HomeUsaUsa: la colazione di Tiffany a Belgrado cara ci costa

Usa: la colazione di Tiffany a Belgrado cara ci costa

-

Che Tiffany Trump, figlia di Donald e di Marla Maples, la seconda moglie, 25 anni, di professione ‘socialite’, modella e studentessa di legge alla Georgetown University di Washington, spenda, anzi faccia spendere ai contribuenti americani, 23 mila dollari per le sue vacanze di primavera ci può stare. Dieci giorni dal 7 al 16 marzo, i voli transatlantici, gli spostamenti, gli hotel, pranzi e cene: mica viaggia da sola, povera!, c’è tutto l’apparato di sicurezza del Secret Service che le si muove intorno e non la molla mai.

La cosa stupefacente è che Tiffany abbia fatto la sua vacanza a Belgrado: forse, l’ha scelta perché è una delle capitali europee meno care – e pure con meno fascino, va detto -. Venale, la stampa Usa fa, però, fa le pulci ai conti e Newsweeek denuncia come in una settimana Tiffany abbia speso quattro volte quanto un cittadino serbo guadagna in media in un anno, un po’ meno di 6000 dollari. La ragazza è recidiva: nel 2017, una sua vacanza europea, allora a Berlino, era costata 22 mila dollari ai contribuenti americani.

Peggio di lei, fanno però i fratelli Donald jr ed Eric che, per affari di famiglia, se ne sono già andati, da quando papà è alla Casa Bianca, a Dubai e a Santo Domingo, in Canada e in Uruguay, godendo di costante protezione – costo stimato: cento mila dollari circa -. E i media si chiedono se sia giusto che i cittadini paghino per i viaggi d’affari dei rampolli del presidente e per le vacanze di Tiffany. Ivanka la ‘prima figlia’, e il marito Jared Kushner hanno, invece, incarichi nell’Amministrazione: così, i loro sono viaggi ufficiali.

S’ignora cosa Tiffany abbia fatto a Belgrado tutto quel tempo. I media locali l’hanno colta a fare shopping. E lei ha postato sul suo sito Instagram una foto con la scritta Saluti dalla Serbia in serbo.

Se la “modella bionda” desta imbarazzo a Washington, a Chicago due donne nere stanno “facendo la storia”: comunque vada il voto di ieri, la ‘città del vento’ avrà per la prima volta un sindaco donna e nera. Per succedere a Rahm Emanuel, ex braccio destro di Barack Obama alla Casa Bianca, al ballottaggio si scontrano due democratiche: l’ex procuratrice distrettuale Lori Lightfoot, 56 anni, e la consigliera comunale Toni Preckwinkle, 72 anni.

La città dell’Illinois sarà la più grande negli Usa ad eleggere sindaco una donna di colore. Chicago ha ottimi precedenti in questo senso: nel 2008 ‘produsse’ il primo presidente afro-americano, Obama; nel 1992, mandò al Senato la prima donna nera, Carol Moseley Braun; e, nel 1983, ebbe il suo primo sindaco nero, Harold Washington.

La ‘grana Tiffany’ non allarma la Casa Bianca, che invece si gode la ‘grana Biden’: un’altra donna, dieci anni dopo, s’è ricordata che l’ex vice-presidente, attuale battistrada nella corsa alla nomination democratica a Usa 2020, ebbe con lei un comportamento inappropriato. Fu nel 2009, a una raccolta di fondi a Greenwich, nel Connecticut: Amy Lappos, oggi 43 anni, allora volontaria democratica, racconta che Biden “mi afferrò dalla testa, mi mise la mano intorno al collo e mi tirò per strofinarsi il naso con me – roba da eschimesi, ndr -. Quando mi tirò a sé, pensai che mi baciasse sulla bocca”. Poi Amy aggiunge: “Non era una cosa sessuale”.

Pressata dai giornalisti, la donna dice: “Non ho mai fatto denuncia perché lui era il vice-presidente e io nessuno. Ma c’è una linea di decenza, una linea di rispetto. Superarla è sessismo o misoginia”.

Come aveva già fatto con le analoghe accuse di Lucy Flores, una deputata del Nevada, Biden glissa. La speaker della Camera Nancy Pelosi dice una cauta parola a suo favore, ma lo invita a “essere più consapevole dello spazio personale altrui” – che Nonno Biden sia eccessivamente mediterraneo nella sua gestualità? -.

Secondo Axios, sito solitamente informato, le accuse a Biden stanno inducendo Michael Bloomberg a riconsiderare la decisione di non candidarsi: lui e Biden attirano l’elettorato di centro e, se Biden dovesse lasciare lo spazio libero o indebolirsi, Bloomberg potrebbe riempire il vuoto.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

ULTIMI ARTICOLI

usa 2020

coronavirus - elezioni - democrazia - ostaggio

Coronavirus: elezioni rinviate, democrazia in ostaggio

0
Elezioni rinviate, elezioni in forse, presidenti, premier, parlamenti prorogati: la pandemia tiene in ostaggio le nostre democrazie e, in qualche caso, le espone alla...