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Venezuela: concerto pro e anti, guerra con morti sugli aiuti

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/02/2019

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‘Me fuì’, me ne sono andata, canta Reymar Amoroso, una giovane artista venezuelana che, dopo aver vinto un concorso televisivo nel suo Paese è emigrata in Perù: ‘Me fuì’, canta la Amoroso, aprendo ‘Venezuela Aid Live’, il concerto che vuole essere un “ponte della speranza” organizzato da Richard Branson a Cucuta, sulla frontiera fra Colombia e Venezuela. La canzone racconta l’esodo dei venezuelani dal loro Paese: secondo i dati dell’Onu, 3,4 milioni di persone, l’11% della popolazione, sono fuggiti in Colombia, in Brasile, o altrove, dall’inizio della crisi economica e umanitaria, una media di 5000 al giorno.

Sono ore straordinariamente cariche di tensione in Venezuela, dove un conflitto sotto traccia pare in corso dentro l’apparato militare, finora fedele al presidente eletto Nicolas Maduro. Il presidente autoproclamato Juan Guaidò, riconosciuto dalla stragrande maggioranza delle diplomazie occidentali e latino-americane come traghettatore verso nuove elezioni, rinnova l’appello alla defezione ai comandanti dell’esercito. E, intanto, le dichiarazioni dell’ex capo dell’intelligence militare ‘chavista’ Nestor Carvajal, passato a Guaidò, possono aprire crepe al vertice del regime: in una serie di interviste, Carvajal parla dei rapporti di ‘gerarchi’, e dello stesso Maduro, con reti di corruzione e narcotraffico.

Ma il regime mantiene l’appoggio dei suoi partner internazionali: Cuba, ovviamente, dove Raul Castro, nell’imminenza d’un referendum costituzionale, conferma il sostegno a Maduro; e anche Russia e Cina, concordi nel vedere negli aiuti umanitari internazionali – che il governo di Caracas blocca al confine – il rischio d’un ‘cavallo di Troia’ dell’intervento militare americano. Dalla Bolivia, il presidente Evo Morales invita a difendere “la sovranità latino-americana”, proprio mentre i presidenti di Colombia, Paraguay e Cile, tutti di centro-destra, e il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani Luis Almagro sono fra il pubblico che applaude la Amoroso.

Militari venezuelani hanno saldato i container che bloccano la frontiera fra Venezuela e Colombia al ponte di Las Tienditas, che separa il concerto ‘Venezuela Aid Live’ organizzato da Branson da quello ‘Hands Off Venezuela’ voluto dal regime. Il ponte di Las Tienditas è uno dei quattro posti di confine dove l’opposizione vuole fare entrare con carovane di tir gli aiuti umanitari, respinti da Maduro come “uno show mediatico”, una messa in scena per giustificare, appunto, un intervento militare americano. E questo nonostante scienziati ed esperti denuncino su Lancet rischi di collasso del sistema sanitario e di diffusione di epidemie.

Sulla frontiera con il Brasile, un conflitto a fuoco tra militari venezuelani e un posto di blocco degli indigeni Pemon, a Gran Sabana, ha ucciso due persone – una vittima è una donna, Zoraida Rodriguez, colpita durante la sparatoria in località Kumarakapay – e ne ha ferite una dozzina. Secondo prime frammentarie ricostruzioni dell’incidente, uomini dell’Aretauka, la forza di sicurezza autonoma della comunità indigena, hanno cercato di fermare un convoglio di truppe diretto a Santa Elena de Uarein, sul confine con il Brasile, da dove pure dovrebbero entrare in Venezuela aiuti umanitari. I miliziani della comunità indigena avrebbero catturato tre militari, tra i quali un alto ufficiale, pare un generale.

In un altro incidente, questa volta verso la frontiera colombiana, un autobus di un convoglio di deputati dell’opposizione è stato fermato a più riprese e attaccato a sassate, la scorsa notte, a Guanare, nello Stato di Portuguesa: uno degli autisti è rimasto gravemente ferito. Sul canale Twitter dell’Assemblea Nazionale, Mariela Magallanes una deputata che sotiene Guaidò, ha pubblicato un video di denuncia dell’attacco, mostrando il vetro di un autobus spaccato e la pesante pietra finita dentro al veicolo: “Non sappiamo chi è stato”, ma “è stato un attentato”.

Il convoglio di oppositori è partito da Caracas verso lo Stato di Tachira, nell’estremo Ovest del Venezuela, per raggiungere la frontiera con la Colombia, dove ci si prepara a distribuire aiuti umanitari internazionali attualmente depositati a Cucuta, il luogp del concerto dall’altra parte del confine. Durante il percorso, di circa 800 km, i deputati hanno dovuto superare posti di blocco disposti dalle autorità: la Guardia Nazionale ha cercato di bloccarli all’ingresso del Tunnel la Cabrera, nello Stato di Carabobo, al pedaggio di Guaraca, sempre a Carabobo – dove i passeggeri di un autobus sono stati trattenuti per tre ore – e a Tinaco, nello Stato di Cojedes, dove manifestanti locali, intervenuti per favorire il transito del convoglio, sono stati allontanati coi lacrimogeni.

Il quotidiano El Nacional riferisce che le forze di sicurezza hanno l’ordine di controllare tutti i veicoli diretti verso la Colombia e di fermare Guaidò, che intende raggiungere il concerto.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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