Pedofilia: non c’è solo la Chiesa come ricettacolo e incubatoio di nefandezze, con i suoi seminari e le sue sacrestie. Anche all’aria aperta, la perversione può manifestarsi, se c’è la devianza d’un capo e una pletora di ragazzini che ne avvertono il peso o il fascino. Ma nessuno aveva finora un’idea delle dimensioni del fenomeno fra i Boy Scout d’America, una delle maggiori organizzazioni giovanili negli Stati Uniti, con 2,2 milioni di ragazzi iscritti e oltre un milione di adulti volontari.
Dal 1944 al 2016, quasi 8.000 leader del movimento sono stati cacciati dall’associazione, dopo essere stati accusati di abusi sessuali su minori: in 72 anni, riferiscono i media americani, 7.819 leader e volontari avrebbero abusato sessualmente di 12.254 vittime.
A rivelare la portata degli abusi è stata l’esperta Janet Warren, docente alla University of Virginia, durante la sua testimonianza in un processo per abusi sessuali su minori in una compagnia teatrale per bambini a Minneapolis, nel Minnesota. Le dichiarazioni della Warren, che aveva avuto accesso a documenti a lungo secretati, trova ampia eco sui media Usa, non solo quelli locali. Gli scout non smentiscono, ma precisano che ogni denuncia viene ora trasmessa alle autorità inquirenti – non è però detto che ciò accadesse in passato -.
Non è la prima volta che lo scoutismo americano, e non solo, viene scosso da denunce di pedofilia. Ed è questa una ragione per cui la capacità d’attrazione dell’organizzazione è in calo: gli iscritti, che nel 1979 erano oltre cinque milioni, oggi sono meno della metà. Ma le denunce, invece, aumentano: nei cinquantanni dal ’44 al ’94, gli abusi segnalati sono stati circa 2.000, 40 l’anno in media; invece, negli ultimi 25 anni, sono stati circa 6.000, quasi 250 l’anno. Il che testimonia, soprattutto, una maggiore inclinazione alla denuncia da parte delle vittime.
L’associazione ha riconosciuto il rischio insito nella sua struttura e, fin dal 1988, molto prima che scoppiassero gli scandali di pedofilia nella Chiesa, in particolare a Boston, adottò un programma d’educazione sessuale e prevenzione degli abusi. Nel XXI Secolo, denunce e inchieste penali si sono susseguite: nel 2010, una giuria impose agli scout di versare 18,5 milioni di dollari a una vittima di abusi negli Anni Ottanta – era la cifra più alta fino ad allora riconosciuta negli Stati Uniti per un caso singolo -; e nel 2012 vi fu un processo nell’Oregon che ebbe ampia eco.
Certo, i principi dello scoutismo cozzano contro queste deviazioni. Nato nel 1907 da un’idea dell’inglese Robert Baden-Powell, un militare, il movimento ha come fine ultimo la formazione fisica, morale e spirituale della gioventù mondiale: un metodo educativo fondato sul volontariato e sull’ “imparare facendo”, attraverso attività all’aria aperta e in piccoli gruppi.
Oggi lo scautismo nel Mondo conta più di quaranta milioni di iscritti ed è fra i maggiori movimenti di educazione non formale. Le più grandi organizzazioni a livello mondiale sono l’Associazione mondiale guide ed esploratrici e l’Organizzazione mondiale del movimento scout, cui sono affiliate la maggior parte delle sigle nazionali e che organizzano, ogni quattro anni, i Jamboree mondiali dello scautismo. In Italia le associazioni scout riconosciute dall’Omms sono l’Agesci e il Cngei, riunite nella Fis.
Lo studio della Warren fa pendere sull’esistenza stessa dei Boy Scout d’America una minaccia, forse la più grave mai affrontata dal gruppo nei 109 anni della sua storia: una valanga di denunce per molestie sessuali, con le richieste d’indennizzo relative, dopo che diversi Stati hanno approvato o stanno approvando norme che consentono di fare causa anche a vittime di vecchia data. Avvocati alla Paul Newman di Verdict vanno a caccia di clienti con un’aggressiva campagna su internet.
Del resto, è stato proprio un avvocato che ha già tutelato vittime di abusi sessuali contro la Chiesa e i boy scout, Jeff Anderson, a dare pubblicità alle ricerche della Warren, con una conferenza stampa a New York. Ora l’organizzazione rischia la bancarotta, oltre che il pubblico ludibrio.
La professoressa ha passato cinque anni consultando, su incarico proprio dei Boy Scout d’America, i cosiddetti ‘pervesion files’, documenti che contenevano informazioni su volontari che erano stati messi fuori “in seguito a ragionevoli accuse di abusi sessuali su minori”. L’associazione incominciò a raccogliere la documentazione subito dopo la Grande Guerra: peccati, anzi crimini, vecchi come il Mondo.