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Usa: Secure Line, Trump scheda giornalisti pro-migranti

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/03/2019

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Donald Trump è ossessionato dal rischio che la Cina abbia la capacità di spiare l’America (e riesca a farlo). Ma se a spiare e schedare è lui, gli va tutto bene. L’Operazione Secure Line avrebbe preso di mira 59 tra giornalisti e attivisti che, nei mesi scorsi, hanno seguito la carovana dei migranti approdata a Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, dopo avere risalito da Sud a Nord a piedi tutto il Messico partendo da Guatemala e Honduras.

A svelare l’esistenza dell’Operazione Secure Line è stata una tv locale, la Nbc7, le cui rivelazioni, basate sull’acquisizione di documenti riservati, sono state largamente riprese dalla stampa nazionale e internazionale. Il database comprendeva anche ‘istigatori’ e ‘organizzatori’ dell’emigrazione verso l’Unione. L’operazione condusse all’arresto di almeno 37 attivisti ‘pro-migranti’.

Alcuni giornalisti schedati hanno riferito d’avere improvvisamente iniziato a subire più controlli, quando passavano la frontiera nell’uno o nell’altro senso: il loro nome faceva scattare ispezioni e verifiche, anche ripetute, che ad altri colleghi non erano imposte.

Secondo le organizzazioni che si battono per i diritti civili, la schedatura dei giornalisti e l’arresto degli attivisti miravano ad avere un effetto dissuasivo. La carovana dei migranti fu scelto da Trump come tema dominante della sua campagna per le elezioni di midterm, il 6 novembre scorso – l’esito del voto tradì le speranze del presidente, consegnando la maggioranza alla Camera ai democratici -.

Attivisti per i diritti civili e membri del Congresso hanno espresso allarme per il database di Secure Line, così come per l’ondata di arresti, ritenendoli elementi di una campagna lanciata dal presidente contro media e Ong. Trump cerca di incrementare la pressione per innalzare il muro al confine, nonostante il Congresso non gli abbia concesso i soldi per farlo e abbia anche bocciato la proclamazione dell’emergenza nazionale, che sarebbe rappresentata dalla presenza dei migranti alla frontiera (e che darebbe modo all’Amministrazione di usare per il muro fondi prelevati da altri capitoli di spesa).

Alla bocciatura il presidente risponde con il veto, che il Congresso potrebbe ancora ribaltare (ma ci vuole una maggioranza impossibile da ottenere al Senato, dove i repubblicani sono maggioranza).

Il giro di vite nei confronti dei migranti è stato un elemento costante dell’Amministrazione Trump, largamente annunciato, del resto, in campagna elettorale: con decisioni ripetutamente contestate dalla giustizia federale, ma in un’ultima analisi avallate dalla Corte Suprema, il magnate presidente ha reso più vulnerabili all’arresto e alla deportazione i quasi 11 milioni di immigrati che vivono negli Usa senza documenti, che abbiano o meno commesso reati; ha imposto il ‘muslim ban’, vietando o fortemente limitando l’ingresso negli Stati Uniti a viaggiatori provenienti da Paesi prevalentemente musulmani; ha messo in forse i diritti acquisiti dai ‘Dreamers’, i figli di immigrati illegalmente entrati negli Usa quando erano bambini, ma cresciuti, andati a scuola e divenuti maggiorenni nell’Unione; ha ordinato la separazione dei minori dai loro genitori, una volta entrati illegalmente negli Stati Uniti; e non ha mai abbandonato il progetto di innalzare il muro lungo la frontiera con il Messico.

La schedatura dei giornalisti e degli attivisti dell’Operazione Secure Line suscita allarme e preoccupazione anche nel Congresso: con un’iniziativa bipartisan, senatori ne hanno chiesto conto all’Agenzia federale che si occupa della protezione delle frontiere. La risposta è stata che l’Operazione Secure Line non riguardava giornalisti in quanto tali, ma persone che potevano essere stati testimoni o avere informazioni su due incidenti, a novembre e a gennaio, nei quali agenti dell’Agenzia sono stati attaccati da migranti.

Da quando Trump è presidente, non si ha notizia di incidenti di confine letali, mentre sono centinaia i migranti vittime del ‘deserto della morte’, specie in Arizona, ma anche in Texas e New Mexico.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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