ad un terzo dei 751 membri.
Il tono emergenziale, utilizzato dai partiti dell’estrema destra, ha portato la questione migratoria a monopolizzare il dibattito sia politico che pubblico. Emergenza che, in realtà, è smentita dai dati sull’immigrazione in Europa degli ultimi due anni: il rapporto di Analisi del rischio di Frontex per il 2019 evidenzia come la cifra totale degli arrivi sia scesa del 27% rispetto all’anno precedente e sia addirittura inferiore del 92% rispetto al picco migratorio del 2015.
Una nuova ondata migratoria dalla Libia potrebbe ulteriormente evidenziare le discrepanze e la mancanza di sistematicità con la quale i membri dell’Ue hanno gestito la questione. Lo scalpore provocato da alcuni casi –tra cui Sea Watch e Aquarius– che hanno portato a una impasse politica, istituzionale e diplomatica per la ridistribuzione di poche centinaia di migranti, è in contrasto con la presunta volontà di abbandonare simbologie e strumentalizzazioni del fenomeno migratorio. Congiuntamente, il tema immigrazione sarà al centro del dibattito nella prossima Commissione europea da parte di quei partiti che, dietro la falsa ricerca di soluzioni, utilizzano la questione unicamente come capro espiatorio per i propri fini politici.
Il Punto
Lucrezia Candelori, Rachele Carosi, Marianna Fangio, Tatiana Morellini, Giordano Ranucci