La Finlandia, un’eccezione che conferma la regola?, o un segnale di inversione di tendenza?, nell’Unione che teme l’onda populista e sovranista. A leggerli in chiave europea, e non solo nazionale, i risultati delle elezioni politiche finlandesi si prestano a chiavi d’interpretazioni diverse: i socialdemocratici vincono e tornano a proporsi alla guida del governo in Finlandia per la prima volta dopo vent’anni – non accadeva dal 1999 -; i populisti, che qui si chiamano Veri Finlandesi e che sono da tempo radicati nel Parlamento, guadagnano voti e seggi e tallonano i vincitori, 17,7% contro 17,5% e 40 seggi contro 39; le tre maggiori formazioni sono vicinissime – il partito della Coalizione nazionale, conservatore, è terzo con 38 seggi, un risultato migliore delle attese -; il nuovo Parlamento vede frammentati in dieci formazioni i suoi 180 seggi; e, alla conta dei voti, solo un finlandese su sei sceglie un partito euro-scettico.
La proposta di Antti Rinne, il leader del Partito socialdemocratico (Sdp), era alternativa sia rispetto ai proclami di populisti e sovranisti sia rispetto all’austerità imposta dal premier uscente Juha Sipilä il cui Centro è il grande sconfitto – perde 18 seggi e scende a 31, dopo quattro anni al potere -.
La composizione frastagliata del nuovo Parlamento e il grande equilibrio fra le maggiori forze politiche creano possibilità di coalizioni svariate. Ma un’alleanza di Rinne con l’ultra-destra appare esclusa: Jussi Kristian Halla-aho e Olli Kotro, gli uomini immagine dei Veri Finlandesi, giocavano sul tasto dell’immigrazione, attribuendo agli extra-comunitari l’aumento dei reati sessuali, ed erano critici sui sacrifici richiesti per contrastare i cambiamenti climatici, fino a parlare di “isteria verde”. L’avanzata dei Veri Finlandesi è stata contenuta: nelle ultime politiche, ebbero il 15% dei suffragi.
Kotro è uno dei partner su cui Matteo Salvini e Marine Le Pen puntano per rafforzare, nell’Assemblea europea che uscirà dal voto del 23 e 26 maggio, il loro gruppo xenofobo e sovranista: l’esponente dei Veri Finlandesi era presente all’evento populista organizzato dal leader della Lega lunedì 8 aprile a Milano e sarebbe disponibile a spostare i suoi futuri eurodeputati dal gruppo conservatore, dove attualmente siedono, a quello di ‘Europa delle Nazioni e della Libertà’.
I negoziati per definire un programma di governo e per formare l’esecutivo dureranno certamente settimane, forse mesi, come è accaduto nella vicina Svezia, dove i populisti sono stati tenuti fuori dal governo. Una spinta ad accelerare i tempi potrebbe venire dal fatto che la Finlandia assumerà, dal primo luglio, la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, dando il cambio alla Romania.
L’affermazione dell’Sdp di Rinne, un ex sindacalista, leader del partito dal 2014, testimonia la presa del suo programma che unisce la lotta al cambiamento climatico alla difesa del modello di welfare finlandese, generoso e invidiato in tutto il mondo, ma indebolito da anni di austerità e messo in crisi dalla demografia del Paese, con una popolazione per oltre un quinto ‘over 65’. Rinne s’è duramente opposto allo smantellamento del servizio sanitario nazionale e ha proposto un modello di sviluppo “sociale, sostenibile, solidale”.
Sipilä si era dimesso il mese scorso proprio dopo la bocciatura della sua riforma sanitaria, che voleva ridurre sensibilmente i costi per la salute. Rinne, al contrario, ha puntato sul rafforzamento dello stato sociale, promettendo tra le altre cose di aumentare le pensioni di 100 euro al mese, così da fare uscire dalla povertà oltre 55mila persone. Il leader dell’Sdp ha pure prospettato un aumento delle tasse, già tra le più alte nell’Ue, con un’aliquota massima per le persone fisiche di oltre il 51%.
Candidati a entrare in un governo di coalizione sono i Verdi, che hanno conquistato 20 seggi – cinque in più di prima – e che condividono alcune delle priorità dei socialdemocratici: hanno fatto breccia soprattutto in Lapponia, dove le preoccupazioni per il riscaldamento globale sono maggiori. Ma tutta la Finlandia, con un terzo del territorio oltre il Circolo polare artico – è grande come l’Italia con 5,5 milioni di abitanti -, giustifica l’affermazione di Greenpeace secondo cui “mai prima d’ora il clima e le condizioni del Pianeta erano stati discussi così seriamente in una campagna elettorale”.
Anche l’Alleanza di Sinistra, con i suoi 16 seggi, è un potenziale partner della nuova coalizione, così come il partito dei finlandesi di lingua svedese – di tradizione liberale -, che ha nove seggi e che cerca sempre d’infilarsi al governo. Pure i cinque deputati cristiano-democratici potrebbero starci: hanno già collaborato coi socialdemocratici nel governo del conservatore Jyrki Katainen, oggi vice-presidente della Commissione europea, dal 2011 al 2015.
A sommarli, fanno però solo 81 seggi: non bastano. La coalizione dovrà essere più ampia e, magari, meno composita.